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Quella che storpia l’inno non è una nazione

I bambini hanno cantato l’Inno al modo che gli hanno insegnato, alla parola “vita”, Agnese, che di solito ha la stessa espressività di un uccello impagliato, si è commossa, Matteo ha naturalmente preso la palla al balzo, e giù con l’Italia che s’è desta e s’è aperta alla vita, ovvero alle magnifiche sorti e progressive dell’era di Renzi; il giorno seguente i blackbloc, anzi i quattro teppistelli, hanno risposto, la polizia ha osservato, Alfano si è felicitato con sé medesimo, ovvero col nulla,e siamo a posto, meglio vetrine e macchine bruciate, meglio la capitale dell’Expo devastata, che una sola graziosa capoccetta di delinquente spaccata. Perché noi siam pronti alla vita, no?

La verità? Non glien’è fregato niente pressoché a nessuno della storia dell’Inno smostrato. I giornali lo hanno catalogato come un grazioso aneddoto, qualche tg si è commosso con la signora Agnese, e quelli che hanno provato a indignarsi non contano niente, sono i famosi giornali berlusconiani, riusciti nell’arduo compito di essere insignificanti per lettori e pubblica opinione. Pure, i cantori dell’Era non hanno mancato di far notare che 1) si trattava di bambini; 2) noi siamo aperti alla vita,è l’Isis quello aperto alla morte; 3) l’Inno nazionale è brutto. Sono argomenti risibili e perfino volgari, pure persistenti, pure prova provata della nostra dannazione, dell’impossibilità di essere una nazione. La storia dell’Inno brutto è vecchia, ed è un dibattito unico al mondo, gli altri tenendosi quello che hanno allegramente, insegnandone il testo ai figli, i famosi bambini, cantandolo in tutte le pubbliche occasioni con convinzione. Noi no, è un dibattito che la sinistra italiana ha tenuto sempre vivo, riuscendo anche a proporre a lungo un cambio con Va Pensiero. Ora, è innegabile la bellezza del Coro del Nabucco, ma anche la sua inadeguatezza al compito, essendo il canto disperato di un popolo sconfitto, in catene, in esilio. Appunto. La sinistra italiana si cantava e ricantava l’Internazionale perché era anti italiana, vocazione mai sopita, anzi vivissima ai tempi della troika. In Parlamento preferiscono Bella Ciao, in un incubo di Resistenza eterna sempre senza verità, e discutono di obelischi da abbattere, che gli toccherebbe buttar giù mezzo Paese.

Oggi eccoci qua: tacco 14, effetto Diaz, l’accoglienza ai profughi un business mafioso, il presepe quasi proibito, le balle sulla ripresa economica, e l’Inno ad uso degli imbelli. Non c’è niente da fare perché gli italiani sono come drogati, capaci di essersi inorgogliti ad ascoltar che “siam pronti alla vita”, anche perché costa poco sforzo. La morte può essere un gesto d’amore che è meglio non praticare. Certo, si potrebbe proporre ad altre nazioni analoghe modifiche contemporanee e bimbesche dei rispettivi Inni. Che so, laddove si canta: “Di’, puoi vedere alle prime luci dell’alba ciò che abbiamo salutato fieri all’ultimo raggio del crepuscolo?Le cui larghe strisce e brillanti stelle, nella battaglia pericolosa, sui bastioni che sorvegliavamo, sventolavano valorosamente? E il bagliore rosso dei razzi e le bombe che esplodevano in aria hanno dato prova, nella notte, che il nostro stendardo era ancora là. Di’ dunque, sventola ancora la nostra bandiera adorna di stelle sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi?”, potremmo proporre “le cui larghe strisce e brillanti stelle, nel gioco di società sui bastioni che dipingevamo, sventolavano graziosamente? E il bagliore rosso dei fuochi d’artificio e dei petardi che esplodevano in aria..” Ma anche e definitivamente ” sulla terra dei rom e la patria dei carini”.
Abolita invece la strofa che insiste che “il nostro motto è abbiamo fede in Dio”.

E la Marsigliese, che è bella tosta, roba di stragi e di ghigliottina, mica the delle cinque? Basta, è culto di morte, dove dice “Andiamo andiamo, che un sangue impuro bagni i nostri campi”, si ponga un bel “Brindiamo,brindiamo, che una bella birra bagni le nostre ugole”. Sono modernizzazioni che si impongono, è la volta buona. Anzi a pensarci, l’Inno per l’Italia di oggi lo possiamo prendere pari pari da una nazione vicina. Recita più o meno così : Dio salvi la nostra graziosa Regina, viva a lungo la nostra nobile Regina, Dio salvi la Regina, mandala vittoriosa, felice e gloriosa a regnare a lungo su di noi”. E non venitemi a dire che noi non ce l’abbiamo, una regina.

di Maria Giovanna Maglie.