Skip to main content

In ricordo di un risparmio perduto

UNA FIDUCIA da RECUPERARE ___________di  Elena BIAGIONI *

La crisi di alcuni istituti di credito non è una novità per il nostro paese. Di nuovo c’è da considerare la direttiva dell’Unione  Europea 2014 / 50 / UE che vieta allo Stato di intervenire al salvataggio; in ottemperanza a questa sono stati approvati i DL n 180 e 181 del 2015 per fornire alla Banca d’Italia gli strumenti atti ad evitare la liquidazione delle banche in crisi e garantire quindi servizi essenziali come la salvaguardia dei depositi, i posti di lavoro dei dipendenti ed i pagamenti.

Gli strumenti a disposizione della Banca d’Italia sono gli aumenti di capitale, la vendita di parte dell’attività, il trasferimento temporaneo di attività e passività in vista di una futura vendita e, in ultima istanza il “bail in”. Il bail in opera attraverso la svalutazione di azioni e crediti e attraverso la conversione di crediti in azioni. Gli investitori sono coinvolti in questa successione: a subire la perdita sono per primi gli azionisti, poi gli obbligazionisti ad iniziare dai possessori di obbligazioni subordinate, infine i correntisti con depositi superiori a € 100.000.

Le misure recentemente prese dal Governo al fine di evitare la chiusura di alcuni istituti di credito hanno portato, grazie anche alla forte esposizione mediatica, ai minimi la fiducia dei risparmiatori. Se storicamente in Italia depositare il proprio denaro in banca dava sicurezza, era un modo per non tenere i propri risparmi in casa e quindi metterli al riparo da eventuali furti ed avere anche un, sia pur piccolo, guadagno, adesso nell’opinione pubblica si è formata la convinzione che la banca non sia più un luogo sicuro. I risparmiatori chiedono informazioni sui loro investimenti ed anche sui loro depositi, si rivolgono non solo ad operatori della propria banca, ma anche ad operatori di altre banche o comunque a persone di loro fiducia che ritengono competenti in materia e, come extrema ratio, formulano il proposito di smobilizzare gli investimenti e ritirare i depositi.

Gli istituti di credito hanno, nella formazione di questo stato di sfiducia, la loro responsabilità. Se infatti, in ottemperanza alle norme, le direzioni generali raccomandano ai propri dipendenti di seguire scrupolosamente le direttive di legge e quindi di informare accuratamente i clienti delle caratteristiche dei titoli che propongono di acquistare e dei rischi connessi, di fatto poi le varie direzioni i impongono ai propri dipendenti di rispettare determinati budget e quindi di collocare presso i risparmiatori un certo quantitativo di titoli. Legge e budget non sempre sono strettamente compatibili, gli operatori di banca si trovano a dover spingere la clientela all’acquisto di certi titoli senza dilungarsi nella spiegazione dei rischi ad essi connessi. E’ vero che nel contratto di acquisto è previsto che il sottoscrittore si dichiari a conoscenza del rischio, ma l’informazione può limitarsi al fatidico: ”firmi qui, firmi qui”, senza che il risparmiatore si prenda il tempo e la fatica di leggere quello che è portato ad accettare.

Ci sono persone che si trovano in condizione di grave disagio, hanno dato fiducia ed in cambio sono stati indotti ad acquistare titoli che adesso sono praticamente carta straccia. I più esposti sono chiaramente i piccoli risparmiatori, anziani e pensionati che manifestano la loro disperazione e la loro rabbia, contavano sul loro gruzzoletto per un futuro tranquillo e ora si trovano a non avere più nulla. Che cosa potranno fare queste persone, su chi o cosa potranno contare per recuperare il loro denaro, e quando? Sembra che le nostre istituzioni vogliano in qualche modo tutelare tali interessi, ma solo gli sviluppi futuri potranno dare una risposta.

Bisogna, per amor di giustizia, ricordare anche che non tutti coloro che hanno acquistato le ben note obbligazioni erano degli sprovveduti ed erano certamente consapevoli che l’acquisto di certi titoli può portare ad una perdita e che certo ad interessi alti corrispondono alti rischi.

Concludendo, bisogna sottolineare che, se coloro che, acquistando le obbligazioni, si sono visti azzerare i  loro risparmi o hanno comunque subito gravi perdite, non hanno probabilmente grandi speranze di recuperare i loro crediti, speriamo almeno che i recenti fatti possano da un lato rendere più accorti coloro che desiderano investire il loro denaro, dall’altro indurre gli operatori di banca ad essere più espliciti sui rischi, più cauti nel proporre certi investimenti , visto che ora l’imperativo per le banche è sicuramente il seguente: recuperare al più presto la fiducia dei risparmiatori.

*DOCENTE  in ECONOMIA POLITICA e  DIRITTO