TFR…Propaganda a buon mercato
Dopo il fallimento – documentato dati alla mano – del bonus da 80 euro, sembra profilarsi all’orizzonte il secondo capitolo della stessa storia,c’è anzitutto da dire che il Premier ha almeno capito una cosa. Molto semplice ma che in passato non era così pacifica: la gente deve assolutamente ritrovarsi più soldi in tasca.QUALE COSA MIGLIORE CHE DARGLI SOLDI PROPRI? Altrimenti i consumi non ripartiranno mai. Alla direzione nazionale del Pd di lunedì scorso è stato approvato, fra le altre cose un testo che afferma che il TFR, dal 1° gennaio 2015, “sarà nelle buste paga a condizione che ci sia un protocollo tra Abi, Confindustria e governo (oltre a 1,5 miliardi per i nuovi ammortizzatori sociali) nella legge di stabilità”.
TFR:meglio conosciuto come” la nostra liquidazione, la sicurezza per la nostra vecchiaia”Prima e cautelativa. Non si tratta di un abbassamento della tassazione né di un bonus. Sono soldi del lavoratore, quelli con cui ci comprava una casetta alla figlia,quelli con cui oggi si apre un attività al figlio che a 40 , laureato non ha ancora trovato un lavoro. Verrebbero in parte incassati prima e non al termine del rapporto di lavoro. A naso, gli italiani sembrerebbero troppo affezionati al tesoretto che li attende alla fine della carriera. Che invece in questo modo viene loro fornito anzitempo, con il non secondario e pressante invito a spenderselo. In pratica, la traduzione di ciò che fanno i meccanismi statali su scala individuale: vivere a debito. O quasi.
Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è la somma di lavoro che viene erogata al lavoratore dipendente al termine del rapporto professionale: l’importo si basa su di un accantonamento del 6,91% della retribuzione annuale rivalutato sulla base del tasso fisso dell’1,5%, più una parte variabile legata all’indice Istat dei prezzi al consumo.
Dal 2007, però, i lavoratori possono scegliere se mantenere il TFR in azienda oppure versarlo su di un fondo pensione.
Renzi gioca alle slot machine con il tfr:i risparmi del futuro bruciati
Secondo le intenzioni del premier il governo trasferirebbe nella busta paga il 50% del TFR, lasciando il restante 50% alle imprese fino alla cessazione del rapporto. In soldoni, per chi guadagna 1300 euro netti mensili vorrebbe dire avere in busta paga 70 euro in più al mese, circa 1000 euro in più all’anno.
L’anticipo dei fondi del TFR sarebbe una soluzione temporanea, di un anno almeno ed estensibile per un periodo di tre anni.
Fra il bonus da 80 euro, primo tentativo renziano di far ripartire i consumi, e l’anticipo del TFR c’è, però una differenza sostanziale: nel primo caso sono soldi in più, nel secondo sono (meno) soldi prima. Perché i soldi accantonati per il TFR finirebbero comunque nelle tasche dei consumatori, ma dopo e a migliori condizioni.
La stessa logica che ha condotto l’Italia alle voragini debitorie che ci costringono a rincorrere affannosamente e infruttuosamente il pareggio di bilancio, viene riproposta e venduta come un’ancora di salvezza: si svendono i risparmi per il futuro, per provare “qualcosa” nel presente.
TFR: perché conviene rispetto ai fondi pensione
Già nel 2007, al momento di scegliere se investire o no il TFR nei fondi pensione, il professore Beppe Scienza, studioso di risparmio e previdenza, sosteneva come fosse preferibile lasciare il TFR in azienda. Sette anni dopo, Scienza conferma come il TFR sia ancora “uno degli investimenti più sicuri che possa fare un lavoratore”: quei soldi, infatti, non sono soltanto meglio indicizzati, ma vengono sottoposti a una tassazione più favorevole. Intervistato da Luca Sappino dell’Espresso, Scienza ha spiegato che “il TFR è una forma di investimento senza intermediari che prendono qualcosa, è una forma previdenziale a costi di gestione zero, è un accantonamento che garantisce il potere d’acquisto”. La quota accantonata mensilmente subisce una rivalutazione dell’1,5%, più una quota del 75% dell’inflazione, e questo valore viene tassato all’11%, una condizione migliore dei titoli di Stato. Si tratta, per Scienza, di un investimento “molto più sicuro dei fondi pensione”.
Con il passaggio da un sistema retributivo (in cui la pensione è calcolata sull’ultimo stipendio) a un sistema contributivo (in cui la pensione è relazionata a quanto accantonato nella vita lavorativa) appare evidente che i fondi dovranno compensare le pensioni basse e inadeguate al futuro costo della vita. E la mossa di Renzi rischia di essere soltanto un tentativo propagandistico, frutto di una visione a breve termine.
TFR: imprese a rischio, ipoteca sul futuro dei lavoratori
Coperture previdenziali incerte, l’anticipo del TFR rischia di privare di preziose risorse – quantificabili in 25 miliardi di euro – Inps, grandi, medie e piccole imprese.
Da Confindustria e Rete Imprese il provvedimento è stato accolto con scetticismo e con apprensione: da una parte c’è il rischio di indebitamento delle imprese, dall’altra il sostegno alla presunta ripresa dei consumi. Un rischio altissimo che mette un’ulteriore pesante ipoteca sul futuro dei lavoratori.
Come con gli 80 euro – sarebbe un provvedimento destinato solo ai lavoratori subordinati. Insomma, a chi un contratto ce l’ha. In questo caso anche a tempo determinato ma il cuore della questione non cambia. Lasciamo fuori l’esercito degli autonomi, delle ritenute d’acconto, delle Partite Iva e via elencando.
Che fine fanno quei soldi? Un po’ come con gli 80 euro (che almeno sono un bonus effettivo) il discorso è sempre lo stesso. A parte che c’è un esercito di giovani che le famiglie devono far mangiare, vestire e studiare. Ma si mette in secondo piano un discorso fondamentale: inutili i bonus o gli anticipi se la macchina funziona male. E, nel controsenso totale continuano a proporci giochi di prestigio con : Iuc, Tasi e compagnia, energia,rette universitarie, inefficienza complessiva del sistema (dall’ufficio anagrafe del comune alla scarsa digitalizzazione che ci fa perdere tempo e quindi spesso soldi). Decine di euro recuperate a fatica, volatilizzati nei sogni della grande ripresa.
La prima tassa che grava sulla testa di tutti i cittadini (non solo dei dipendenti eh) è infatti un mix micidiale di inefficienza,corruzione, speculazione bancaria e sbilanciamento degli investimenti pubblici. Raddrizzando quelle voci avremmo automaticamente rimesso in tasca alle persone i soldi necessari per comprarsi un paio di scarpe in più. PER ANDARE INCONTRO AL FUTURO SENZA ROMPERSI LE OSSA