La fine delle province, a che punto siamo rimasti?
Strade come voragini, scuole che cadono a pezzi, mezzi di trasporto locale al collasso. È questo il risultato del blocco della riorganizzazione degli enti provinciali.
Dopo il passaggio della legge sul riordino della Province, il processo è bloccato a livello regionale per mancanza di risorse. Nel frattempo, però, agli enti provinciali è stato tolto un miliardo di euro e la maggior parte dei lavori pubblici è ferma.
Ogni giorno, i cittadini rischiano la propria vita per la mancanza di sicurezza sulle strade e agli studenti cadono i calcinacci in testa perché le scuole non vengono ristrutturate da anni. I servizi essenziali per tutti i cittadini spariti nel nulla, si continuano a fare tagli senza un vero progetto di risparmio. La politica delle riforme va a rilento, senza idee, addirittura rielaborata, politici che continuano a battersi per la poltrona, che passeggiano da un palcoscenico ad un altro. Dal potere sono attratti anche molti del M5S, che potrebbero allearsi con la maggioranza. Che dire? Avanti , sul carro c è spazio per tutti. La minoranza Dem si è arresa, le armi si sono spuntate, contro Il Premier sono rimasti in pochi. Paura di restare a piedi? Ultimo tentativo di opposizione lo fanno ancora i vari Fassina, Civati e D’Attore, che dicono no al ddl dell’ onorevole Boschi.
Gianni Cuperlo scrive lettere aperte a Renzi “Trova il coraggio per aprire alle vere modifiche sulle riforme”. Da Forza Italia, un Giovanni Toti che , con cautela esprime il suo dissenso per la Lega e, polemizza con il nuovo centrodesta. I cittadini, in attesa di cose reali e concrete, subiscono l’ aggressività di Matteo Salvini, che trova ampio spazio nella massa di cittadini scontenti.
Il Palazzo è in stato di assedio, da nemici che però non sono in grado di contrastarlo né di insidiarlo seriamente. E, con forzature un tantino dittatoriali, sta ottenendo quello che voleva. La battaglia non finisce. Al Senato i numeri sono meno rassicuranti per il governo di quelli della Camera. È anche vero, però, che quando si voterà le elezioni regionali saranno già alle spalle. E i «no» berlusconiani e la compattezza di facciata di FI potrebbero sgretolarsi d’incanto.
Il vicesegretario Lorenzo Guerini ha il compito di spiegare il motivo di una riforma costituzionale approvata a maggioranza. Rimane a guardare per il momento una dissidenza di Forza Italia inquieta, con Renzi che toglie loro ossigeno.Cosa accadrà di qui a giugno? Se dopo le Regionali il centrodestra riuscirà a contenere la diaspora, per il governo il Senato potrebbe diventare una trappola. Sulla riforma dell’Italicum, in molti sanno di giocarsi la sopravvivenza come candidati alle elezioni. La speranza del premier è nello sport preferito di deputati e senatori d’opposizione, pronti ad appoggiare i suoi provvedimenti anche contro Berlusconi. Temono lo lo scioglimento delle Camere. E si continua a raccontare al popolo favole da quattro soldi, le raccontano i politici per acquisire potere e voti.
La pseudo democrazia della politica attuale ha prodotto solo chiacchere e povertà, mentre i nostri politici sono ubriachi di potere e voglia di palcoscenico. A noi non ci resta che aspettare ITALICUM.
Adelfia Franchi