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Ridurre la pressione fiscale

È necessaria la riduzione delle aliquote ?

La recessione c’è, è un fatto,…….. e come ne vogliamo uscire se il Governo non riduce le tasse? Non intervenire sulle imposte é criminale e la flat tax è il modello da seguire.  Solo pagando meno tasse si può dare un impulso alla ripresa. Chi sostiene che non si può incrinare l’equilibrio dei conti pubblici, che non si può mettere a rischio la credibilità italiana dei mercati per l’alto debito, sta facendo contro-informazione. E chi dice che se tutti pagassero le tasse se ne pagherebbero meno sta dicendo una grande menzogna. Facendo meno di altri ministri dell’Economia, Giulio Tremonti ha provocato forse danni, ma è ingenuo o criminale non abbassare la pressione fiscale che in Italia è tra le più alte del mondo.

Logicamente,  per ridurre le aliquote fiscali occorre anche diminuire la spesa pubblica, questo è il vero problema. L’Italia invece ingigantisce il “buco” del bilancio, continuando la politica di cattiva spesa. Che credibilità può avere il Governo se non fa nulla?

Curva di Laffer alla mano [è una curva a campana che mette in relazione l’aliquota di imposta (asse delle ascisse) con le entrate fiscali (asse delle ordinate) che l’economista dell’Università della South California – USA -,  impiegò per convincere l’allora candidato repubblicano alle presidenziali del 1980, Ronald Reagan, a diminuire le imposte dirette], nel medio e lungo periodo, ridurre la pressione fiscale fa aumentare le entrate perché aumentano i redditi.  È vero che nel breve termine, con una riduzione delle aliquote fiscali, può aumentare il deficit, ma non é un dramma se porta alla ripresa e alla crescita dell’economia  È anche vero che la spesa pubblica va tagliata indipendentemente dalla manovra fiscale  e su questo non pare che ci sia una volontà del Governo.  Ricordiamoci che ogni cittadino italiano, anche i neonati, ha 30 mila euro di debiti e i cittadini non sono disposti a pagarle attraverso l’alta imposizione.  Ridurre le aliquote marginali più alte favorisce l’aumento del risparmio e degli investimenti, fattori necessari alla ripresa economica.  Intanto, 312 mila studi professionali hanno chiuso i battenti.  Veterinari, avvocati, sociologi, giornalisti, medici, dottori commercialisti e biologi sono tra le professioni che hanno risentito maggiormente della crisi  che ha portato alla chiusura del 18% degli studi professionali nel 2009.  Le professioni che fanno da traino all’economia e che nel 2008 avevano registrato incremento del fatturato di quasi 18 miliardi di euro, sono ora in crisi.
Curiosamente, il settore giuridico e economico (avvocati e commercialisti) è uno dei settori più colpiti. Nel 2009, il fatturato globale è diminuito del 43% rispetto al periodo precedente. In cattive acque anche il settore della comunicazione (sociologi e giornalisti) con un 29% di contrazione del fatturato.  Gli italiani (e anche le loro mascotte) non si possono più permettere il lusso di ammalarsi, infatti anche il settore medico (veterinari, medici e biologi) ha segnato un -32% rispetto all’anno precedente.

Ma la colpa di tutto ciò è della crisi o delle tasse troppo alte?

Un confronto tra le aliquote di Italia e Stati Uniti

Negli Stati Uniti:
Fino a 7550 euro, 10% del reddito
Da 7550 a 30.650, 755$ + 15% sul reddito eccedente
Da 30.650 a 74.200, 4.220$ + 25% sul reddito eccedente
Da 74.200 a 154.800, 15.107,50$ + 28% sul reddito eccedente
Da 154.800 a 336.550, 37,675,50$ + 33% sul reddito eccedente
Oltre 336.550, 97.653$+ 35% sul reddito eccedente
Fonte

In Italia:
Fino a 15.000 23%
sul reddito da 15.001 a 28.000 27%
sul reddito da 28.001 a 55.000 38%
sul reddito da 55.001 a 75.000 41%
sul reddito da 75.001 43%

La “no tax area” in Italia è stata sostituita dalle detrazioni per tipo di reddito, una forma di detrazione progressiva che si annulla a 55.000 euro, e che rende, di fatto,  i lavoratori dipendenti che guadagnano fino a 8.000 euro, i pensionati che percepiscono fino a 7.500 euro e gli altri redditi fino a 4.800 euro, esenti al 100%.

Bisogna però tenere conto che negli Stati Uniti la scuola è a pagamento, ed é cara, e la sanità pubblica quasi inesistente,  quindi il livello d’assistenza offerto dagli Stati Uniti non è paragonabile al nostro stato sociale. Nonostante questo, chi guadagna meno di 8000 euro l’anno paga meno Irpef in Italia che non negli Stati Uniti e chi, in Italia,  guadagna fino a 15.000 euro paga un’imposta quasi doppia che negli Stati Uniti.

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