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Le Esequie del “Patriarca”

Le  “Esequie del  Patriarca”  &  la Trilogia delle Tre Scimmiette

Quanto avvenuto durante il “Funerale del Patriarca” è solamente una delle ultime scene (per ora!) di una fiction reale che da vari decenni narra avvenimenti sviluppatisi all’ombra del Colosseo e del Vaticano – ove sia nei “Palazzi”, sia nelle Piazze di questa nostra Città – avvengono fatti, misfatti o semplicemente episodi sconcertanti, così da tutti conosciuti, che risultano invece essere sempre stranamente ignorati o sottovalutati dalle Autorità e dalle Istituzioni, sia laiche, sia ecclesiastiche.  A questo punto ….. quali episodi si dovrebbero esaminare con maggior attenzione ?

Vogliamo parlare della esoterica tumulazione nella Basilica di S. Apollinare per tal Renatino De Pedis, rimossa solo recentemente nel 2012, dopo tante inchieste effettuate dalla trasmissione Reporter e, se non erro anche da Carlo Lucarelli, dato che l’illustre defunto non era certo vissuto e deceduto in aria di santità ?  O vogliamo soffermarci sui mondo dell’ usura, ove Clan malavitosi di etnia rom esercitano tale attività con metodi generalmente “molto pesanti” e che certe Gerarchie Ecclesiastiche desidererebbero imporci di considerarli come  “nostri   fratelli” ?No! Coloro che esercitano il delitto di usura  (bancaria o non) non possono mai essere nostri fratelli e, se Dio Padre ci permetterà esprimere una scelta, noi (appartenenti orgogliosamente alla c.d. parte sbagliata, come definita dalle vigenti Istituzioni e dalle dominanti cronache storiografiche), riteniamo sia più giusto schierarci con l’invettiva di Ezra Pound contro “l’usura e gli usurai”, anziché condividere controvoglia un sentimento di fratellanza spuria, propagandato da tanti presunti pastori d’anime, eccessivamente populisti ed ecumenici.

Così come ci è difficile comprendere perché in questa stessa Chiesa di Don Bosco (ove si sono svolte le “Esequie” di Casamonica) è stata negata una cerimonia religiosa nel 2006 a PierGiorgio Welby (… forse un fratello, comunque martire e sofferente), consentita invece nella Cattedrale di San Petronio nel 2012 a Lucio Dalla (forse anche lui un fratello, ma comunque menestrello gaudente e con qualche opinabile comportamento)….. Così come, permeati da una romana pietas, dal nostro punto di vista ci è parimenti difficile comprendere le motivazioni del divieto delle Autorità Istituzionali e delle Gerarchie Ecclesiastiche per la cerimonia funebre al Capitano Priebke nel 2013.

Quando spesso è necessario intervenire, assumendo posizioni scomode, sovente si preferisce fingere di non aver saputo, di non essere stati avvertiti, di non aver compreso o, più blandamente, di essersi distratti, secondo i ben noti capisaldi presenti nella trilogia delle “TRE SCIMMIETTE  – non vedo, non sento, non parlo”  ….  per cui ecco che: a) molti Sacerdoti (con animo troppo caritatevole … o troppo in stile Don Abbondio) consentono sulle soglie delle Chiese il perpetrarsi di un accattonaggio da Corte dei Miracoli, più volte combattuto e condannato personalmente su questo web; b) molti Agenti di P.S., Carabinieri e personale aziendale, anziché  esercitare i controlli dovuti su autobus e tram, o nei locali pubblici e nelle piazze della nostra Città, consentono ai frequentatori e/o visitatori  comportamenti beceri, incivili, maleducati, senza reprimere bestemmie, turpiloquio, molestie ed oscenità varie.

Non si vuol invocare un elogio ad un perbenismo forse fuori-moda, ma io sono fermamente convinto che il degrado dei nostri costumi e della nostra civiltà dipende in massima parte da una caduta verticale della buona educazione, principalmente nel mondo della scuola e, a seguire, sia nei luoghi di lavoro, sia nella stessa famiglia.

 E, ritornando ai “Funerali del Padrino”, ove sia le Autorità Civili ed Istituzionali, sia le alte e medie Gerarchie Ecclesiastiche nulla sapevano o potevano prevedere, vorrei ricollegarmi ad un episodio degli anni ‘70 sempre vissuto in Roma e già citato su questo web. Per mesi e mesi, senz’altro per più anni, sulle mura dell’ospedale Policlinico “Umberto I”, una enorme scritta  ad altezza uomo con caratteri cubitali sentenziava “UCCIDERE UN FASCISTA NON E’ REATO”.  Contro questa istigazione alla violenza omicida (i cui autori erano rintracciabili nel “Collettivo di via dei Volsci” in collegamento con Lotta Continua, Potere Operaio e gruppi similari) mai una tentata parziale rimozione, mai una protesta, una interpellanza, una iniziativa da parte del Sindaco, del Consiglio Comunale, del Prefetto, del Questore, del Commissariato di Zona, dei Vigili Urbani, della Polizia Municipale, dei Parroci delle vicine Chiese, né di qualche Sacerdote di passaggio o di qualche sperduto pastore di anime.

Mi piacerebbe sapere se tutti costoro fossero stati a quel tempo conniventi con gli stessi autori della scritta,  o forse loro simpatizzanti …. o semplicemente un po’ (forse troppo) distratti !!!

Giuliano MARCHETTI

 

 


Giuliano Marchetti

Direttore Editoriale di Consulpress, Commercialista e Revisore Contabile.