La scuola del futuro
SCUOLA E FUTURO____________________di Lidia D’ANGELO
La recente manifestazione di Palermo sulla “scuola del futuro”, svoltasi il 18 e 19 ottobre, ha richiamato numerosi studenti, docenti, personalità del giornalismo e figure istituzionali tra cui il Ministro della Pubblica Istruzione, il Presidente della Regione Siciliana e il Sindaco di Palermo il quale, tra le varie cose, ha sottolineato l’importanza della conoscenza come strumento per la lotta alla mafia. Questo evento offre il destro a una serie di riflessioni sulla scuola e sui nuovi scenari del contesto sociale esterno alla scuola.
In una società complessa quale è quella attuale, definita “società della conoscenza”, la scuola deve perdere necessariamente la sua autoreferenzialità, non può essere più l’unico luogo detentore di conoscenze ma deve interagire col territorio. La società moderna è dominata dalla globalizzazione, si tratta di un fenomeno che riguarda l’intero pianeta con aspetti positivi e negativi. Tra gli aspetti positivi possiamo elencare i seguenti: apertura degli orizzonti, sprovincializzazione, scambi di informazioni, policentrismo; tra gli aspetti negativi si evidenziano la concentrazione del potere nelle mani di pochi, la tendenza alla omologazione culturale, l’idolatria del libero mercato, lo sradicamento culturale con perdita dell’identità, il degrado dell’ambiente
L’industrializzazione, l’avvento del postindustriale, la rete web hanno determinato le grandi trasformazioni sociali, se la scuola non si apre al territorio, risulta inadeguata a reggere le trasformazioni, essa deve formare e sviluppare la persona per tutto l’arco della vita, deve sviluppare il capitale delle competenze (sapere, saper fare e saper essere), pertanto la scuola, uscita dal chiuso, si pone come una delle agenzie formative del territorio, diventando un giacimento di ricchezza per lo sviluppo del territorio stesso e assumendo un ruolo paritario nell’ambito della concertazione con gli altri soggetti formativi esistenti sul territorio.
La scuola ha il compito di organizzare le sinergie che si creano e da cui poi deriva l’energia per realizzare il progetto didattico. Le sinergie non sono sempre le stesse perché il contesto è in continuo movimento, la scuola deve pianificare le attività, fare una mappatura delle risorse, deve essere una organizzazione, un sistema di elementi con certe caratteristiche: vissuto, esperienze, bisogni, aspettative.
Le relazioni tra i soggetti in campo (adulti e allievi) determinano le azioni che permettono alla scuola di raggiungere il suo scopo, la mission cioè istruire, educare, formare, con un prodotto finale che è l’apprendimento dei soggetti. La scuola non può non confrontarsi con l’esterno, non deve essere autoreferenziale, rispondere a se stessa come in un sistema chiuso all’interno del quale c’è un modello gerarchico rigido, in cui ci si sente sicuri e protetti, deve invece seguire un sistema aperto, integrato con l’esterno, che preveda un’organizzazione non autoreferenziale nella quale ciascuno è responsabile di ciò che fa e valorizzato per ciò, la scuola è di tanti attori che interagiscono dentro e fuori, tutti i sistemi influenzano la scuola che è un sistema aperto, un contesto relazionale positivo.
La scuola non è una monade che realizza iniziative indipendentemente dai rapporti con gli enti locali, i soggetti e le strutture esterne, deve conoscere il territorio, analizzarne e interpretarne i parametri, tradurre gli stimoli culturali della società civile in percorsi formativi.