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L’Europa dei valori: l’intervento di Padre Rinaldo per ricordare il 25 marzo 1957

In occasione della ricorrenza del 25 marzo 1957, riproponiamo un intervento di Padre Rinaldo, pubblicato nel 2007, sull’edizione cartacea di Consul Press.
Sono trascorsi ben 57 anni da quel giorno in cui la ”Piccola Europa” muoveva i suo primi passi ma, mentre allora in quella Piccola Europa veniva cullato un ”Grande Sogno”, oggi in una “Europa Allargata” dismisurativamente è sopravvissuto solo un ”sogno misero”, inconsistente e oramai quasi senza più futuro e prospettive.
La nuova Grande Patria, che doveva essere l’Europa dei Popoli o l’Europa delle Nazioni è divenuta una super struttura dominata dal Mercato e dalla finanza apolide, l’Europa delle Cattedrali è divenuta l’Europa delle Banche.
Questo è un tema su cui spesso la Consul Press è intervenuta direttamente e ha spesso ospitato interessanti e notevoli interventi ….. il dibattito continua, ma ora la parola –  o meglio il web – viene lasciato a Padre Rinaldo.   

Il Direttore Editoriale Consul
Giuliano Marchetti

Sabato, 24 marzo 2007, una folla di circa 200 persone provenienti da ogni parte d’Europa, varie per cultura, per lingua, per vestito, era raccolta con dei lumini in mano nell’atrio della basilica romana di San Lorenzo Fuori le Mura, davanti alla tomba di Alcide De Gasperi.
La guidava Mons. Hyppolite Simon, arcivescovo di Clermont e membro della COMECE (Commissione degli Episcopati della Comunità Europea).
Era presente Maria Romana De Gasperi, figlia dello statista italiano scomparso il 19 agosto 1954; c’era anche il cardinale Attilio Nicora, Presidente dell’ amministrazione del patrimonio della Santa Sede.
Una corona di fiori era appoggiata al monumento sepolcrale scolpito dal Manzù. Ognuno dei presenti deponeva il suo lumino rosso alla base della tomba.
Poi, silenzio.
Queste persone erano lì, come c’erano stati 50 anni prima – il 25 marzo 1957- i capi delle sei delegazioni della “Piccola Europa”, costituita da Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda.
Infatti, i capi delle sei delegazioni, prima di firmare i trattati per il Mercato Comune e per l’EURATOM nella sala degli Orazi e dei Curiazi in Campidoglio, si erano recati a rendere omaggio ad Alcide De Gasperi (quasi a prendere gli auspici), uno dei più fervidi fautori dell’unità europea, che nel 1954 era stato anche Presidente della CECA. Una coincidenza significativa: la tomba dello statista italiano era stata benedetta alle ore 16 dello stesso giorno. Poco dopo arrivarono le delegazioni. Quegli uomini allora poterono leggere incise sul sarcofago: Ei qui pacem dilexit, lux requietis aeternae affulgeat.
Era, il loro, ”un atto di fede nell’avvenire d’Europa”, come disse il Ministro degli Esteri del Lussemburgo, in Campidoglio.
Prima di allora, l’Europa aveva cercato di costruire la pace con opere di pace, con il Consiglio d’Europa (1949) e con la CECA o Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (1951), su ispirazione della Dichiarazione di Robert Schuman, nella quale si chiedeva collaborazione e pace tra i sei paesi firmatari. La parola pace ricorreva nelle dichiarazioni dei vari statisti, che si trovavano a guidare i loro popoli usciti da una guerra tragica e disastrosa.
L’anniversario della firma dei Trattati di Roma è stato ricordato da tutti e 27 i Paesi dell’attuale Unione Europea, uniti dallo slogan: ”Più Europa nella vita di tutti”. La ricorrenza non ha coinvolto soltanto il mondo politico ed istituzionale del continente, ma anche quello ecclesiale. Il Direttore della Rappresentanza della Commissione Europea a Roma, Pier Virgilio Dastoli, ha sottolineato le iniziative sparse sul territorio, come quelle dei Consigli Comunali aperti o di scambi tra radio, anche locali.
Per saperne di più basta consultare il sito ”www.vivieuropa.it”
In Italia, gli eventi e la campagna di comunicazione, avviata dalla Presidenza del Consiglio in collaborazione con Parlamento e Commissione europea, sono stati presentati in Campidoglio fin dal 17 marzo.
Roma, da parte sua, su indicazione del sindaco Veltroni, ha vissuto l’evento con ”La notte dei saperi”, con il primo vertice dei giovani dell’UE, con una mostra al Quirinale ed una festa popolare ai Fori imperiali.
I Vescovi Europei riuniti nella COMECE da 27 anni, hanno voluto ricordare, proprio a Roma, l’evento di 50 anni fa, con un Convegno su ”Valori e prospettive per l’Europa di domani”, svoltosi all’Hotel Ergife, dal 23 al 25 marzo scorso, in collaborazione con movimenti e organizzazioni cattoliche di tutta l’Europa.
I convegnisti erano circa 400.
Si è voluto riaffermare che, per rimettere l’Europa a contatto con i suoi cittadini, è necessario tornare ai principi ispiratori originari.
E’ stato constatato, infatti, che di recente si è reso evidente lo scollamento tra Paese istituzionale e Paese reale in quella che, dal 1992, si chiama Unione Europea (e non più Comunità Europea). Lo si è constatato soprattutto nel 2003 con la guerra in Iraq. Vi hanno partecipato, a fianco degli USA, Inghilterra, Italia e Spagna; si sono dissociate, invece, Germania e Francia. Numerose marce di pace, un po’ ovunque nel vecchio continente, hanno fatto sfilare una massa imponente di gente. Anche nel 2005 il referendum che in Francia e in Olanda ha detto no al Trattato costituzionale, ha reso più evidente il fatto che l’unità dei popoli dell’Europa ha ancora molta strada da percorrere. E questo, nonostante che dal 2000 esistesse la Carta europea dei diritti fondamentali e che dal 2002 fosse stata introdotta la moneta unica.
Già la guerra dei Balcani, però, nei primi anni ’90 era stata per l’Europa un duro smacco, perché non era riuscita ad assicurare la pace appena al di là dei suoi confini. Quella lezione non era stata compresa, e la storia si è incaricata di ripeterla.
Ad un livello più profondo, quello della persona e dei valori, si è osservato che questa situazione è stata determinata dal fatto che ”A volte, la politica dell’Unione Europea sembra ridurre la persona a produttore o consumatore, ma l’uomo è anche un essere spirituale e religioso”, come ha detto il Presidente della COMECE mons. Adrianus Van Luyn, aprendo i lavori del congresso all’Hotel Ergife, che, nel programma prevedeva cinque relazioni: cammino verso l’Europa unita, valori e i principi unificatori dei popoli e delle nazioni europee, valori e interessi tra continuità e cambiamento, prospettive per l’Unione europea, rispondere alle grandi sfide per l’Europa e il mondo d’oggi.
All’inizio dei lavori, Marcello Oreja, ex Commissario Europeo e Presidente del Comitato dei Saggi della COMECE, ha presentato ai convegnisti il ”Rapporto dei Saggi” su ”L’Europa dei valori”, incentrato sull’affermazione che l’Unione dovrà ”rispettare i valori fondamentali che essa rappresenta, a partire dalla dignità umana”.
Il Presidente della CEI, Angelo Bagnasco, nel suo intervento, ha elencato quattro di questi ”valori fondamentali”: tutela della vita umana, riconoscimento e promozione della famiglia, tutela del diritto dei genitori ad educare i propri figli, diritto della libertà religiosa individuale e istituzionale. ”Perché il processo di integrazione avviato sia veramente fecondo, occorre che l’Europa riconosca le proprie radici cristiane, dando spazio ai principi etici che costituiscono parte integrante e fondamentale del suo patrimonio spirituale, dal quale la modernità europea stessa attinge i propri valori”, ha aggiunto il Presidente della CEI.

”E’ necessario un sano equilibrio – ha detto Papa Ratzinger nell’udienza concessa ai congressisti, sabato, 24 marzo – tra la dimensione economica e quella sociale per non perdere la propria identità storica, culturale e morale, prima che geografica, economica o politica”. La Nuova Europa – ha detto ancora – deve respirare a due polmoni, l’occidente e l’oriente, legati da una storia comune.
Ha accennato anche al pericolo di “apostasia” dell’Europa da se stessa e di un ”congedo dalla storia” per disancoraggio dai valori che sono alla radice dei popoli europei.
A conclusione del congresso, un comitato, composto da 25 persone rappresentanti di 20 Paesi, ha redatto il ”Messaggio di Roma”, articolato in 10 punti, nei quali si esortano i leader dell’Unione a riconoscere quei valori e principi che ”hanno motivato l’unificazione europea sin dal suo inizio”, dalla difesa della vita alla tutela della famiglia. Si chiede, inoltre, il rispetto dei diritti delle Chiese e delle Comunità religiose. Il Messaggio si chiude con un forte appello a tutti i cristiani europei affinché rafforzino il loro impegno in favore della pace e della solidarietà.
Il 24 marzo, è stato presentato al Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Romano Prodi, il quale ha detto: ”Siamo la più grande struttura economica del mondo ed abbiamo una grande responsabilità per il futuro della politica e dell’economia mondiale. Finora non abbiamo potuto esercitare a sufficienza, a causa delle nostre divisioni: adesso comincia un periodo in cui l’Europa dovrà inserirsi in modo organico e stabile tra i leader della politica e dell’economia mondiale. Della politica estera non ci si è reso conto che questo è arrivato a livello popolare, e che la mancanza della presenza europea è stato un danno oggettivo per la pace”.
Anche la COMECE, dunque, ha voluto festeggiare l’Europa per i molti risultati positivi di quella scelta di 50 anni fa, senza nascondersi le ombre e le inadempienze, ed aprendo prospettive per un futuro migliore in un mondo globalizzato.
Ora l’Europa, che raccoglie in unità – come una grande madre – 485 milioni di persone, può essere presenza significativa tra i popoli della madre Terra, con i suoi valori e le sue speranze, la sua azione a favore della pace, del dialogo fra popoli e culture, dello sviluppo e della giusta ripartizione dei beni della nostra terra, se non abdicherà a se stessa e alla propria storia.