L’ Equitalia & “I Gattopardi”
ROMA, 23.10. 2016 : sul “QUOTIDIANO NAZIONALE”
24.10.2016: sulla “CONSUL PRESS”
IRONIA VUOLE che il massimo censore dello sperpero repubblicano in materia di enti pubblici sia il monarchico Antonio Parisi.
L’ultima fatica del giornalista e scrittore pugliese – che alla morte dell’ultimo Re d’Italia Umberto II era segretario del Fronte monarchico giovanile – è un poderoso tomo edito da Imprimatur e intitolato ENTI INUTILI, UNA RAPINA AGLI ITALIANI DI CUI SI PARLA E SI SA TROPPO POCO.
Che, per sua ammissione, avrebbe potuto anche sottotitolare «POLTRONE, POLTRONE E ANCORA POLTRONE», perché «il problema, gira gira, sta tutto lì»
L’Italia si scanna per il Sì o il No al referendum, e intanto, sotto il nobile mantello del quesito costituzionale, gli enti ’inutili’ si mimetizzano, resistono e magari partecipano in silenzio alla campagna elettorale. Il rischio di gattopardiana memoria del ‘tutto cambi perché nulla cambi’, secondo Parisi è «altissimo». «Guardate Equitalia», provoca.
Dall’1 luglio 2017 non ci sarà più. «Si chiamerà Agenzia delle Entrate-Riscossione, sottoposta all’indirizzo e alla vigilanza del Mef. Ma cambierà qualcosa, secondo voi? È un ritorno al passato con altro nome. Punto».
D) L’Agenzia delle Entrate-Riscossione deve ancora partire e già la bolla come ‘ente inutile’? > R) «Sarà opaca e dannosa come Equitalia, perché questo è uno Stato che non vuole cambiare. O meglio non può. Il manuale Cencelli applicato al sottogoverno ha prodotto – a cascata – una tal quantità di enti che disboscarli, o anche solo potarli, oggi è impossibile».
D) Non basta volerlo? > R) «La proliferazione degli enti locali, benedetta dalla politica, ha una carica virale che non si sopprime per legge o decreto, ma anzi proprio nella difficoltà dell’attacco al sottogoverno trae nuova forza e capacità mimetica. È una dinamica pazzesca: andrebbe studiata ‘clinicamente’. Per ogni ente soppresso, ce ne sono almeno due che sopravvivono – magari fondendosi o incorporandosi con altre strutture. Perché tanto il personale non lo puoi lasciare a casa: le Province insegnano».
D) Rottamazione e risparmio non le sembrano in agenda? > R) «Solo a parole. Se il governo procedesse con l’accetta, da Aosta a Palermo, da Grosseto a Bari, ci sarebbe gente in piazza dappertutto. E nessun governo – non parlo di Renzi – oggi sarebbe abbastanza forte da resistere. Senza contare il fatto che la politica, tanto più oggi che i partiti sono deboli, ha bisogno di radicamenti forti locali. E gli enti, tanto più se inutili, assolvono proprio a questa funzione di ancoraggio reciproco con il ceto politico rimasto a spasso. La gente vota. Fa i conti e vota. Sa quante transumanze ci sono al Sud, tra Pd e Forza Italia e viceversa, magari passando da esperienze civiche o paracentriste? La verità è che gli enti hanno tarlato la pianta, i rami sono pericolanti e disboscare oggi è un pericolo».
D) Quanto ci costa l’Italia dei mille enti, dei consorzi, delle partecipate? > R) «Io stimo tra 10 e 20 miliardi l’anno. Il valore di una finanziaria. Senza considerare tutto quello che viene rubato tra parcelle, consulenze, forzature. Questo andazzo si può limitare. Per il resto bisogna aspettare e resistere. Paradossalmente solo un Paese fuori dalla crisi può regolare i conti con la sua parte più oscura».
Giovanni Rossi
LA PRESENTE INTERVISTA RESA DA ANTONIO PARISI – TRA L’ALTRO DIRETTORE RESPONSABILE DELLA NOSTRA AGENZIA – E’ STATA PUBBLICATA DOMENICA 23 OTTOBRE SU “IL QUOTIDIANO NAZIONALE” (IL GIORNO /IL RESTO DEL CARLINO/ LA NAZIONE) ED E’ VISIONABILE NEL FILE QUI DI SEGUITO INDICATO
INTERVISTA su Quotidiano Nazionale.