Skip to main content

Risewise, donne con disabilità verso l’impegno e l’inclusione sociale

Si chiama “RISEWISE” (“RISE Women with Disabilities in Social Engagement”, ovvero “Progetto RISE Research and Innovation Staff Exchange – Donne con disabilità verso l’impegno e l’inclusione sociale”) il progetto scientifico quadriennale di ricerca e innovazione, promosso e coordinato dall’Università di Genova e finanziato con fondi europei. Presentato lo scorso 22 e 23 settembre a Roma “Risewise”, che coinvolge vari interlocutori italiani e di altri Paesi europei, costituisce una vera e propria sfida alla società contemporanea, puntando a cambiare le pratiche di inclusione sociale e a rendere disponibile anche alle donne con disabilità una “vita normale”, fatta di lavoro, istruzione e famiglia e quanto fanno tutte le donne nella loro vita quotidiana.
Questa – spiega la responsabile scientifica Cinzia Leone – è un’iniziativa all’avanguardia, per quanto riguarda donne, ricerca e disabilità, un’occasione importante per l’Università e anche per la sottoscritta, di fare ricerca e aiutare in un campo dove c’è tanto bisogno e molto disinteresse. Le donne e i ricercatori coinvolti nell’attività di studio, anche uomini, faranno visite presso le Università e le Piccole e Medie Imprese che partecipano al progetto tra Italia, Austria, Svezia, Spagna, Turchia e Portogallo, implementando buone prassi e apportando possibili migliorie per la loro vita sociale, lavorativa e familiare. Tutto quanto sopra attraverso lo scambio di periodi medio-lunghi di visite presso i partner che partecipano al progetto”.
Il progetto, infatti, baserà tutta la sua attività, ma anche la sua forza, sugli scambi di personale che avverranno nei prossimi quattro anni e che avranno una durata minima di un mese. Le donne disabili, quindi, non saranno solo l’oggetto dello studio e del progetto, ma ne saranno le principali artefici. Guideranno il partenariato verso l’osservazione delle migliori pratiche e definiranno con i ricercatori i modelli da proporre come prototipi di vita positiva per le donne disabili stesse. Terranno seminari e interverranno a workshop.
Un aspetto importante sarà poi quello della pressione mass-mediale e nei confronti dei policy maker nei vari stati delle organizzazioni in RISEWISE e a livello europeo. Alcune organizzazioni sono poi già attive in comitati internazionali di rilievo e presso l’ONU. L’importanza del progetto è evidenziata anche dai dati sulla disabilità che, solo in Italia, segnano tra i 3 e i 4 milioni (a seconda dei dati Istat o Censis – 2015) di casi, rappresentando una percentuale fra il 5% e il 6,7% della popolazione italiana. Le donne disabili subiscono discriminazioni in ogni ambito della vita quotidiana e sono più emarginate anche rispetto agli uomini con handicap, che sono numericamente inferiori. Hanno infatti maggior difficoltà a trovare un impiego, ad accedere alle cure sanitarie e a integrarsi nelle attività sociali. Le donne con handicap fisico inoltre non hanno accesso all’istruzione come gli altri. I rapporti pubblicati dall’Agenzia europea per esigenze particolari e Integrazione Scolastica, infatti, richiamano l’attenzione sulle condizioni delle persone che vivono con disabilità. L’istruzione rappresenta il primo passo per l’inclusione sociale, eppure il 60,9% dei bambini disabili frequenta scuole o classi speciali, che portano a una condizione di disuguaglianza non solo nell’istruzione -non permettendo l’accesso a un livello di formazione superiore, come Università e Master- ma anche nel mondo del lavoro: in Europa sono 65 milioni le persone con handicap e di queste l’80% è disoccupato. A parità di contesto sociale ed educativo, le donne disabili hanno minori opportunità rispetto agli uomini ugualmente disabili, e questa disparità si registra in ogni settore occupazionale d’Europa.
Quello di Roma è stato il primo di una serie di incontri relativi agli scambi di esperienze e competenze e il lavoro comune che avverranno durante le visite all’interno del partenariato. Il prossimo meeting del progetto si terrà a Stoccolma nell’aprile 2017 (durante un grande evento, gli Accessibility Days, organizzato da Funka Nu, impresa partner del progetto) e quello successivo a Genova, in occasione di un grande workshop internazionale che l’Università degli Studi di Genova, con la coordinatrice del progetto e il team genovese andranno ad organizzare nel settembre 2017. Dal punto di vista strettamente tecnologico l’ateneo genovese si occuperà di trovare soluzioni concrete perché le ICT (Informatic and Comunication Tecnologies) possano essere utili e abilitanti, durante ogni azione quotidiana, per le donne disabili.