La Nobildonna e il Duca – di Grace D. Elliott
La Nobildonna e il Duca. La mia vita sotto la Rivoluzione – opera di Grace Dalrymple Elliott
Fazi Editori – Edizioni ebook (€.4,99) / Edizione cartacea attualmente non disponibile. – RECENSIONE a cura di Maurizio BERGONZINI
Il volumetto di poco più di cento pagine, scritto in Inghilterra nei primi anni dell’ottocento, è il memoriale della nobildonna inglese Grace Elliott, amante del duca d’Orléans, detto Philippe Egalité, in cui l’autrice riferisce della propria esperienza in Francia negli anni della Rivoluzione. L’interesse dello scritto è nella onesta visione dei fatti che, come notato con riferimento al film di Eric Rohmer tratto dalle memorie della Elliott, vengono rappresentati dallo ”sguardo lucido di un’Inglese innamorata della Libertà ma indignata per la violenza, messo a confronto con quello del suo antico amante, il duca di Orléans, che ha deciso di dare il suo appoggio al movimento rivoluzionario prima di soccombervi “.
Il testo, che non va letto come una controstoria ma un memoriale appunto, ha una sua vivacità per le circostanze in cui l’autrice si trova a vivere e per le scelte della nobildonna che racconta, tra l’altro, come aiutò nella fuga il marchese di Champcenets già governatore delle Tuileries.
Particolarmente vivace e vibrante lo sgomento nel descrivere i tratti della rivoluzione: ad esempio l’atroce uccisione del Foullon, che aveva da pochi giorni sostituito il ministro delle Finanze Necker e l’assassinio di suo genero M. Berthier che i sediziosi arrestarono, malmenarono e “ferirono alle gambe e al viso. Arrivati alla Porte Saint-Martin, gli fecero vedere la testa mozza di suo suocero, M. Foulon, e lo costrinsero a baciarla; quindi lo tirarono fuori dal calesse e lo appesero a una forca. In seguito trascinarono il corpo per la strada e portarono la testa a casa del suocero, dove la sfortunata moglie, Mme Berthier, stava dormendo. La folla penetrò nella sua stanza per mostrarle la testa del marito; la povera donna morì di crepacuore, la sera stessa”.
Non manca nel testo una precisa descrizione del duca d’Orleans ritratto come ”un uomo dedito al piacere, che non tollerava il benché minimo impegno o problema; non leggeva mai, non faceva nient’altro che divertirsi. In quel periodo era innamorato pazzo di Mme de Buffon, la portava tutto il giorno a passeggio nella sua carrozza e la accompagnava a teatro ogni sera: non era possibile che avesse voglia di mettersi a cospirare. La sfortuna del duca d’Orléans è stata di essere circondato di ambiziosi che, lentamente, lo circuivano per i loro fini personali.”
Sarebbe stata quindi la debolezza umana del Duca la causa che l’avrebbe fatto “lentamente scivolare nell’abisso di vergogna” del voto regicida e condotto poi alla morte per mano giacobina, eppure dopo la presa della Bastiglia la folla aveva obbligato tutti, per due giorni, a portare una coccarda verde sostituita poi con la coccarda tricolore, rossa, bianca e blu, che era la livrea d’Orléans.
Assai interessanti le pagine dedicate dall’autrice alla sua prigionia nei giorni del “terrore” e al suo incontro in carcere con “ Mme de Beauharnais – oggi Mme Bonaparte-…..una delle donne migliori e di miglior carattere che io abbia mai incontrato. Le sole piccole dispute che siano mai sorte tra noi erano legate alla politica: Mme de Beauharnais era quella che, all’inizio della Rivoluzione, si sarebbe chiamata una “costituzionalista”; ma non era certo una giacobina, dato che nessuno aveva sofferto più di lei durante il regno del Terrore e di Robespierre. “