SERVIZI di INTELLIGENCE e il “Cossiga Pensiero”
CONFERENZA dell’ Ambasciatore GIORGIO BOSCO su:
“SERVIZI e ATTIVITA’ d’ INFORMAZIONE e CONTROINFORMAZIONE, CON IL PUNTO DI VISTA DEL PRESIDENTE FRANCESCO COSSIGA”
a cura di Riccardo ABBAMONTE
e note di Giuliano MARCHETTI
Con questa conferenza, martedì 3 maggio, presso la FONDAZIONE EUROPEA DRAGAN in Roma, nell’ambito delle riunioni di approfondimento sui servizi d’intelligence, l’Ambasciatore GIORGIO BOSCO ha ultimato il ciclo di incontri, per l’anno accademico 2010 – 2011.
E’ poi seguita la cerimonia per la consegna degli attestati di partecipazione ai partecipanti degli incontri, organizzati dalla Fondazione Dragan in collaborazione con l’Unità di Documentazione storico-diplomatica del Ministero Affari Esteri, l’Istituto Affari Internazionali, l’Institute for Global Studies, il Centro Universitario di Studi Strategici (Università di Firenze) e l’Istitut d’Etudes Européennes (Université de Bruxelles).
Nella sua introduzione GUIDO RAVASI, segretario generale della Fondazione, ha annunciato la conclusione del ciclo di 18 conferenze sull’intelligence che ogni martedì si è svolto presso la sede dell’associazione, suscitando molto interesse in un pubblico attento e qualificato. Egli ha affermato che oggi vi è consapevolezza che l’intelligence ha una funzione strategica essenziale e che essa deve prefigurare i futuri scenari politici mondiali, essendo il punto cruciale della lotta per il potere. Tali conferenze hanno offerto un contributo importante per diffondere la cultura dell’intelligence, per sviluppare un dibattito e aumentare il consenso a favore di un settore strategico fondamentale per gli interessi dello stesso paese. Avere un’intelligence efficiente equivale infatti a difendere le istituzioni democratiche del paese.
IOSIF COSTANTIN DRAGAN ha voluto iniziare nel lontano 1967 in questa stessa sala il suo ciclo di conferenze e, se potesse essere oggi presente, avrebbe ampio motivo di soddisfazione per quanto è stato fatto. Gli atti di questi incontri saranno successivamente pubblicati in un volume, dato che costituiscono un’esperienza entusiasmante e costruttiva, con un programma, iniziato da ben 11 anni, con un bilancio per la Fondazione senz’altro positivo.
L’Ambasciatore GIORGIO BOSCO, ministro plenipotenziario dell’Ambasciata d’Italia e responsabile delle questioni internazionali della “Lega per i Diritti dell’Uomo”, ha lavorato in quattro continenti, sviluppando attività accademiche in tutto il mondo. Nel suo intervento ha ribadito che l’intelligence fornisce una raccolta di informazioni per l’interesse della difesa dello Stato. I pericoli maggiori oggi vengono dal terrorismo interno e da quello internazionale.
Nel primo caso si possono ricordare le famigerate Brigate Rosse, mentre il terrorismo internazionale risale a un’epoca anteriore alla seconda guerra mondiale, quando venne infatti approvata dalla Società delle Nazioni una convenzione contro il terrorismo. Questo in effetti ha avuto una pausa negli anni ’50, malgrado all’epoca la situazione internazionale fosse tutt’altro che tranquilla. Poi sono iniziati negli anni ’60 i dirottamenti aerei. Furono allora concluse convenzioni internazionali contro i sequestri di navi e di aerei, ovunque considerati crimini da perseguire, sia procedendo direttamente in giudizio contro i loro autori, sia estradando questi ultimi verso altri Stati. Alle Nazioni Unite non si è invece riusciti ad approvare un testo comune contro il terrorismo, dato il dilemma della distinzione tra “terroristi” o “combattenti per la libertà”.
L’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, a detta dell’Ambasciatore Bosco, aveva dedicato la vita a questa battaglia. Eletto il 3 luglio 1985 al Quirinale, fu molto attaccato alla causa della Repubblica e nel corso della sua presidenza inviò alle Camere un messaggio di ben 80 pagine sulle disfunzioni del paese, che venne però naturalmente presto archiviato. Cossiga fu considerato all’epoca un autentico picconatore, ma gli fu riconosciuto grande acume politico e senso dello Stato. In politica si considerava in cattolico liberale. Egli infatti non ha vissuto la fede in maniera privatistica, ma come impegno per il bene comune. Allorché il Partito democratico della sinistra lo mise in stato d’accusa per il caso “Gladio”, la cosa finì in una bolla di sapone, in quanto Gladio fu solo uno strumento di difesa contro una eventuale sollevazione filo-comunista, di cui allora c’erano estesi timori, dato il ritrovamento di numerose armi seppellite al Nord dai partigiani comunisti ed il sospetto dell’esistenza di altri arsenali.
Cossiga diede invero a suo tempo un giudizio severo della Costituzione italiana [*], uscita a suo dire da un compromesso tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista, con la partecipazione in posizione subordinata dei laici e dei partiti minori, tanto che dal punto di vista tecnico egli la considerava una delle peggiori dell’Europa del dopoguerra. Oggi invece essa è molto mitizzata, specie dai partiti del centrosinistra, eredi diretti della classe dirigente dell’epoca. Nessuno in fondo oggi ne vuole cambiare i principi fondamentali, ma dopo tanti anni essa andrebbe sicuramente svecchiata in tanti punti, che sono ormai divenuti anacronistici e fuori dal tempo.
Tornando a Cossiga, il suo senso dello Stato e la sua fedeltà alle istituzioni furono ammirevoli. Tra le altre cariche svolte, come la Presidenza del Consiglio e la guida del Ministero dell’Interno, egli fu anche ministro della Funzione pubblica e presidente della LIDU, suscitando ovunque vasti consensi. L’uomo non serbava rancori e tra l’altro insegnò all’università, studiando le grandi rivoluzioni e i documenti storici che ne scaturirono. Egli ripose grande attenzione alle tematiche dell’intelligence, sempre interessato alle nuove tecnologie elettroniche d’avanguardia. In Italia l’intelligence fu disciplinata nel 1977 e poi nel 2007, con la legge 124. Le strutture dell’intelligence dovrebbero essere al servizio dei cittadini e non del potere, come sovente avvenuto nel nostro paese. In Italia in effetti i servizi non hanno mai goduto di molta stima. C’è solo da sperare che la consapevolezza della loro importanza vada aumentando col passare del tempo.
Secondo il Cossiga Pensiero, per “servizi segreti” si intendono gli apparati che svolgono attività informativa con mezzi non convenzionali. A suo parere occorreva tutelare i servizi italiani e non rendere pubbliche le loro modalità, il che può sfociare in un conflitto da risolversi presso la Corte Costituzionale. Quali sono dunque a questo proposito i principi più importanti da rispettare? La sentenza del 2009 della Corte Costituzionale, alla fine, ha sostenuto che è la sicurezza dello Stato a dover prevalere su tutto il resto. Le attività dei servizi si dividevano, sempre a suo parere, in: ordinarie e straordinarie; difensive e offensive; esterne e interne.
Il presidente Cossiga aveva bensì intuito che occorreva una riforma per porre i nostri servizi al livello di quelli degli alleati. Così il recente articolo 6 della legge 124 del 2007 ha istituito l’AISE contro le minacce provenienti dall’esterno e l’articolo 7 l’AISI contro le minacce provenienti dall’interno. Questo peraltro è il modello classico dell’Occidente, anche se in pratica è difficile mantenere separate le due cose. Le due agenzie possono infatti operare fuori dall’ambito assegnato ed esse devono collaborare tra loro in virtù di un coordinamento e un raccordo superiore.
La parola intelligence non ha una precisa traduzione in italiano: essa è sinonimo di spionaggio e controspionaggio e ha varie fasi, compresa la diffusione di notizie false per confondere il nemico. Nel periodo della guerra fredda ci sono state attività segrete, sovversione, sabotaggio, diplomazia occulta con governi non riconosciuti come quello della Repubblica democratica tedesca. Ai tempi della guerra fredda ad esempio non si potevano avere rapporti ufficiali con la Cina Popolare, e tutto allora faceva capo al consolato a Hong Kong.
Cossiga era conosciuto all’estero dai servizi segreti al punto da essere denominato in codice “Cesare”. Oggi nel mondo ci sono vari servizi segreti. Negli Stati Uniti l’Fbi e la Cia, nel Canada c’era la famosa Polizia a cavallo. Tutti recentemente si sono evoluti in servizi di interesse generale, che riguardano anche l’attività economica, la vita scientifica e la ricerca. Cossiga conosceva bene i servizi degli Stati comunisti, dove a capo di tutto vi era in Unione Sovietica un unico ente come il KGB, assieme al GRU, con compiti prettamente militari. In Italia tutto fa invece capo alla Presidenza del Consiglio, ove ad alto livello si incrociano informazioni, comunicati e quant’altro. La filosofia consigliata da Cossiga per l’intelligence era di usare metodi non convenzionali, in cui i fini devono prevalere sulla legalità formale dei metodi, per cui tutto deve risalire alla politica, nell’ambito di una strategia decisa appunto in quella sede.
Il professor Guglielmo Negri, a suo tempo consigliere di vari presidenti della Repubblica, raccontava nelle sue memorie, relative agli anni 1972-87, delle dimissioni di Cossiga da ministro dell’Interno dopo l’affare Moro. Più tardi Cossiga formò il suo primo governo sotto la presidenza di Pertini, che apprezzava la sua ottima conoscenza dell’amministrazione e il suo grande senso dello Stato. Nell’agosto del 1986, da Presidente della Repubblica, aprì il problema del comando delle forze armate al tempo della prima guerra del Golfo. Nel giugno 1991 lanciò un messaggio al Parlamento sulla futura riforma istituzionale. Prima della scadenza del termine del suo mandato egli dette le dimissioni anticipate con un messaggio alla nazione. Uomo solo e combattuto, cercò invano di far rinnovare le istituzioni dalle forze politiche allora al potere. Scrisse in seguito il libro “Parole inutili (forse)” per spiegare la vicenda relativa alle sue misteriose dimissioni. In tutta la sua vita politica Cossiga fu ispirato da un alto senso dello Stato. In Italia purtroppo oggi c’è un senso dello Stato molto relativo e spesso il terrorismo è servito per attivare iniziative di carattere politico.
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INTERVISTA all’Ambasciatore GIORGIO BOSCO e al Segretario della Fondazione Europea Dragan GUIDO RAVASI
D) Lei, come ambasciatore, ha avuto esperienze più in alto di noi comuni mortali: come mai in Italia, al contrario che negli Stati Uniti, in Francia e in Inghilterra, i servizi non sono mai stati tenuti in alta considerazione e anzi gli sono stati imputati i peggiori misfatti?
AMBASCIATORE BOSCO: “Effettivamente questo atteggiamento era stato notato anche da Francesco Cossiga nei suoi libri e nei suoi scritti, in cui diceva che in Italia manca la cultura dell’intelligence, anche perché purtroppo i servizi, invece di difendere lo Stato e la Repubblica da pericoli interni ed esterni, spesso sono stati destinati a raccogliere informazioni su questo o quel personaggio, per cui da noi ancora non c’è quella stima generale che circonda altri servizi esteri come ad esempio la Cia negli Stati Uniti. C’è da dire che, accentuandosi i pericoli internazionali, questo atteggiamento dovrà sicuramente essere cambiato perché non si potranno sventare certi pericoli senza i servizi”.
D) Ma a cosa risale tutto ciò, in Italia è stato così sin dall’inizio o è invece una cosa più recente?
“L’intelligence in Italia è nata ex novo dopo la dittatura. Prima c’era stata l’Ovra, per cui l’intelligence repubblicana ha avuto un inizio faticoso. L’Ovra, durante il ventennio fascista, era un organismo che incuteva timore al cittadino, e queste sono cose che restano nella memoria, tanto che la gente ancora oggi non vede i servizi di informazione come istituiti per la difesa della comunità in cui vive; questa percezione ancora non esiste e bisogna auspicare che si formi al più presto”.
GUIDO RAVASI: “In Italia mancano dei momenti e delle opportunità per creare e per diffondere una cultura dell’intelligence. Noi come Fondazione Europea Dragan abbiamo cercato con questo primo ciclo di conferenze di venire incontro a queste esigenze, e in questo siamo venuti incontro alle esigenze molto sentite dalla cittadinanza, dagli operatori della polizia, dai carabinieri, dalla guardia di finanza e dai funzionari dei Ministero degli Interni. Poi nella società italiana negli ultimi 50 anni ci sono stati episodi poco chiari, che hanno contribuito a diffondere purtroppo queste idee”.
D) Lei ci può dire in due parole lo scopo di quello che state facendo come Fondazione Europea Dragan?
“La Fondazione è stata fondata a Palma di Maiorca nel 1968, anche se la prima attività in questa stessa sede risale al 1967; nel marzo del 1950 Dragan aveva creato il “Bulletin Européen”, perché credeva e voleva operare a livello culturale europeo. Nel 1970 gli presentò al Consiglio d’Europa un progetto per l’unità culturale europea e nel corso degli anni la Fondazione ha sviluppato interessi culturali vari. Con la casa editrice NAGARD (che come si può notare è l’inverso di Dragan) abbiamo pubblicato volumi e periodici relativi alla Fondazione.
Noi abbiamo fondato ben 14 periodici, alcuni hanno avuto un’attività breve, altri sono in auge dal 1950, come il “Bulletin Européen”.
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“NOTE a MARGINE”
di Giuliano MARCHETTI
FRANCESCO COSSIGA, pur se considerato un Grande Presidente, a mio personale giudizio, nel suo curriculum politico presenta varie zone d’ombra anche se, in confronto ad altri Presidenti ha dimostrato senz’altro un certo notevole spessore, come del resto si evince dalla conferenza dell’Ambasciatore Giorgio Bosco.
Sempre a mio giudizio, va recriminato il suo comportamento – quale Ministro degli Interni – nelle indagini sulla tragica morte di Giorgiana Masi nel maggio 1972 durante una manifesta-zione a Roma. Ma ancor più va condannato il suo giudizio a caldo – quale Presidente del Consiglio – sulla strage di Bologna, nell’agosto 1980, ove gli autori dovevano essere obbligatoriamente collocati in una ben definita area politica, nonostante le successive e troppo tardive “pubbliche scuse”, come Presidente della Repubblica.
D’altra parte quelli erano gli anni in cui sui muri di molte città campeggiavano le scritte “uccidere un fascista non è reato !”, senza mai venire rimosse dalle (in)competenti autorità di ogni ordine e grado (Vigili Urbani, Prefetture, Digos, ecc.)
[*] Per quanto riguarda invece i “severi giudizi” del Presidente Cossiga sulla Costituzione Italiana, non posso che non essere d’accordo e, ai cortesi lettori eventualmente interessati a tale tematica, desidero segnalare (sempre su questo sito – nella sezione “Ultimo Numero” marzo/aprile), l’articolo “Riformare la Repubblica ed il sistema tributario” ove, oltre a varie argomentazioni, vengono riprese le tesi del Prof. Gaetano Rasi esposte sul suo ultimo libro “Verso una Terza Repubblica”.
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