Un deprecabile “sistema bancario”
UNA DENUNCIA AL SISTEMA BANCARIO, da parte di un Imprenditore *
L’argomento è forte e dirompente: il Sistema Bancario attualmente vigente nella Repubblica Italiana non tiene assolutamente conto del finanziamento a scopo imprenditoriale, dirò di più, ormai non sono più sufficienti le garanzie tradizionalmente note, come le ipoteche sugli immobili, per ottenere un finanziamento. Ciò in quanto, a seguito della caduta verticale del prezzo e del sistema economico immobiliare, le stesse garanzie da tempo non rappresentano più una sicurezza dal punto di vista dello sportello bancario, poiché soggette a rapide e franose svalutazioni. La favola del finanziamento all’impresa, regolata dall’idea di realizzare qualcosa che potrebbe avere senso in un qualsiasi tipo di mercato, è rimasta tale. Il concetto anglosassone di premiare l’idea e quindi il progetto di un’impresa da noi non ha mai preso piede e tanto meno ora, sia a causa di questa crisi ormai cronica, che per un freno di natura psicologica che attanaglia tutti i settori della produzione inibendo qualsiasi, anche timida, ripresa dei consumi.
C’è da aggiungere che in quelle rare situazioni dove un’impresa può essere finanziata, viene raramente concesso un plafond appena pari al 60% delle garanzie offerte e periziate. Parlando di edilizia, il meccanismo diventa talmente elefantiaco, che stronca i buoni presupposti anche del più grande sognatore positivista della classe imprenditoriale, perché, per superare tutti gli ostacoli retti dal sistema Basilea 2 e Basilea 3, l’imprenditore dovrebbe avere sempre a disposizione uno staff tecnico di avvocati, commercialisti e professionisti del settore da fare invidia ad una multinazionale. Guai poi ad inciampare in una “rata non pagata, magari per una lavatrice qualche anno prima”; a quel punto sale in cattedra un vera corte di inquisizione e poi sul campo un vero plotone di esecuzione … e addio pratica di fido !
Il povero malcapitato immediatamente si trova come “accusato” sul banco degli imputati, quindi subentrano Gerit ed Equitalia, per cui gli avvocati dovranno ora essere utilizzati non per agevolare la concessione del prestito inizialmente e malinconicamente richiesto, ma piuttosto per uscire il più velocemente possibile e, purtroppo, non senza dolore dalla situazione scaturita proprio dalla richiesta di affidamento. Chiaramente si sta parlando del piccolo imprenditore, quello che non ha cautele di sorta, né tantomeno paradisi fiscali da dover proteggere o difendere, quello che rischia la propria casa e la propria impresa, magari dopo 30 anni di lavoro fatto spesso di privazioni,con sabati e anche qualche domenica passata al lavoro. Il rischio più grosso è anche dettato dal fatto che, viste le condizioni, nessun “trentenne” potrà o vorrà tentare l’avventura di un percorso imprenditoriale o professionale in questa italica landa desolata, così ridotta dalla politica, dalle istituzioni e dai soliti “Furbetti del Quartierino”.
Infatti, chi fa parte della generazione dei trentenni ed ha intenzione di aprire un’impresa, magari supportato da una buona testa e grandi idee …. che fa? va all’estero ! Ormai non tenta neanche un approccio per testare il terreno e, secondo la propria predisposizione, pensa direttamente in quale parte del mondo esportare le proprie idee; ciò sta divenendo una prassi comune per giovani imprenditori, manager, professionisti, ricercatori, consigliati in tal senso anche dai propri padri.
Questo è il quadro tremendamente attuale; ricollegandoci, quindi, all’assenza cronica dello Stato e all’ostracismo consolidato dal sistema bancario, che in uno stato ormai autoreferenziale, non ha bisogno di investire in finanziamenti, prestiti, mutui …..troppi rischi ! E’ più facile prendere i soldi dalla BCE e comprare titoli di Stato, guadagnare facilmente e rapidamente, naturalmente e sistematicamente con il placet del Governo di turno in carica.
E qui sta forse la gravità più grande di questo problema.
Volendo dividere per fasce d’età la tipologia media del piccolo imprenditore o anche del piccolo professionista, si parla sempre di un settore molto presente nel panorama nazionale e che, per certi versi, gestisce una buona parte dell’economia su cui si basa il sistema Italia. Potremmo dire che i soggetti over 50 – quindi magari con 20-25 anni di esperienza lavorativa – purtroppo possono solo tentare di sbarcare il lunario anno per anno, tenendo duro, aggiornandosi e riducendo all’osso il trend crescente dei costi, cercando di fronteggiare una valanga di imposte di tributi statali, bancari e/o balzelli di ogni genere e natura, con la paura della fine, sempre dietro l’angolo.
Io personalmente non conosco un imprenditore che abbia avuto la fortuna di avere un finanziamento per la propria impresa, almeno negli ultimi 20 anni …. chi ricorda, a tal proposito, la Legge Angelini?.
La fascia di età dei 30-35 anni ormai, invece, non si metterà proprio in gioco, facendo quindi saltare una tappa generazionale che fino ad ora si era succeduta, abbastanza regolarmente dal dopoguerra in poi, con piccoli o magari decisi ammodernamenti.
Dal 10 marzo 2015 la BCE dovrebbe, praticamente, iniziare a finanziare tutto il nostro sistema bancario per 60 mld di euro al mese fino a tutto il 2016…. lo scopo sembrerebbe chiaro: quello di vincere la deflazione. Dato che lo spread è ora sotto quota 100, cosa servirà ancora per far si che – di nuovo, o forse per la prima volta – il nostro sistema bancario cominci a finanziare l’impresa? La piccola impresa naturalmente, perché la grande, come già detto più volte, viaggia ad altezze diverse e con possibilità non compatibili.
Si cominciano a definire i primi paletti circa le modalità di accesso a tali finanziamenti e la stampa – a qualunque ceppo politico appartenga – ne ha già fatto menzione, forse in maniera superficiale: le imprese più meritevoli !!!
E’ un po’ come quando si facevano i test per essere ammessi nei ranghi degli allievi ufficiali dell’esercito, l’ultimo quiz o prova o comunque test definitivo era l’attitudine al comando, che da solo aveva il peso di tutti gli altri test fino a quel punto sostenuti e che quindi regolava tutta la prova a qualcosa di irrimediabilmente irrazionale ed a giudizio personale.
Ma cosa si intende per “imprese più meritevoli “ ???
Eh già, perché sfido quella piccola impresa che è sopravvissuta alla guerra degli ultimi tre anni, che non abbia il fatturato in calo, che non sia inciampata con Scilla (Gerit) e Cariddi (Equitalia), che non abbia qualche debito con l’INAIL, che non abbia qualche problema con il “non pronunciabile” DURC o che addirittura abbia qualche protesto, CRIF od altri incidenti di percorso. Sicuramente (si accettano scommesse) tutto verrà valutato, tranne la storia piccola o grande dell’impresa, dell’imprenditore e/o della idea di impresa della quale forse per l’ultima volta qualcuno chiederà di essere finanziato, prima della fuga, chiusura o purtroppo fallimento, che già avvengono purtroppo ormai regolarmente, anche da parte delle meno attese e attente compagini imprenditoriali.
Difficile stabilire quindi una cura, un’idea, che possa far superare questo momento ormai troppo lungo, non si parla più nemmeno delle rare “mosche bianche” dei finanziamenti europei, relegati ormai al rango di leggende metropolitane. Però concludendo questa mia la denuncia, ritengo che ognuno di noi – nel nostro piccolo – può fare tanto, cosi come la stampa può fare del suo.
Non è necessario un grande coraggio ma la semplice consapevolezza di chi governa, che la strada è finita e gli esempi li abbiamo vicini; in Europa per esempio nel campo della riqualificazione delle strutture immobiliari, dal punto di vista delle risorse rinnovabili, dei minori sprechi energetici. Sono a portata di mano e mi domando perché da noi tutto ciò non diventa un obbligo, perché lo Stato non si spende in prima persona per accedere a questi campi, che tra l’altro non sono più neanche delle novità, ormai non bastano più le detrazioni fiscali (per altro sempre troppo complicate), servono incentivi e rigore dove necessario.
E’ possibile vivere ancora il grande tema dei rifiuti, come un tabù politico sempre da scaricare sul vicino di casa, che tra l’altro ormai se ne avvantaggia pure ? Rendiamoci conto che ormai il tempo di agire, non solo è arrivato, ma da tempo superato; il nostro “made in Italy” non può morire così.
Da buon ingegnere quindi, forse per “vizio professionale”, mi piacerebbe poter proporre una soluzione. Se ognuno di noi, nel proprio piccolo facesse una piccola azione nei confronti dei media locali, regionali, nazionali ecc.., la somma di queste singole azioni, forse, porterebbe gli Organi competenti a prendere coscienza della situazione e quindi a mettere in atto precisi, seri e tempestivi provvedimenti.
* Enzo IEZZI – Ingegnere esperto in Ambiente e Territorio > ing.iezzi@studioambientesrl.com