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Tra eugenetica e biometria, un libro di Sarah Cohen-Scali

MAX… “Sono il bambino del futuro. Concepito senza amore. Senza Dio. Senza Legge. Senza null’altro che la forza e la rabbia. Morderò, invece di poppare. Urlerò invece di vagire. Odierò, invece di amare. Heil Hitler!”

Alla fine dell’800 l’interesse per gli studi sull’eugenetica crebbe notevolmente concentrando i propri sforzi su animali e piante, in seguito si pensò di condurli anche alla sfera umana. Fautore di questa teoria fu l’Inglese Francis Galton, imparentato con il più celebre Charles Darwin ma molto meno noto di suo cugino; scienziato pur non avendo conseguito alcun titolo o Laurea, pur tuttavia vantando una concreta formazione accademica.

Galton fu considerato il padre della biometria, disciplina che, attraverso metodi matematici e statistici, si proponeva lo studio e la misurazione delle variabili fisiologiche e comportamentali tipiche degli organismi viventi e degli esseri umani in particolare.

In seguito fu Max, capostipite della sua specie a cui Lukas affibbiò l’appellativo affettuoso di “Testa di morto”; Lukas era l’unico a godere di una certa considerazione da parte di Max ( quasi un fratello maggiore per lui).  Max in realtà aveva un nome che era tutto un programma, anzi, Max era il programma stesso, il prototipo del suo genere. Il suo vero nome, quello di battesimo invece era: Konrad von Kebnersol, nome sulla cui origine torneremo più avanti, intanto…

In un certo senso delle primitive forme di eugenetica sono presenti nella storia dell’umanità già da Platone prima, nel Cristianesimo medievale poi; ne parla anche Tommaso Campanella nella sua opera “ La città del Sole”, insomma l’eugenetica ha sempre suscitato un certo interesse da parte dell’uomo.

Tra ‘700 e ‘800 invece fece la sua comparsa la Frenologia ossia lo studio “secondo cui dalla conformazione del cranio è possibile risalire allo sviluppo di certe zone del cervello, sedi di particolari funzioni psichiche”come risulta da ricerche fatte nel web.

La conformazione del cranio dunque era associato per morfologia, struttura e caratteristiche a specifici comportamenti o devianze socialmente sconvenienti iscritte nell’individuo; in seguito queste teorie troveranno il posto che meritano, l’oblio.

charles-darwinArriviamo così alla “teoria dell’evoluzione” e alla “selezione naturale” il cui padre fu Charles Darwin appunto cugino di Galton; Darwin a più riprese si rivolse nei suoi studi proprio all’eugenetica arrivando a teorizzare la sopravvivenza di una specie al posto di un’altra grazie proprio alle sue capacità fisiche, biologiche di superamento e adattamento ai fattori climatico- ambientali grazie alla propria predisposizione genetica ( da cui l’origine della specie).francis_galton_capa

Sarah Cohen- Scali invece è una donna marocchina classe 1958 nata a Fès, di Max è la madrina o meglio, il Deus ex machina, il burattinaio che muove i fili di questo “campione umano”; Sarah Scali attribuisce la genesi biologica di Max a due esempi specifici di razza Nordica in grado di generare un concentrato, un distillato di purezza e perfezione; la madre di Max è una donna bellissima, bionda, alta, slanciata in una parola un’ariana tanto quanto il padre biologico di Max, Capitano delle SS. Dalla selezione di questi due modelli il risultato non poteva che essere un ariano “D.o.c.” sottoposto ripetutamente a rigorosi controlli, misurazioni e verifiche continue fin tanto non verrà acclarata la propria incontaminata purezza. L’uomo e la donna non si sono mai conosciuti, né incontrati o frequentati prima, eccezion fatta per il concepimento di Max.

Max dunque di genitori pare ne abbia moltissimi, pur tuttavia lui riconoscerà sin da subito, come suoi legittimi genitori spirituali esclusivamente: la Germania nazista come madre e Adolf Hitler padre spirituale nonché colui che lo ha battezzato personalmente. Max ed Hitler sono nati lo stesso giorno: 20 aprile, un evidente segno del Destino.

Eugenetica, genetica positiva, miglioramento dei caratteri della razza umana, per l’appunto tramite intervento dell’uomo sull’uomo, catalogazione, decifrazione e manipolazione, intervento e selezione artificiale liberandolo (si fa per dire) dagli aspetti negativi o disgenetici in nome di un risultato in grado di migliorare determinati aspetti.

Tutto ciò ci permette esclusivamente di individuare e capire meglio il contesto e la genesi di Max e di come in lui si riconoscerà il prototipo del programma Lebensborn.l43-norvegia-110725132252_medium E’ il 1938 siamo in Germania, ormai il Terzo Reich ha instaurato il proprio regime e il proprio controllo sui territori occupati: servono braccia forti e nuove leve per formare il nuovo esercito, la nuova Germania.

Henrich Himler segue in prima persona il programma Lebensborn istituito nel 1933 ed esteso successivamente anche nei paesi occupati, Polonia in primis a seguire: Norvegia, Austria, Belgio e Francia, ma anche paesi baltici ed Ucraina. Se guardiamo le cifre c’è da restare sbalorditi: si stimano circa 200.000 bambini inclusi nel processo di germanizzazione, attraverso nascite programmate secondo un sistema rigoroso (quanto fantomatico) di selezione sulla base di specifici criteri e attributi fisici propri della “Razza Nordica”; inclusi nel processo di germanizzazione anche i bambini rapiti nei territori occupati, Polonia in primis, che rispondono a quelle specifiche caratteristiche e che verranno inclusi nel processo di selezione. Serviranno forze giovani nelle file del Reich una volta che la Germania avrà vinto la Guerra ed avrà il dominio incontrastato sul resto d’Europa.

Max Sollmann (da cui Konrad mutua il sopranome) è il direttore amministrativo del Lebsborn; Gregor Ebner, generale medico delle SS, è colui che sovrintende alla selezione e maternità di migliaia di bambini; Johanna Sander, è la direttrice del centro di Kalish;  questa è la formazione, lo zoccolo duro del programma Lebensborn.

Fin qui una panoramica a volo d’uccello che affatto pretende essere esaustiva in termini scientifici o storici ma che invece tenta di introdurre l’argomento presente nel romanzo di Sarah Cohen- Scali intitolato appunto: MAX !!!

Max è un romanzo particolare, coinvolgente, freddo e cinico come il suo protagonista; nel romanzo incontriamo tanti argomenti, alcuni dei quali abbiamo avuto occasione di toccarli in queste righe; Sarah Cohen- Scali è l’autrice di un’opera originale, almeno nella sua forma narrativa, voce narrante dell’io del protagonista già consapevole e presente ancora prima di venire al mondo. “Max è un romanzo di formazione, di un genere che non esisteva ancora.”

 La cosa coinvolgente è che nonostante il cuore di ghiaccio del protagonista, la sua fredda lucidità, il suo ardore e fanatico amore per la Germania Nazista, il protagonista racchiude in sé una dose di ingenuità strabiliante che fa sorridere il lettore; sono proprio le sue convinzioni, il suo indottrinamento, la fiducia cieca verso il progetto di Hitler a rendercelo quasi simpatico a tratti anche umano, addirittura arriviamo a simpatizzare per il protagonista, a provarne quasi (se non amore) tenerezza. Insomma MAx è un bambino che vuole o deve già atteggiarsi da adulto. Nonostante sia fedele a Hitler e al Nazismo, mai riusciamo davvero ad odiare Max,  mai una volta nel corso di tutto il romanzo.

Knorad von Kebnersol dicevamo è il suo nome vero che racchiude “ Due K come in Kleiner Kaiser, K come l’eccellente acciaio Krupp, K come la 770K, la Mercedes del Fuhrer”. Kebnersol invece e la contrazione dei nomi dei due amministratori del programma: il Dott. Ebner appunto e Max Sollmann di cui sopra.

Un finale di romanzo se vogliamo quasi “Collodiano” ci lascia di stucco a differenza di quanto accade invece ad un altro bambino, Edmund, protagonista del film “Germania anno zero”. In realtà nel romanzo è possibile rintracciare a tratti echi proprio da “Pinocchio”. Così come nel protagonista possiamo individuare alcuni tratti del personaggio di Collodi altrettanto possiamo fare nel suo alter ego, Lukas il quale ci riporta un po’ di Lucignolo; se l’autrice si sia ispirata o meno a Collodi non possiamo dirlo con certezza pur tuttavia la struttura narrativa del libro è appunto quella del romanzo di formazione, come Pinocchio del resto.

Max potrebbe essere considerato un burattino nelle mani di un Mangiafuoco (l’ideologia nazista, il Fuhrer stesso) che ne muove i fili fino a quando questi non vengono recisi con il cadere del regime e del suo burattinaio. A tratti nel romanzo addirittura sarà il burattino a muovere i fili del burattinaio in un gioco dissacratorio, una inversione irriverente di ruoli che diverte il lettore; insomma Max è una sorta di Pinocchio in carne ed ossa che non rivendica mai ciò che ha subito, visto e fatto ma che invece scoprirà di essere cresciuto…ora che la Guerra è finita e lui ha nove anni e mezzo!!!

__________________CRISTIAN ARNI

4a5c4124e4e911e296ba22000ae8031f_7Titolo originale Max

Casa Editrice     Ippocampo, 2016

Traduzione        Fabrizio Ascari

Genere narrativa, romanzo di formazione

Prezzo  €.15,90  – Pagine  480