“Non tutte le professioni hanno risentito nello stesso modo della crisi. Alcune, proprio in questi anni di estrema difficoltà, hanno resistito e hanno registrato addirittura aumenti percentuali di occupati: sono soprattutto estetisti e parrucchieri, che hanno scoperto nuovi ambiti lavorativi nel settore dell’immagine e della salute, e colf e badanti, che rispondono alle esigenze di welfare della famiglie. C’è crisi, invece, per ragionieri, muratori e falegnami. Questo il “borsino delle professioni” curato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre.
La crisi si supera in bellezza. Sarà vero?
Cgia Mestre: estetisti e parrucchieri non conoscono crisi economica
Da sempre accusati di evasione fiscale, da sempre ladri, ora si scopre finalmente il motivo della resistenza di questa categoria.Acconciatori ed estetiste, avranno sicuramente nascosto anni e anni di INCASSI in nero su conti correnti svizzeri, questo ha permesso loro di continuare ad investire nelle loro piccole aziende , fare da presta nome a mafie e camorre e continuare a cavalcare l’ onda … HANNO RESISTITO, CON I SALONI VUOTI, LAVORATORI A CASA, MA, HANNO RESISTITO, VEDIAMO COME.
La sigla ha stilato una graduatoria dei lavori “top & down” che si sono registrati tra il 2008 e il 2013. Nel dettaglio, spiega la Cgia, “gli estetisti, i parrucchieri, le colf e le badanti hanno registrato un aumento in termini assoluti pari a oltre 314 mila unità (+71,7% dal 2008 al 2013). Seguono i camerieri, con un incremento di posti di lavoro pari a poco più di 251.500 (+31,5%) e i magazzinieri e i pony express, con oltre 125.600 occupati in più (+43,2%)”. Un aumento del 14% degli occupati c’è stato fra cuochi, baristi e ristoratori. Particolare l’andamento delle attività che riguardano portieri, custodi evigilanti non armati: nonostante l’aumento in valore assoluto di quest’ultimo settore sia stato abbastanza contenuto e pari a quasi 76.000 unità, l’incremento percentuale è stato esponenziale: + 182,4 % dal 2008 al 2013.
Per contro, ci sono professioni che hanno risentito in modo drammatico della crisi.Quella che più soffre è l’attività dei ragionieri: a fronte di una diminuzione di oltre 441 mila unità, in termini percentuali la “caduta” è stata pesantissima: – 40,1%. Non è andata altrettanto bene nemmeno agli imprenditori e agli amministratori delle piccole imprese che hanno visto ridursi la platea degli occupati di quasi 215 mila unità (-38,4%). La crisi dell’edilizia ha avuto un impatto notevole anche su moltissimi muratori, carpentieri e ponteggiatori: in termini assoluti si sono trovati senza un lavoro in oltre 177 mila (– 24,7%). Male anche la situazione diartigiani e operai specializzati del legno, del tessile e dell’abbigliamento: la flessione è stata di oltre 109 mila unità (-23,9%). Infine, a seguito dei tagli avvenuti in questi ultimi anni anche nel pubblico impiego, gli insegnanti delle scuole secondarie e post-secondarie e le forze di polizia di stato, i vigili urbani e i vigili del fuoco hanno subito una contrazione molto preoccupante: i primi sono diminuiti di quasi 101 mila unità (-19,5%), i secondi di oltre 97 mila (-23,9%).
Nella ricerca sono state considerate le professioni con almeno 100 mila occupati che, tutte assieme, costituiscono oltre il 90% degli occupati presenti in Italia. Perché questi andamenti? Ha spiegatoGiuseppe Bortolussi segretario della Cgia: “Gli acconciatori e le estetiste stanno conoscendo una profonda evoluzione professionale, dovuta, in particolare, alla scoperta di nuovi ambiti lavorativi racchiusi tra i campi dell’estetica e dell’immagine e quelli della salute. Negli ultimi tempi si è fatto strada un nuovo concetto del benessere, inteso come cura dello stato psico-fisico della persona. Grazie a ciò si è avuta una forte espansione del settore con delle ricadute occupazionali, soprattutto tra i giovani, del tutto inaspettate. Per i lavori domestici, invece, è importante sottolineare come in questi ultimi anni di crisi le italiane siano ritornate a fare le colf e le badanti – aggiunge Bortolussi – Nonostante il peso della componente straniera sfiori ancora l’80% del totale degli occupati in questo settore, tra il 2012 e il 2013 la presenza delle italiane è aumentata di quasi il 5%, mentre gli stranieri sono diminuiti dell’8%”.”
….Viva le statistiche, ma, la realtà è ben altro, i saloni sono vuoti, i ragazzi sono a casa, il lavoro nero fa da padrone, i parrucchieri cinesi detengono il mercato e, anche loro non se la passano bene, chi vuole lavorare lavora con una qualità scadente, il cliente chiede prezzi bassissimi, in pochi possono permettersi i saloni ultra chic dove i professionisti sono comunque taglieggiati da aziende che fanno cappotto e, forse Bortolussi è rimasto agli anni ottanta, quando veramente gli acconciatori erano sulla strada dell’evoluzione,culturalmente e professionalmente.Viva l’ ITALIA.
Adelfia Franchi