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Sì o No… non interessa

 ABCnews Europa – agence européenne de presse

Stefano Surace: Sì o NO non ha importanza…
Segue, a margine, una diversa presa di posizione da parte della Consul Press 
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…quel che conta è che la cosiddetta Costituzione italiana è tutta da buttare, non essendo in realtà né funzionale né democratica, anche se certi ambienti la proclamano grottescamente… “la più bella del mondo” (!!!) In effetti per essi va perfettamente bene così com’è, facendo ben comodo per i loro sistematici abusi. Ed ora la modifica che si vorrebbe sancire col “Sì” in questa specie di referendum del 4 dicembre non fa che peggiorarla ulteriormente.

stefPer rendersi conto che la Costituzione italiana non è democratica – ha dichiarato il Maestro STEFANO SURACE ad ABCnews – basti considerare che non solo non garantisce la libertà di stampa, ma neanche la nomina neppure nel famoso articolo 21… Articolo il quale afferma infatti solo che “tutti hanno il diritto di manifestare il loro pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione”, quindi anche attraverso la stampa, che quindi “non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Ma con ciò si attribuisce semplicemente una libertà di espressione a tutti i cittadini, che quindi hanno la facoltà di esprimere quel che pensano anche attraverso la stampa. Tuttavia la libertà di stampa è cosa ben diversa: è la funzione della stampa non solo di esprimere quel che pensano i cittadini, ma soprattutto di informarli su ogni questione di interesse pubblico, visto che ad essi appartiene la sovranità in un paese democratico. Ed in particolare informarli sui comportamenti di coloro che ricoprono incarichi pubblici, elettivi o no.

Si tratta dunque di una funzione di controllo che costituisce la garanzia fondamentale per un corretto funzionamento delle istituzioni democratiche, a salvaguardia degli interessi dei cittadini e della loro sicurezza. Pilastro quindi della democrazia, in carenza di libertà di stampa qualsiasi democrazia non potendo che degenerare in tempi brevi. Come in Italia.

E’ così che una democrazia degenera… E non è che ci sia solo questa “omissione” della libertà di stampa nella Costituzione italiana… vi è una generale mancanza di norme tali da consentire efficacia e tempestività di azione ai vari organismi istituzionali: Presidente della repubblica, governo, Parlamento, giustizia e le altre istituzioni ai vari livelli. Trovandosi in effetti infarcita di norme lontane anni-luce da quelle contenute nelle Costituzioni ben collaudate delle altre nazioni occidentali. In pratica non si precisa chi è responsabile di cosa, per cui ogni dirigente o semplice funzionario agisce come meglio gli pare, affibiando ad altri le proprie responsabilità, in un grottesco scaricabarile con conseguente caos generale. E con la caduta del potere effettivo nelle mani di cricche, “caste” più o meno occulte che lo usano per interessi in larga parte inconfessabili. E così si assiste in Italia a fenomeni inconcepibili in qualsiasi altro paese occidentale.

Mancano garanzie fondamentali – Tanto per fare un esempio, nel settore della giustizia dovrebbe essere attuata una garanzia fondamentale esistente in tutti i paesi occidentali salvo, guarda un po’, in questa Italia “culla del diritto” ma che ne è divenuta la tomba. La garanzia che non debbano emettersi condanne in absentia – cioè senza che l’accusato sia presente al processo – per il principio fondamentale del diritto ne damnetur absens : non si deve condannare un assente. O comunque, se al limite una condanna sia stata emessa, non dev’essere dichiarata definitiva ed esecutiva. Sicché se in seguito il “condannato” è presente (poiché presentatosi volontariamente o catturato dalle forze dell’ordine) bisogna imperativamente rifargli il processo in sua presenza. Ebbene in Italia questa garanzia ben fondamentale non esiste, col risultato che in galera c’è un sacco di gente che vi si trovano per anni senza senza essersi potuti difendere e senza aver mai visto i giudici che li hanno “condannati”.Di conseguenza le richieste formulate dall’Italia ad altri paesi per ottenere l’ estradizione di “condannati” in quel modo (in “contumacia”) ma riparati all’estero, vengono puntualmente rigettati, con grande scorno per la Penisola.

Eclatante ad esempio il caso di Cesare Battisti che il Brasile rifiuta di estradare in Italia benché “condannato definitivo”… ma appunto “in contumacia”. Altra grave mancanza, sempre nel campo della giustizia: in Italia dovrebbe essere garantito, come in tutti paesi democratici, che nei processi penali i rappresentanti dell’accusa (i PM) debbano essere ben separati, anche come categoria, dai giudici, escludendo fra l’altro che un PM possa passare a giudice o viceversa. E garantendo che nei processi i PM si trovino allo stesso livello dei difensori.

Distruggono chiunque vogliano – Invece in Italia esiste questa “intercambiabilità” fra PM e giudici, col risultato fra l’altro che i PM agiscono senza alcun controllo, usando sovente la loro funzione per annientare l’immagine e la reputazione di validi cittadini (politici non condizionabili, dirigenti, imprenditori, giornalisti “sgraditi” alle suddette “cricche”) incriminandoli del tutto arbitrariamente per reati anche gravi. Sicché quando, in genere dopo anni, la realtà della loro innocenza vien fuori, sono stati comunque distrutti. Da notare che gli autori di questa Costituzione avevano ben previsto, all’articolo 138, che si sarebbero rese necessarie modifiche una volta messa alla prova. Essi infatti sapevano bene che per esempio gli autori a suo tempo della Costituzione americana, resisi subito conto che vi mancava proprio la libertà di stampa, si affrettarono a rimediare col famoso primo emendamento che, oltre a menzionarla e definirla, stabiliva a chiare lettere che il Congresso (corrispondente al nostro Parlamento) “non può emanare leggi che limitino la libertà di stampa”. Dopodiché già nei successivi primi due anni vennero effettuati altri nove importanti emendamenti, che in seguito divennero addirittura 27. Ebbene anche alla Costituzione italiana sono stati effettuate modifiche – ben 14 – ma nessuna, guarda un po’, che sancisca le garanzie fondamentali cui abbiamo sopra accennato, né tante altre anch’esse indispensabili che vi mancano spudoratamente, con grave danno per i cittadini e per l’immagine internazionale dell’Italia come stato credibilmente democratico.

Allora, che fare ? Orbene, stando così le cose, che fare ? Sommergere questa “Costituzione” di emendamenti che la rendano finalmente valida?  Un po’ difficile… Potrebbe allora sembrare meno complicato sostituirla risolutamente con una nuova Costituzione, elaborata in coerenza con quelle in vigore nelle altre nazioni occidentali. Come avvenne ad esempio in Francia negli anni 50… In effetti la Costituzione francese adottata subito dopo la fine della seconda guerra mondiale era peggiore perfino di quella italiana. Tanto che i governi francesi duravano in media 3 mesi, sicché oltretutto non potevano programmare a lungo termine. Di conseguenza la Francia non aveva autostrade, mentre l’Italia ne aveva; le strade nazionali francesi erano piene di buche (non a caso le auto di costruzione francese erano… super-molleggiate); per ottenere un telefono anche a Parigi o in Costa Azzurra ci volevano 3 anni, mentre a Milano lo si poteva avere in tre giorni. La Francia si trovava dunque, in questi e in altri vari aspetti rilevanti, indietro anche all’Italia.

Il caso della Francia – Ebbene nel 1958, su impulso di De Gaulle, quella Costituzione venne risolutamente sostituita con una radicalmente diversa, che quattro anni dopo (1962) venne ancora perfezionata. Nuova Costituzione la quale stabiliva fra l’altro che il presidente della repubblica veniva eletto direttamente dal popolo e durava in carica 7 anni, ed essendo dunque espressione diretta dei cittadini gli venivano attribuiti notevoli e ben chiari poteri. Fra cui quello di scegliere il capo del governo e sostituirlo se non funzionava; capo del governo che a sua volta aveva la facoltà di scegliere i propri collaboratori, cioè i ministri, e nel caso rimpiazzarli.  Insomma in questa Costituzione si trovavano specificati con chiarezza poteri e responsabilità di ciascuno avesse cariche istituzionali, per cui in caso di problemi si poteva agevolmente notare chi ne era responsabile, e sostituirlo.

Chiaro dunque che coloro che ricoprivano funzioni pubbliche avevano un forte interesse ad agire correttamente e con efficacia… Inoltre, poiché il presidente della repubblica durava in carica 7 anni – e di conseguenza anche le principali strutture dello Stato che a lui dovevano render conto avevano notevole stabilità – in Francia si poterono finalmente elaborare programmi a lungo termine… e i risultati eccellenti non tardarono. In pochi anni i Francesi ebbero una magnifica rete di autostrade e superstrade, una ferrovia ad alta velocità all’avanguardia mondiale (il TGV), i telefoni non solo venivano installati rapidamente ma disponevano dell’utilissimo Minitel (sorta di computer che permetteva a chiunque di contattare rapidamente ogni categoria di utenti) e così via… Un netto cambiamento, eppure i Francesi non erano cambiati… Il merito andava dunque alla nuova Costituzione, che aveva dato ai Francesi la possibilità di esprimere concretamente le loro capacità, prima bloccate dalla precedente Costituzione. Chiaro dunque quanto la nuova Costituzione sia stata provvidenziale per la Francia. Attualmente la durata in carica del Presidente è stata ridotta a 5 anni, ma è comunque tuttora eletto direttamente dai cittadini francesi, per cui sta a loro saperlo scegliere ben valido. Il che si è certo verificato fino a Chirac, ma meno col successivo Sarkozy  e l’attuale Hollande. Ma è tuttora in loro potere sceglier bene il prossimo…

Tuttavia in Italia… Ebbene a questo punto si potrebbe ritenere di rimpiazzare anche in Italia l’attuale Costituzione con un’altra che metta le istituzioni centrali e periferiche in grado di funzionare efficacemente sotto il controllo dei cittadini grazie a un’effettiva libertà di stampa. Ma la differenza dal caso della Francia è che lo stato cosiddetto italiano è attualmente lontano anni-luce dal poter fare ciò, trovandosi ormai in pieno disfacimento in tutti i suoi settori. Sicché l’unica soluzione che resta per certe zone (ad esempio per il territorio meridionale già prestigioso Stato delle Due Sicilie, ed anche per il Veneto già famosa repubblica di Venezia) è staccarsene decisamente con una secessione che faccia loro recuperare la tradizionale indipendenza.

Della quale erano stati derubati a suo tempo con la raffazzonata creazione dello stato cosiddetto italiano, realizzata con un vero e proprio crimine contro l’umanità che per vari aspetti perdura anche oggi: basti pensare ad esempio alla cosiddetta “terra dei fuochi”. E in effetti questo spirito di secessione sta ormai pervadendo vasti ambienti meridionali e veneti, ed è espresso in vari modi sempre più espliciti da loro esponenti assai seguìti. Emblematica al riguardo la creazione nel 2011 di un partito dal nome inequivocabile di Partito Secessionista dell’Italia Meridionale (PSIM), avente l’obiettivo specifico, precisato nel suo statuto, di “promuovere la secessione dell’Italia Meridionale dall’attuale Stato Italiano, come sola via concreta per metter fine alla condizione intollerabile in cui si trova oggi quella terra, da sempre fonte di cultura e civiltà”.

Surace 1 Diritto al distacco – Il cui statuto precisa altresì che la secessione va  realizzata in modo del tutto legittimo, in applicazione della Convenzione  internazionale sull’autodeterminazione dei popoli stipulata nell’ambito  dell’ONU il 16.12.1966, e ratificata dall’Italia con legge n. 881 del 25.10.1977,  pubblicata nel Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 7 dicembre  1977, n. 333. Convenzione la quale all’art. 1 stabilisce testualmente che “tutti i  popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi  decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il  loro sviluppo economico, sociale e culturale”. E che “gli Stati parti del  presente Patto debbono promuovere l’attuazione del diritto di  autodeterminazione dei popoli e rispettare tale diritto, in conformità alle  disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite”.

Cioè in pratica se in un certo territorio la popolazione manifesta rifiuto verso lo Stato di cui fa parte, questo Stato non solo non può opporsi al distacco di detto territorio, ma è tenuto addirittura ad agevolarlo. E, le norme di detta Convenzione sono “cogenti”, cioè prevalgono su qualsiasi norma italiana che ne sia in contrasto, come confermato dalla stessa Corte di Cassazione italiana (Cass.Pen. del 21.3.1975). Per cui in particolare il fantasioso articolo 5 della Costituzione secondo cui l’Italia sarebbe… “una e indivisibile” (!!!) si trova ad essere nullo.

Per staccarsi da questo stato criminale basta dunque che i meridionali ne esprimano la volontà. Cosa di cui sembra ormai venuto il momento. Ed anzi dovrebbe addirittura essere lo Stato cosiddetto italiano ad attivarsi e subito per far riacquistare al Sud la propria indipendenza, per scongiurare una rivoluzione violenta che sembra aleggiare. Questo partito era stato fondato appunto da Stefano Surace, l’asso del giornalismo d’inchiesta e maestro di arti marziali di rinomanza mondiale, nonché autentico eroe civile.  fin dalla sua fondazione ha suscitato vivi consensi nei più diversi ambienti, avendo evidentemente espresso ufficialmente e con chiarezza un’esigenza profonda dei meridionali.

Basti considerare che fino allora, nei confronti di qualsiasi dirigente meridionale valido, qualsiasi sua iniziativa veniva puntualmente bloccata in un modo o nell’altro, attraverso Roma, da certi ambienti del nord che da 155 anni distruggono criminalmente il Sud depredandolo metodicamente. Insomma si eliminava sistematicamente ogni dirigente valido, così da risparmiare solo quelli disposti a fare i manutengoli di quegli ambienti. Ebbene ora si assiste invece al fenomeno di dirigenti meridionali che, benché siano state perpetrate cose incredibili per bloccarli, reagiscono decisamente ed efficacemente, appoggiati dalla popolazione. Basti citare, ad esempio, Luigi De Magistris sindaco di Napoli, Vincenzo De Luca governatore della Campania, e Michele Emiliano governatore della Puglia. Sicché, di fronte a questa reazione generalizzata dei meridionali, c’è chi parla di “effetto Surace”, attribuendogli il ruolo di ispiratore e promotore…

L’inno “Secessione” – Una conferma particolarmente eloquente di questo irrefrenabile spirito ormai diffuso fra i meridionali è dato dal vasto successo di un inno “Secessione” che, distribuito su larga scala in dvd da estimatori di Surace, ha suscitando generali, entusiastici consensi e adesioni nei più diversi ambienti meridionali e non solo. Inneggiando in pura lingua partenopea, con la voce del napoletanissimo cantautore Eugenio Chartier, all’indispensabile distacco del Sud da questo stato criminale cosiddetto italiano. Nonché la creazione di una televisione denominata senza equivoci TV Secessione… Stando così le cose… forza e coraggio, nonché indispensabile compattezza fra i vari dirigenti e gruppi  meridionali, in quest’azione più che legittima e meritoria per la necessaria ed urgente secessione del Sud.

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*Il Maestro Stefano Surace è il più alto ufficiale di Ju-Jitsu del mondo, compreso il Giappone: 10 ° dan Menkyo Kaiden, membro della Nippon Seibukan Academy (Kyoto), accademia ufficiale giapponese di arti marziali, il più importante ente mondiale Budo, l’unico riconosciuto dalla UNESCO. Il Seibukan ha formalmente espresso il proprio riconoscimento per il suo lavoro a favore della formazione dei giovani. Quattro dei suoi studenti hanno vinto Coppa del Mondo di Ju Jitsu (combatte libero senza categorie di peso) nel 1993, 1994, 1997, 2004: Nicourt, Grillot, Stoppa, Perier. Questo è l’unico caso nella storia in cui il più alto ufficiale di un arte marziale giapponese non è un giapponese, ma un occidentale.

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NOTE A MARGINE del Direttore Editoriale della Consul Press – Si desidera precisare che l’articolo di cui sopra è stato pubblicato solo in quanto i temi trattati sono stati riscontrati certamente interessanti, anche se la “Linea Editoriale” della Consul Press non condivide assolutamente teorie secessionistiche, né  da parte di Movimenti del Nord come ad esempio certi particolari deliri leghisti, né da parte di Movimenti del Sud od Insulari, parimenti da rigettare, specie per quanto appare sul manifesto del P.S.I.M. !  – Ed Infatti, pur se questa Testata è disponibile ad ipotizzare accademicamente nell’ambito di seminari, convegni o tavole rotonde, sia possibili futuri scenari federalisti o macro-regionali, sia una totale e nuova ritrascizione della Carta Costituzionale – che anche noi non riteniamo assolutamente “la più bella del mondo” – va ribadito che l’Italia è Una ed Indivisibile … e tale deve restare.

E se l’Italia oggi esiste come Stato, come Nazione e come Patria – in quanto “Terra dei nostri Padri” – a prescindere da tutte le sue endemiche disfunzionalità e da alcune nostre eventuali insoddisfazioni (prevalentemente rivolte verso questo “tipo di Stato”) – bisogna doverosamente precisare quanto segue: < Il traguardo unitario conseguito al termine delle Grande Guerra non deriva solo da uno splendido “periodo rinascimentale”, seguito poi da un criticabile “percorso risorgimentale”, tra l’altro mal interpretato ed ancor peggio realizzato e gestito dal Regno di Savoia > .

INFATTI, a mio giudizio (e con buona pace per i “secessionisti” sia del Nord che del Sud) la “riunificazione” territoriale ed ideale   d’Italia si è avverata per una volontà divina, congiuntamente pagana e cattolica, insita nelle origini sacre di Roma, fin da quando Enea approdò sulle spiagge del litorale laziale.   (G.M.)