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Regioni

COSA FANNO QUESTE REGIONI ?

Eleggibilità, non eleggibilità: a casa o ancora appollaiati sugli scranni di Palazzo Madama, questi senatori in ansia da ricollocamento ? Si attende, con la sperimentata pazienza della nostra gente, una conclusione dell’ennesimo stanco balletto. Tutto questo mentre, a getto continuo, i marci bubboni della corruzione scoppiano, qua e là, e, a sorpresa (mica tanto), tornano alla ribalta i vecchi nomi dei “mariuoli”, contabili truffaldini della Prima Repubblica, o meglio, della Repubblica di sempre.

Molti di noi non erano ancora nati, quando , in questo strano Paese, all’inizio degli anni sessanta, per completare l’opera di disgregazione cominciata con la istituzione delle Regioni a Statuto Speciale, si diede mano alla creazione di un sistema di autonomie territoriali in tutte le altre Regioni d’Italia; un’operazione voluta dalla componente sinistra della Democrazia Cristiana, con l’appoggio trasversale degli altri partiti del famigerato “arco costituzionale”. Poche voci , si alzarono, in Parlamento e nelle piazze, per bloccare questa inutile operazione, a mezza strada tra un federalismo mangia soldi ed una localistica democrazia , a ben vedere, buona soltanto per una proliferazione di parlamentini e governucci da campanile. Erano le voci e le le proteste di quella parte sana della società d’allora ad opporsi alla costruzione di un castello , edificato contro gli interessi della comunità, ma il buon senso e perché no, la lungimiranza non ebbero effetto sui calcoli economici di una maggioranza non incline a salvaguardare le vere esigenze del nostro Paese.

Coloro che si batterono per impedire la frammentazione amministrativa d’Italia furono, loro malgrado, buoni profeti,si, ahimè, di sventura, dal momento che le paventate negatività tutte si sono verificate. Dopo cinquant’anni di regionalismo possiamo constatare di quella dannosa operazione: peggiorato l’abbandono di tante parti della Penisola, accentuate le differenze regionali tra nord e sud, generata una sottocasta di potentati locali, più incline a depredare che ad amministrare, continui contenziosi con il Governo Nazionale, proliferazioni delle aziende partecipate, improduttive se non per le tasche di selezionati affaristi locali. In tutto questo indebito arricchimento si è agito affinchè il cittadino onesto rimanesse escluso dai grandi giochi del potere, solo elettore e raramente eletto.

Alessandro Benini


Alessandro P. Benini

Esperto di Finanza e di Storia dell'Economia.