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“Io sono Fuoco” – La voce di Michelangelo

TRA LETTERATURA & ARTE: IL NUOVO LIBRO DI COSTATINO D’ORAZIO

 Un viaggio tra le opere dell’artista, raccontate grazie alla “voce” dello stesso Michelangelo.

Presso la Libreria “Il Seme” il giorno 9 Novembre è stato presentato il Libro “ Io sono fuoco. Autobiografia di un genio” autore Costantino D’Orazio ( Sperling & Kupfer). Una presentazione informale, in un’atmosfera semplice ma molto simpatica e cordiale, durante la quale D’Orazio ha introdotto l’intimo pubblico nel mondo dell’Arte, questa volta parlando di Michelangelo, argomento del suo nuovo libro.

Attraverso immagini, slide “proiettate” su uno schermo LCD, l’autore ha mostrato le principali opere realizzate dall’artista, mostrando ai presenti i dettagli ricchi di significato delle stesse opere in cui scorgere segni tangibili della maestria di Michelangelo.  Il libro ripercorre le tappe della vita del grande artista come fosse un’autobiografia, come recita il titolo; l’autore “si è lasciato parlare” attraverso la bocca dell’artista e le sue opere, da “La Pietà”, come sottolineato dall’autore oggi purtroppo apprezzabile esclusivamente a debita distanza dopo i pericoli corsi ad opera di uno squilibrato, passando per il “David” e le principali opere che costituiscono il corpus principale dell’intensa attività artistica dell’artista.

Un viaggio all’interno della sua produzione certo ma anche dentro la vita di Michelangelo per meglio apprezzare la dimensione spirituale, umana ed artistica; un personaggio fondamentale del nostro patrimonio culturale ed artistico che bene faremmo a conoscere forse un po’ meglio.

Con quella singolarità che lo caratterizza, Costantino D’Orazio mette il lettore davanti le opere michelangiolesche quasi le osservasse al microscopio o ad un esame agli infrarossi per meglio apprezzarne la bellezza ma anche i significati più profondi ed intimi. Come sottolineato al pubblico presente nella minuscola ma ricca libreria, l’autore mette in relazione le opere principali di Michelangelo, che tanto hanno influenzato l’immaginario collettivo nel corso dei secoli, tra di loro là dove possibile, ponendole di fronte ad un’analisi comparativa delle stesse come nel caso di un’ opera scultorea molto particolare, il “ San Procolo”, nella quale è in nuce quello che poi sarà all’ennesima potenza appunto il David; stessa cosa avviene con un’altra opera famosa, la già citata “ Pietà”, messa in corrispondenza con quello che sarà poi il testamento del genio toscano: “ La pietà Rondanini”, che come precisa l’autore era pensata per la tomba stessa di Michelangelo.

image2 Maneggiando le lettere dell’artista, l’autore è entrato in relazione con  Michelangelo attingendo ad un materiale spurio da interpretazioni, lettere  dalle quali viene fuori la figura di un uomo, un’artista poliedrico, complesso  che ha un rapporto molto fisico con il proprio mestiere, fisicità che è presente  in tutta la produzione michelangiolesca come possiamo notare nell’unica,  forse, vera immagine che lo ritrae maturo negli anni,l’autoritratto in cui  Michelangelo stesso appare( oggi diremmo: si fa un selfie) in quasi tutta la sua  figura a da alcuni segni evidenti ( quali il dettaglio della mano come fa  presente D’Orazio) possiamo intuire questo rapporto “ corporeo”, di fisicità  con la materia e la plasticità che viene trasmessa al blocco di marmo grazie  all’impiego della necessaria energia affinché l’opera prenda vita.

 Così il viaggio nel mondo michelangiolesco è espresso per mezzo della voce di un uomo ormai in là con gli anni, suggerisce l’autore di fare lo sforzo di immaginarsi Michelangelo che parla a 90 anni con una voce mai sentita prima, pronto a lasciare al mondo e il mondo consapevole che le forze stanno per venir meno, come risulta evidente nell’ultimo atto, l’ultima opera scultorea incompiuta: “La pietà Rondanini”, la quale presenta evidenti i segni del rapporto organico con la materia di un uomo che ormai non ce la fa più a compiere uno sforzo così intenso, eppure…

Con alcuni aneddoti della vita dell’artista D’Orazio racconta ai suoi spettatori quale fosse l’impegno che Michelangelo metteva nel proprio lavoro arrivando addirittura a dimenticarsi dei suoi bisogni primari; tanto era concentrato nel proprio impegno che arrivava addirittura a rimanere vestito per più tempo con gli stessi abiti, che possiamo immaginare in quale stato fossero. addirittura una volta, si dice: ”… fece per levarsi gli stivali che venendo via a fatica, rimasero attaccati addirittura brandelli di pelle!”

Un simpatico ed affascinante modo di introdurre i neofiti all’arte, viverla e vedere l’Arte Italiana del Rinascimento in modo meno Accademico possibile con un approccio ed un taglio quasi più da Romanzo, oppure come se un nonno stesse raccontando al proprio nipotino la sua vita, facendo venir fuori un ritratto autentico ed originale dell’immensa figura di Michelangelo.

Cristian ARNI