Ludopatia, malattia sociale: lo stato guadagna
Lo stop di 5 anni a nuove aperture di slot machine e video lottery deciso dalla Commissione Affari Sociali della Camera è una vittoria non solo di Fratelli d’Italia-A. N. ma di tutte le famiglie italiane che affrontano una delle gravi emergenze sociali del nostro tempo.
Ringrazio il collega Marcello Taglialatela che si è fatto promotore di questo emendamento e che è stato accolto con grande sensibilità dalla relatrice della proposta di legge sul gioco d’azzardo patologico – Paola Binetti. Crediamo nel ruolo centrale dello Stato nella lotta contro questa dipendenza patologica: un fenomeno sempre più dilagante anche a causa della crisi economica e che è molto sentito dai cittadini. Lo dimostra anche il fatto che il quesito sulle slot machine e le sale da gioco contenuto nelle recenti primarie di FdI-An è stato uno dei più votati».
È quanto dichiara il presidente di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni.
Ottantasette miliardi di fatturato nel 2012; trentadue milioni di giocatori, uno su dieci a rischio patologico e, un milione già considerati malati di ludopatia
Un fenomeno, gioco d’ azzardo ,che sta provocando allarme sociale e, che cattura nelle maglie della rete un numero allarmante di persone e, in particolare anziani e disoccupati. Degli 87 miliardi di fatturato, cinque miliardi e mezzo arrivano dalle tasche degli anziani, che spendono una cifra mensile di circa 270 euro, una cifra che oscilla tra i cento euro dei non patologici ai quattro cento euro di quelli ormai malati di gioco.Al contrario di tutti gli altri settori commerciali, il gioco d’azzardo non conosce crisi: è aumentato di sette miliardi solo tra il 2011 e il 2012.Una ricchezza di cui gode anche lo stato …che guadagna nello svuotare le tasche degli anziani. Sapere che dietro tutto ciò c’è un interesse di chi deve proteggere da questi pericoli, rende tutto poco digeribile.Da uno studio di Fipac Confesercenti, sulla ludopatia all’ epoca della crisi, emerge che il 23,7 per cento di pensionati attivi, compresi nella fascia di età tra i 65 e 75 anni, gioca di azzardo.1.700.000 persone che spendono in parte o. interamente la propria pensione alle slot machine, gratta e vinci, sale bingo e enalotto. Almeno 500 mila di loro possono essere considerati malati.Un malessere che fino a pochi mesi fa si voleva ignorare, far finta che non era vero .Più la gente si impoverisce con le macchinette mangiasoldi più lo stato guadagna, anche il lauto guadagno delle società di gioco è enorme.
Chi è ben inserito in questo mercato ? Le organizzazioni criminali, che nelle sale giochi sguazzano e non solo li; il gioco d’azzardo on-line in questi ultimi tempi è in espansione ed è meno rischioso per loro.In questo settore, la criminalità organizzata riesce facilmente a trovare spazio: ottiene concessioni attraverso prestanome, di sale bingo, e punti scommesse; impone ai commercianti il noleggio dei videogiochi truccati. Il gioco d’azzardo on line ha fruttato nel 2012 oltre 15 miliardi di euro.Molte le persone attratte da questo fenomeno, in tempi dove i soldi non entrano nelle famiglie, la possibilità di affidare tutto nella sorte è infatti un sogno di molti. Speranze sistematicamente disattese, perchè di facile nel gioco d’azzardo non c’è proprio nulla,e, per gli anziani considerato il crescente impoverimento,il quadro è desolante.Capita sempre più spesso di vedere nei bar, nei tabaccai angoli per slot semi nascosti, angoli dove si rifugiano persone in preda alla solitudine, alla disperazione, da allarme sociale, allarme per la salute pubblica, che potrebbe costare più di quello che lo stato incassa di tasse.Un fenomeno che scardina i rapporti familiari e sociali, alimenta forme di criminalità legate alla necessità di reperire soldi per scommettere.
In Emilia Romagna, è stata approvata una legge regionale”per il contrasto, la prevenzione, la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico”.
Gli interventi legislativi in questo momento non sono incisivi, lo stato in questo caso ha un comportamento “bipolare”, da una parte riconosce il rischio del gioco d’azzardo e, la capacità di distruggere delle vite, continuando però, ad incentivare la diffusione delle sale da gioco e pubblicizzare sulle reti nazionali il gioco on line, dove si, è vero che per ripulirsi la coscienza avvertono che può creare dipendenza e, di giocare in maniera responsabile.
Alla recente ICE Gaming Conference di Londra, praticamente una conferenza mondiale, dove partecipano tutte le aziende si occupano del gioco d’azzardo, è stato presentato un rapporto completo sul gioco d’azzardo nel mondo, su quanto cioè si spende, paese per paese. Dall’analisi si evidenzia che per fortuna non siamo quelli che dilapidano di più denaro al gioco, però figuriamo nelle parti alte di questa classifica, sesti dopo gli Stati Uniti.
Secondo questo rapporto, gli italiani ( al quarto posto dopo gli australiani , Singapore, e i finladesi) nel 2013 hanno speso (perso) 24 miliardi di dollari (pari a circa 17 miliardi di euro) nel gioco d’azzardo. Una cifra abnorme, che rasenta la piaga sociale.
Ma il dato più interessante è un altro, che rappresenta l’anomalia italiana. La spesa pro-capite è divisa per tipologia: casinò, gaming machines (in sostanza, slot), betting (scommesse), lotterie, interattivi, altri. Fra tutti gli altri l’Italia è in testa in quello che è il più alienante, ipnotizzante e pericoloso fra i giochi d’azzardo, la slot machine.
Infatti in nessun altro paese si incontrano slot machine in tanti posti come in Italia.Consistenti rimangono le spese per le lotterie, (lotto, bingo, gratta e vinci ecc.) seconde dopo le slot machine, mentre non sembriamo un paese di scommettitori, e non amiamo, forse per difficoltà oggettive, i giochi interattivi tramite rete. Curiosando in giro si scopre che una modalità di gioco sempre più in aumento nel mondo è quella del “bedbetting”parola che sta a significare la possibilità di giocare dal proprio letto, cioè restandosene comodamente a casa.
Fra Stato biscazziere, e persino disattento … anziani malati di gioco e, le mani della criminalità, forse è meglio usare quei pochi soldi che abbiamo in opere di bene.
Adelfia Franchi