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Un caso di MALA GIUSTIZIA

Un episodio di Mala-Giustizia – il “Caso Navone”

Dubbi e domande lecite sul perché sia ancora detenuto.         

               Alcune Riflessioni “A Voce Alta”

a cura della Redazione  di “LAZIO – OPINIONI” 

in collaborazione con la CONSUL PRESS

 

 

Continua la Via Crucis di Luigi Mauro Navone che dopo aver scontato lo scorso anno 6 mesi di affidamento (in misura alternativa, come previsto da legge) in prova al servizio sociale e pagato le spese pecuniarie previste per il reato commesso, il 2 agosto per una sentenza emessa dal Tribunale di Roma il 19 luglio scorso si è ritrovato “a sorpresa” (poiché nessun preavviso è giunto né a lui, né al suo difensore) prelevato dal suo domicilio e condotto al carcere di Mammagialla, in Viterbo.  

Ricordiamo che il Navone (Fondatore ed ex Presidente della Università della Terza Età della Tuscia, nonché Presidente della L.I.D.H. Lazio – Ligue Interregionale Droits dell’Homme ed impegnato in altre pregevoli iniziative culturali e umanitarie) si è ritrovato a carico una sentenza penale (così come sancito dalle nostre attuali ma antiquate leggi !) che gli comminava 6 mesi di carcere ed una multa di 300 €uro, per il mancato versamento degli alimenti alla ex moglie, a seguito di una querela della vendicativa signora.

Va altresì rilevato che l’omesso versamento degli alimenti era stato per altro concordato –  ahimè solo verbalmente – con la ex moglie a fronte della cessione di beni di valore notevolmente superiore a quanto sarebbe stato dovuto con gli alimenti, per i mancati 3 anni al raggiungimento della maggior età del figlio.

Ora, in una società dove i divorzi sono all’ordine del giorno ed il versamento/alimenti è un esborso coattivo per tantissimi padri – considerata l’attuale crisi che all’improvviso può lasciare anche senza lavoro chicchessia – andare in galera per un simile reato ….  è veramente un assurdo. Tra l’altro, nonostante i problemi che stanno pesantemente gravando sul nostro Paese, il Governo si vedrebbe costretto a  procedere rapidamente alla costruzione di parecchie strutture detentive al fine di contenere tutti i numerosissimi e potenziali nuovi ospiti, sia per insolvenze pregresse, sia per quelle a scadere !

Ma va ancora rilevato che l’aspetto perverso (e terribile allo stesso tempo) di questa vicenda sta nel fatto che Luigi Mauro Navone abbia già scontato la sua pena con “decorso positivo” (come si evince dalla relazione dei servizi sociali) tranne che per il “risarcimento del danno” alla sua ex consorte: danno mai quantificato in alcuna sede di giudizio prima del suddetto 19 luglio !!!

Poiché in Italia il carcere è l’ultima spiaggia per un individuo che abbia commesso reati sul piano penale, data la impossibilità oggettiva – almeno così come è concepito e strutturato nel nostro sistema – alla sua rieducazione ( ….ecco perché esistono le misure alternative), per quale motivo si tiene Navone nelle “patrie galere” anziché ai “domiciliari” (evitando così di occupare uno spazio carcerario, in una già pesante situazione di sovraffollamento) ?

Tra l’altro Luigi Mauro Navone non risulta essere un soggetto pericoloso per la comunità, risulta aver già pagato per le sue colpe, risulta assurda la successiva pena di 6 mesi a lui comminata senza alcun preavviso; ancor più risulta incomprensibile la sua attuale detenzione, date le sue condizioni di salute seriamente e gravemente compromesse.

E’ necessario anche ricordare quanto sancito dalla nostra Costituzione (che secondo Giorgio Napolitano e Roberto Benigni sarebbe “la più bella del mondo”così come sarebbero state   “bellissime le tasse ” secondo un ex ministro e famoso economista – oramai nel Regno dei Più)   e  precisamente nell’art.27: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato“.

Quanto si sta “rieducando” quest’uomo che, oltre a subire una palese ingiustizia, oltre ad essere stato strappato alla sua “Nuova Famiglia” (…senza alcuna attenzione o riguardo per la stessa, formata dalla sua compagna-convivente – giornalista e consulente – nonché madre delle sue due bambine, rispettivamente di 7  e 8 anni e mezzo) viene messo in pericolo di vita per l’impossibilità della struttura carceraria di gestire il suo complicato quadro clinico ?

E’ interessante evidenziare inoltre che dopo il colpo di scena del 19 settembre scorso – allorché nell’udienza fissata a Roma per discutere del suo caso clinico e della compatibilità o meno con il regime carcerario –  in cui ci fu un rinvio ad un “imminente” 31 ottobre per la mancanza nel fascicolo della relazione del Dirigente Sanitario del carcere di Viterbo sullo stato di salute del detenuto.  Si scoprì poi che detta relazione venne spedita il 18 ottobre all’ufficio del Magistrato di Sorveglianza di Viterbo, ma “misteriosamente” non era allegata al fascicolo…

Finalmente il 3 ottobre “il detenuto” veniva ricoverato nel reparto protetto dell’ospedale Belcolle.

Qui le analisi non solo hanno confermato le sue patologie, relativamente al suo status di diabetico, di insulino dipendente, cardiopatico, iperteso, con apnee notturne, calcoli ai reni… ecc., ma constatato come, con una giusta alimentazione e la somministrazione corretta delle insuline giornaliere e notturne, sia stato possibile  riportare i valori glicemici ad uno standard “di sicurezza” non registrati nei due mesi trascorsi in carcere. La possibilità di dormire con una postura sollevata ha diminuito gli episodi di apnea evitando sobbalzi e scompensi respiratori deleteri per un cuore già soggetto a fibrillazione atriale. (Navone aveva chiesto ripetutamente un secondo cuscino in carcere per riuscire a respirare durante il sonno, mai concesso perché non ce ne erano a sufficienza)

Nonostante ciò, il 15 ottobre, per l’impossibilità di effettuare alcuni esami per carenza dei macchinari e l’esigenza di liberare il posto letto, viene rispedito in carcere segnalato con un “codice 5”, ossia con un particolare riguardo per la somministrazione di ben 19 tipologie di farmaci giornalieri prescrittigli, in precisi momenti della giornata. Purtroppo, essendo il personale infermieristico del carcere insufficiente, a pochi giorni di distanza dal rientro non solo molti dei valori già rientrati nella norma, vanno nuovamente fuori livello di sicurezza; inoltre anche tutti quegli accertamenti (tipo la rilevazione dell’INR) utili per ponderare i dosaggi dei farmaci che possono, al contrario, essere più letali che vitali, non vengono eseguiti con le giuste scadenze.

 

Ci si domanda allora quali altre evidenze occorrono perché si riconosca l’incompatibilità di Luigi Mauro Navone con il regime carcerario per gravi problemi di salute? Chi è preposto a stabilire e certificare questo prima che sia troppo tardi e, quindi, quali sono le regole e le procedure?


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 Prof. Francesco Ceraudo (per 37 anni Direttore del Centro Clinico del Carcere Don Bosco di Pisa, Presidente dell’AMAPI – Ass.ne Medici Amministrazione Penitenziaria Italiana, Docente presso l’Università di Pisa, già Presidente dell’ ICPMS – Consiglio Internazionale dei Medici Penitenziari) a cui sono state richieste alcune delucidazioni, ha asserito che per il solo fatto di essere infartuato, diabetico insulino-dipendente, con grave scompenso metabolico e con fibrillazione atriale  “esistono gli estremi per dichiararne l’incompatibilità con il carcere che, vuoi per la mancata assistenza, vuoi per le condizioni insane e di stress a cui la persona viene sottoposta, non può che portare ad un peggioramento letale di tali patologie”.

D’altronde, sottolinea il Prof. FRANCESCO CERAUDO,  “affermare che il carcere sia solo una privazione della libertà è falso: la persona in carcere subisce una serie di afflizioni che magari non appaiono evidenti, ma che non sono meno reali”, specificando come la lunga reclusione causi traumi alla vista, alla deambulazione, oltre a una serie di traumi psicologici  ed attinenti alla sfera sessuale “già in una persona che vi giunge sana, figuriamoci in chi ha un quadro patologico complesso!”.

Il Codice di Procedura Penale stabilisce che spetta al Dirigente Sanitario del carcere analizzare il caso e pronunciarsi in merito all’incompatibilità del soggetto col regime carcerario: questo solitamente viene accolto positivamente dal Magistrato del Tribunale di Sorveglianza, anche in base a quanto sancito nell’articolo 3 della DICHIARAZIONE dei DIRITTI dell’UOMO (Onu – 1948):  “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”.

E dunque, come mai, rispetto alle molteplici evidenze sopra menzionate, per Luigi Mauro Navone chi di dovere non si è ancora pronunciato nei giusti termini consentendone la permanenza in luoghi più idonei (ad esempio – i domiciliari) al suo stato di salute che viene sempre più compromesso ?  Forse non si sta andando contro quel “senso di umanità” citato nel suddetto articolo della Costituzione?

……..Ai posteri l’ardua sentenza!

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