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“Testimoninum” – la Placchetta del Pellegrino

Da Ufficio Stampa del “MUSEO del TEMPO” srl,  a cura di Donatella Gimigliano

 Archivi Vaticani della Biblioteca Apostolica:  dopo mille anni svelata la “Placchetta del Pellegrino – Testimonium”

La Sala dell’Antico Oratorio della Chiesa dei Santi Bartolomeo e Alessandro dei Bergamaschi, Arciconfraternita dei Bergamaschi, ha ospitato il 20 Gennaio la presentazione della realizzazione della replica fedele “Placchetta del Pellegrino Testimonium”, “documento metallico” datato circa anno Mille e ricordo del pellegrinaggio a Roma di ogni cristiano di cui si era praticamente  persa memoria. Sono intervenuti all’evento, coordinato da Lorena Bianchetti, S.E. Mons. Jean-Louis Bruguès, OP Archivista Bibliotecario di Santa Romana Chiesa e il Dr. Giancarlo Alteri, Direttore Emerito BAV. La presentazione è avvenuta alla presenza di S.E.R. Cardinale Raffaele Farina, Presidente della Pontificia Commissione referente sull’Istituto per le Opere di Religione, del Mons. Cesare Pasini, Prefetto BAV  e di numerose personalità religiose, diplomatiche (tra cui Ambasciatori e Consoli presso la Santa Sede).

L’antico documento storico, simbolo di devozione a metà fra il distintivo e la medaglia, rappresenta al dritto l’effige dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, individuabili in alto dalla legenda “S. PETRVS S. PAVLVS”, oggi divenuta quasi illeg­gibile, e sul rovescio (completamente liscio in origine), il logo ufficiale della Biblioteca Apostolica Vaticana e il copyright, a dimostrazione e garanzia dell’autenticità della riproduzione. L’esemplare originale proviene dagli Archivi del Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana, che per la prima volta ne ha autorizzato la replica fedele, e rappresenta un eccezionale prodotto ufficiale realizzato per il Giubileo della Misericordia.Lorena Bianchetti

La sua storia è affascinante. I “testimonium” si diffusero a Roma dal XII secolo per identificare e gratificare i pellegrini durante il loro viaggio. A realizzarli erano le officine specializzate dei “medajari” romani, fab­bricanti di medagliette devozionali. Venivano poi distribuiti dai can­onici della Basilica Vaticana ai pellegrini che li fissavano al mantello, alla borsa o al petaso (il copricapo a falde larghe da annodare sotto il mento) e li custodivano quale testimonianza del proprio pellegrinag­gio a Roma. Svelato dunque dopo circa mille anni, il Testimonium, realizzato in coedizione con Museo del Tempo in una importante azienda storica d’Italia, la Picchiani & Barlacchi di Firenze, rappresenta uno dei veri prodotti ufficiali del Giubileo Straordinario e ridiventa oggi simbolo della tradizione spirituale cristi­ana e prezioso ricordo del pellegrinaggio a Roma durante il Giubileo. www.pilgrimtestimonium.cominfo@pilgrimtestimonium.com

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L’AFFASCINANTE STORIA DELLA  “PLACCHETTA DEL PELLEGRINO”  Il documento, antico simbolo di devozione a metà fra il distintivo e la medaglia, è costituito da placchetta di forma rettangolare di mm. 36,60 x 30,20, con quattro anelli agli angoli, che mostra, al dritto, le figure in rilievo, intere e di prospetto, degli Apostoli San Pietro e San Paolo, individuati anche dalla legenda in alto (molto corrosa):  S. PETRVS  S. PAVLVS abbreviata. Il rovescio è liscio e vi è stato inciso il logo ufficiale della Biblioteca Apostolica Vaticana. Si tratta della riproduzione fedele, con il logo sul lato rovescio “Biblioteca Apostolica Vaticana” aggiunto nell’ esemplare, delle antiche placchette rettangolari, in stagno o in piombo, chiamate normalmente quadrangulae, che raffiguravano con arte popolare, le figure frontali dei Santi Apostoli Pietro e Paolo separati il più delle volte da una croce astile, mentre intorno correvano le legende S. PETRVS  S. PAVLVS oppure SIGNA APOSTOLORVM PETRI ET PAVLI più o meno abbreviate. Anelli ai quattro angoli permettevano di fissarle al mantello, alla borsa o al petaso (copricapo a falde larghe da annodare sotto il mento).

Queste quadrangulae  – testimonium ben presto si diffusero a Roma, principalmente dal pontificato di Papa Innocenzo III (1198 – 1216), per identificare immediatamente i pellegrini, a somiglianza di quanto avveniva già dal secolo XII a Gerusalemme o a Compostela, anche se con altri tipi di distintivi come, ad esempio, le conchiglie di Compostela. Realizzate generalmente nelle officine specializzate dei “medajari” romani, esse erano distribuite di norma  dai canonici della Basilica Vaticana, la cui preminenza sulle altre chiese di Roma era stata da Papa Innocenzo accentuata ulteriormente, ai “romei”, che si accingevano al viaggio di ritorno nella propria patria, e costituivano la prova tangibile, il Testimonium appunto,  dell’avvenuto pellegrinaggio a Roma per pregare presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, soprattutto in occasione dell’Anno Santo, e quindi dell’aver ottenuto il godimento di speciali privilegi, tra cui la remissione dei peccati. In questo giorno, lo storico documento rivive nella sua replica fedele, realizzata a regola d’arte  con antiche tecniche artigianali.

 (Da una ricerca del prof. Giancarlo Alteri, già direttore del Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana, e capo di Gabinetto della Biblioteca Ambrosiana)

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Presentazione della PLACCHETTA DEL PELLEGRINO – TESTIMONIUM,  a cura di S.E. MONS. JEAN-LOUIS BRUGUÈS, OP ARCHIVISTA E BIBLIOTECARIO DI S.R.C. – Il pellegrinaggio è uno dei fenomeni antropologici più antichi e diffusi della storia umana. Le prime testimonianze risalgono addirittura al Neolitico e riguardano alcune città dell’Anatolia e dell’Egitto, sedi di santuari. Il termine pellegrinaggio deriva dal latino per ager, espressione che evoca l’idea di marcia, cammino e denota la pratica di un individuo, che da solo o in compagnia, intraprende un viaggio verso un luogo sacro per la propria fede, per voto o penitenza. Nell’occidente cristiano tre erano le mete principali dei pellegrini nel Medioevo: Santiago di Compostela, Gerusalemme e Roma. Il cammino che iniziava nel regno dei Franchi e che passava da Roma venne chiamato, a partire dal IX secolo, Via Francigena.

Il pellegrinaggio a Roma ebbe inizio, subito dopo l’affermazione del Cristianesimo, quando i cristiani intrapresero pellegrinaggi ad limina apostolorum, per visitare e rendere omaggio agli apostoli Pietro e Paolo, i cui corpi riposavano, secondo la fede e la tradizione, rispettivamente in Vaticano e sulla via Ostiense. Il culmine si raggiunse nel XIV secolo. Infatti, a partire dal 1300, anno in cui Bonifacio VIII indisse il primo anno santo della storia, il pellegrinaggio verso Roma divenne una prassi molto diffusa, anche perché in quelle occasioni veniva concessa l’indulgenza a tutti coloro che visitavano le tombe degli apostoli.Mons. Brugues

Il pellegrino dei tempi antichi non era un semplice viaggiatore, ma un viandante che lasciava la propria terra consapevole della fatica del viaggio e dei pericoli ad esso connessi. I pellegrini viaggiavano a piedi, percorrendo trenta o quaranta chilometri al giorno, attraversando anche zone impervie e pericolose. Bisognava essere pronti a sopportare la fatica che nasceva dalla natura del percorso o dalle intemperie e bisognava essere vigili, o forse fortunati, per non incappare in agguati da parte di briganti. Spesso ci si ammalava durante il viaggio e allora la meta diventava sempre più lontana. Per tutte queste ragioni, molti pellegrini erano soliti redigere il proprio testamento perché alta era la percentuale di un non ritorno a casa.

I pellegrini indossavano un abito particolare dotato di mantello che li rendeva facilmente riconoscibili: a loro erano concessi privilegi, nel corso del viaggio, come, ad esempio, l’esenzione dai pedaggi, e potevano ricevere elemosine per il loro sostentamento e ricevere accoglienza presso gli ospedali dei luoghi attraversati, dove avevano diritto all’ospitalità gratuita. Prima della partenza, il sacerdote benediva il mantello e borsa del pellegrino e a quest’ultimo veniva consegnato il bordone, il bastone con il quale si sarebbe aiutato in caso di difficoltà, e poi veniva invocata su di lui la protezione divina.

I pellegrini che riuscivano a tornare dai luoghi santi si riconoscevano facilmente grazie ai simboli che portavano sui loro mantelli: i romei, ovvero, coloro che provenivano da Roma cucivano sui mantelli piccole placchette in piombo raffiguranti l’immagine dei Santissimi Pietro e Paolo che avevano ricevuto a testimonianza visiva del loro viaggio, come quella conservata presso il Medagliere Vaticano e delle quale la Biblioteca ha autorizzato una riproduzione fedele all’originale.

Contrariamente a quanto sostenevano i puristi degli anni Settanta, che volevano relegarlo nell’ambito dei tempi andati, al giorno d’oggi sembra, come si è visto con lo straordinario successo delle Giornate mondiali della gioventù concepite dal genio pastorale di Giovanni Paolo II, che il pellegrinaggio non sia più un retaggio obsoleto, ma un modo di credere, adattato alla postmodernità, poiché esso si basa « sulla profonda consapevolezza dell’uomo contemporaneo di essere in costante evoluzione, sempre in cammino, in ricerca, sulle tracce dell’Eterno, percorrendo le strade del mondo, homo viator, per riprendere un’espressione resa nota da Gabriel Marcel…».

Un pellegrinaggio ci conduce all’essenziale. Ci costringe a esaminare la nostra vita, a rimetterla in discussione e – perché no? – a cambiare prospettiva.

« Il corpo che sale fa uno sforzo, è in continua tensione. Aiuta il pensiero nella sua ricerca interiore: ancora un po’ più lontano, un po’ più in alto. Non bisogna cedere, bisogna mobilitare tutte le energie per andare avanti, appoggiare saldamente il piede e sollevare il corpo lentamente, e poi è ristabilito l’equilibrio. Così il pensiero: un’idea per elevarsi a qualcosa di ancora più incredibile, di inaudito, di nuovo ».

Il cristianesimo parla a questo tema di conversione. A contatto con un grande testimone del Vangelo o al Vangelo tout court, accettiamo di lasciarci toccare dal soffio stesso dello Spirito, e di sognare una vita perfetta. Di fronte a coloro che sono rimasti fedeli fino alla fine, talvolta fino al sacrificio supremo, ognuno si sorprende a chiedersi: perché non io?

 Ufficio Stampa: Donatella Gimigliano per Museo del Tempo srl

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