Sicurezza, tagli e nuovi sceriffi
TORNANO GLI SCERIFFI?
Finiti i soldi per la sicurezza
Sembrano trascorsi secoli da quando i governi succedutisi a Palazzo Chigi battezzavano le numerose operazioni di controllo del territorio con nomi altisonanti, del tipo “Vespri Siciliani”, “Città Sicure” e sono passati soltanto pochi anni da quando, con le campagne elettorali tutte incentrate sul problema sicurezza, si istituiva il “poliziotto di quartiere” e nel settentrione si giocava a guardie e ladri con le ronde armate di torce elettriche e fischietto, che, se qualcosa hanno controllato è stato il cortile sotto casa. Per la verità, il poliziotto di quartiere, ogni tanto, lo si incontrava ed una certa sensazione di sicurezza la infondeva, ma è stata, purtroppo, una fugace apparizione, malgrado le statistiche, sempre in negativo. Si deve, infatti, rilevare come le cifre della nostra crisi indicano, insieme al deficit ed al pil non proprio confortanti, la perdita di una quantità di servizi vitali per la comunità. Esistono paesi e città minori, importanti comunque per ubicazione sul territorio e per numero di abitanti, che hanno visto smantellare, dall’oggi al domani, l’ospedale, la scuola, la caserma dell’Arma ed il Commissariato di Polizia.
Tutto questo avviene mentre il crimine, in tutte le sue forme, raggiunge punte di pericolosità , a dir poco, preoccupanti. Lasciamo stare quello che accade nell’abitazioni delle famiglie italiane, oggi divenute luoghi pericolosi(percosse, sequestri di persona, ferimenti, omicidi, infanticidi), per sottolineare l’esponenziale incremento dei reati, a cominciare dai furti in appartamento alle rapine nei centri commerciali e nelle farmacie, dagli scippi sempre più cruenti, alle sparatorie tra bande rivali. L’attacco armato nelle abitazioni e non solo quelle isolate è salito in tre anni, del duecento per cento, mentre il furto con scasso ha raggiunto il traguardo del centoquattordici per cento di incremento nell’arco degli ultimi cinque anni.
A tutto questo lo Stato risponde con la chiusura , entro la prossima estate, di 267 uffici di Polizia, compresi i presidi della polizia postale, Ferroviaria e Stradale. Per completare l’opera, anche l’Arma dei Carabinieri, secondo quanto pubblicato in marzo dall’Unità, si appresterebbe a chiudere ben duecento caserme.
Tornano, dunque, i fantasmi di un brutto passato, con l’abbandono dell’Italia ad ogni sorta di crimine. La globalizzazione, con tutte le negatività introdotte in un Paese indebolito, moralmente e materialmente, ha prodotto una internazionalizzazione della delinquenza, che, nel nostro Paese, ha trovato un porto sicuro. Leggi e norme permissive, la parcellizzazione delle responsabilità e l’alto grado di garantismo hanno fatto da polo d’attrazione per i malviventi di tutto il mondo, che, a casa nostra, hanno trovato, rispetto agli altri Paesi dell’Unione, un terreno fertile per compiere reati nell’impunità quasi totale.
L’indebolimento dei presidi della Polizia Stradale, ad esempio, significa allargare le maglie del filtro dei controlli , non solo delle infrazioni al Codice della strada, ma una minore possibilità di identificazione dei malfattori che transitano sulle nostre strade ed autostrade.
Insomma, su 110 province, 101 saranno private di caserme e posti di Polizia a scapito della sicurezza di tutti. I Sindacati degli agenti, nel protestare per i pesanti tagli all’organico, individuano nel numero delle sette Forze di Polizia italiane le difficoltà di razionalizzare i compiti e di accentuare la collaborazione tra gli operatori della sicurezza.
Rimane, tuttavia, l’emergenza nelle regioni, nessuna esclusa: non solo si chiudono le caserme, ma il “turnover”bloccato non consente di rimpiazzare i dipendenti andati in pensione: su dieci agenti posti a riposo, soltanto due vengono sostituiti. Questa realtà genera paura e la paura spinge ad agire in proprio, l’acquisto di armi per difesa personale ne è una prova eloquente. E visto che, ogni due minuti, una casa viene visitata dei ladri, la gente, sempre di più è spinta ad usare queste armi. L’elenco dei morti ammazzati per mano di nostri concittadini aggrediti e derubati cresce di mese in mese: da Recanati, dove un ladro albanese è stato ucciso mentre svaligiava la casa di un imprenditore, a Caserta, dove un agricoltore ha ucciso a fucilate un altro albanese sorpreso a rubare, da Roma dove un pensionato ha ferito a morte un rapinatore romeno, a Napoli, dove un giovane vittima di una rapina, ha inseguito in auto ed investito il rapinatore, uccidendolo, è tutto un susseguirsi di episodi che danno la misura dell’attuale clima. Ritornano, per l’ignavia di chi per tagliare le spese, espone la popolazione ad una difesa “fai da te”, gli sceriffi, fautori della legge del taglione, nuovi giustizieri di un Paese senza giustizia.
Alessandro P. Benini