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Un libro ottimista

LE  RADICI E LE ALI,   un libro per suscitare speranze positive  di GOFFREDO PALMERINI – (L’Aquila – One Group Edizioni) _____________________recensione di ANNA VENTURA *

 “Le radici e le ali”, il volume che ci propone Goffredo Palmerini, sottotitola: “Storie, curiosità e annotazioni sulla più bella Italia del mondo”: una bella promessa, in questi tempi di generale apprensione. Tutti ci chiediamo: “Siamo sull’orlo dell’abisso, vicini a esserne inghiottiti, oppure, ancora una volta, ce la faremo? Questo libro vuole dirci che sì, ce la faremo. Perché è un libro ottimista, scritto per suscitare speranze positive. E per suscitarle, queste speranze, c’è la narrazione dei fatti, ci sono i documenti, le testimonianze di prima mano. Ogni narrazione della storia dovrebbe nascere così: dall’analisi immediata della realtà vissuta, prima che questa sia data in pasto alle cronache tendenziose, prima che diventi gossip o salotto letterario.

 Le testimonianze hanno un filo rosso che le percorre tutte: l’emigrazione, un fenomeno che noi Italiani abbiamo conosciuto, col suo volto più duro, in un’epoca che non è ancora remota; oggi conosciamo l’altra faccia della medaglia: il fenomeno dall’immigrazione, verso il quale noi Italiani ci volgiamo con particolare consapevolezza. A pag.25 incontro un argomento che mi interessa particolarmente: “Il Museo regionale dell’Emigrante, sorto a Introdacqua, paese natale di Pascal D’Angelo”. Due parole che mi affascinano: un museo e uno scrittore; un richiamo forte; spero di poterci andare. Segue l’illustrazione di un progetto bellissimo: quello dell’architetto Barnaby Gunning, che propone (pag34), per L’Aquila, distrutta dal terremoto, “la ricostruzione virtuale in 3D”, una sfida della tecnologia e dell’umana intelligenza contro la forza della natura che alla città ha voluto mostrare il suo volto peggiore.

 Interessanti anche le pagine (59/60) che rievocano un convegno, tenutosi a Fontecchio (L’Aquila) nel luglio del 2013, sui motivi che portarono alla grande emigrazione degli Abruzzesi. Il problema viene quindi affrontato nell’ottica dell’emigrazione pugliese: un progetto che si intitola “Ospitalità: dalla terra dei Messapi al Salento” (pag.71/84), che si svolge “nel segno di una nuova, antica humanitas, ancora tutta da vivere e da riscoprire”. Ho molti amici pugliesi e so che, se fanno un progetto, lo portano a termine, anche col sacrificio, secondo i loro costumi onesti e orgogliosi, capaci di coniugare al meglio l’ideale e la concretezza, il sogno e la sua realizzazione nel vero.

 Si torna ancora a parlare della Puglia, a pag.149, a proposito della presentazione dell’iniziativa “L’Aquila + Taranto. Insieme. Oltre la notte”. Quattro pagine dure (e, purtroppo, necessarie (pag.159/162), in risposta alle critiche del Presidente Chiodi alle “gite” del CRAM: non siamo in un Regime, dove chi sta in alto può fare impunemente qualunque errore, e chi ha meno potere deve solo “ubbidir tacendo”: anche spesso si sopporta (per senso civico, per carità, per semplice buona educazione) è bene che, qualche volta, si parli. Interessante la segnalazione (pag.241) dell’esistenza di un “Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo”: un’opera di grande interesse, in cui sarà possibile a chiunque orientarsi nell’immensa geografia della nostra emigrazione, un panorama di lontananze e di dolore, ma anche di forza, di coraggio, di resistenza.

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*Anna Ventura è nata a Roma da genitori abruzzesi. Laureata in lettere classiche a Firenze, cultrice di filologia classica, ha successivamente affiancato un’attività di critica letteraria e di scrittura creativa. Corposo il suo “palmares” dei riconoscimenti e dei premi ricevuti, citando tra quelli iniziali il Premio per la Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1983) e tra quelli più recenti il Venilia e l’Over Cover Scriba (2007). Ha tradotto dal latino il De Reditu di Claudio Rutilio Namaziano e gli Inni di Ilario di Poitiers per il volume “Poeti latini tradotti da scrittori italiani” (Bompiani, 1993). Dirige la collana di poesia Flores, per la casa editrice Tabula Fati di Chieti. I suoi diari sono tutti depositati presso l’Archivio Nazionale del Diario.