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Ut demostrandum erat

“UT DEMOSTRANDUM ERAT”

 

– Un vecchio, polveroso, manuale di esercizi di matematica applicata, concludeva la dimostrazione della soluzione di un problema con la dicitura “ut demostrandum erat” (come volevasi dimostrare), già utilizzata, nella versione greca, fin dai tempi di Euclide e Archimede.
Questa espressione calza a pennello con la situazione italiana di paese irrimediabilmente perduto, che non riesce a liberarsi della camicia di forza della corruzione, delle deviazioni di apparati dello Stato, della mafia, della burocrazia ottusa, dei privilegi e dei soprusi, se non viene totalmente sostituita la classe dirigente politica e amministrativa.
Quanto accaduto a Roma, che si ostina senza vergogna a volersi candidare per le Olimpiadi, (*) mentre campeggiano su tutti i giornali mondiali le foto del degrado, della sporcizia, del sudiciume politico, è indicativo.
Non è bastata l’onta sul paese degli scandali del Mose, dell’Expo, dell’Ilva, dei terremoti e delle alluvioni con i loro strascichi di morti. Occorreva anche quella di mafia capitale, dei servizi pubblici cadenti e inefficienti, dei trasporti su gomma, ferrovia e aerei alla mercé degli scioperi improvvisi, delle dimostrazioni di protesta di questa o quella categoria sociale di fronte a Montecitorio con ripercussioni negative per la vita dei cittadini.
Non sono solo i giornali del mondo libero a ricordarci i primati negativi; anche la BCE certifica il nostro stato comatoso quando afferma che la ripresa migliora in Europa, ma l’Italia arranca, ultima nell’eurozona per il Pil pro capite, dove non si fanno più figli, meno che cento anni fa. Per non parlare del rapporto Svimez sul mezzogiorno con dati preoccupanti di sottosviluppo cronico. Al Sud un cittadino su tre è povero, mentre al Nord lo è uno su dieci. L’anno scorso i consumi nell’Italia meridionale (che cresce ad un livello inferiore a quello greco) sono stati i due terzi di quelli del Centro-Nord. Il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedirgli di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente.
A tutto questo fardello di vergogna si sono aggiunti i nuovi episodi di malcostume e di delinquenza, ancora più ripugnanti per la coscienza comune, perché cucinati nelle stanze del potere, che non hanno fatto altro che confermare l’assunto del paese in rovina. Quanto accaduto nell’arco di 24 ore è la rappresentazione plastica del degrado morale e del mercanteggiamento, i veri pilastri del governo, ed ha dato nuova benzina a quella che viene erroneamente definita antipolitica e che invece significa presa di coscienza dei diritti e dei doveri del cittadino:
1.        La Camera ha concesso l’ennesima fiducia al governo che ormai fa uso di questo bastone permanente nei confronti dei Deputati, animati da un solo desiderio: quello di arrivare indenni alla fine della legislatura senza pregiudicarsi la possibilità di rientravi nella prossima. La fiducia su cosa? Ma sul taglio delle risorse alla Sanità per 2,3 miliardi di euro che sono esattamente quelli che mancavano al bilancio dello Stato per coprire il buco creato dal bonus di 80 euro, come previsto dalla legge di stabilità. Misura del tutto incoerente e contraria al solenne impegno di tagliare le tasse: si toglie quel poco che è rimasto al popolo meno abbiente anziché combattere la corruzione e l’evasione.
2.      Il Ministro Padoan, ha chiesto formalmente per iscritto alla Commissione di Vigilanza di spicciarsi a nominare il nuovo CdA della RAI il cui mandato è scaduto a maggio. La tanto annunciata riforma può attendere. Che si continui pure con la legge Gasparri basata sulla logica spartitoria tra maggioranza e opposizione obbediente. Non si sa mai, dovesse capitare qualche inciampo di legislatura è meglio avere la Rai-TV sotto controllo.

3.      Tutti i partiti con un voto corale hanno affossato gli ordini del giorno presentati dal M5S volti a tagliare 100 milioni dai costi della casta. Tutto va bene madama la marchesa!

4.      Il plurinquisito senatore Verdini ha presentato in pompa magna il suo nuovo gruppo (ALA) fuoriuscito da Forza Italia, per garantire con 10 voti (altro che operazione Razzi-Scilipoti!) sostegno alle riforme di Renzi e accaparrarsi subito il finanziamento di mezzo milione di euro.

5.      L’aula del Senato con 189 voti contrari, 96 sì e 17 astenuti, ha respinto al mittente la richiesta di arresto del senatore Azzollini per il fallimento da mezzo miliardo (di cui 350 milioni sono il debito verso lo Stato) della casa di cura della Divina Provvidenza.
Il provvedimento approvato dal GIP, è stato il risultato di tre anni di indagini della Procura della Repubblica di Trani, che ha formalizzato l’accusa di bancarotta fraudolenta, spreco di denaro pubblico, assunzioni clientelari, bilanci falsificati, stipendi e consulenze d’oro, utilizzo di risorse non finalizzate alla cura dei malati. Sono finiti agli arresti 10 imputati (tra cui tre suore), ma l’undicesimo, il padre padrone dell’opera, Azzollini l’ha fatta franca. Che non esistesse il cosiddetto fumus di persecuzione è dimostrato dal fatto che non solo la richiesta della Procura di Trani era stata convalidata dai giudici del riesame di Bari che avevano ritenuto Azzollini parte attiva nella bancarotta fraudolenta dell’Istituto, ma anche dal fatto che la Giunta aveva fatto un lavoro approfondito (sei riunioni, due audizioni dell’imputato che aveva anche depositato una memoria difensiva) prima di arrivare a formalizzare il parere favorevole all’arresto.
Ma chi è Azzollini? E’ stato per oltre dieci anni presidente della Commissione Bilancio, cioè quello che ha gestito i cordoni della borsa dei soldi pubblici usati per il marchettificio con distribuzione a pioggia a tutti i partiti, di governo e di finta opposizione e a tutti i capi collegi elettorali. E’ lo stesso personaggio inquisito in un altro procedimento di un’altra Procura per la megatruffa del porto di Molfetta per il quale il Senato aveva già proibito alcuni mesi fa l’uso delle intercettazioni, dopo un estenuante pressing del PD su tre suoi dubbiosi senatori che finirono per cedere (Ginetti, Pagliari e l’ineffabile Pezzopane).
E di che partito è Azzollini? Ma “ça va sans dire” appartiene al NCD, al cosiddetto “partito degli onesti” di Alfano che ha ormai più inquisiti che elettori, necessario per la respirazione bocca a bocca del governo in chiara mancanza di ossigeno proprio al Senato.
Cosa è successo? Il Capogruppo del PD Zanda ha notificato a tutti i suoi senatori via mail la libertà di coscienza, cioè il via libera alla difesa degli interessi personali, senza motivare in alcun modo il rovesciamento della posizione della Giunta.  Possibile che Zanda, nel lasciare libertà di coscienza, abbia fatto tutto di testa propria, senza sentire il segretario che è anche presidente del Consiglio? E’ credibile che Zanda possa aver deciso su una questione così spinosa che avrebbe messo sicuramente a repentaglio la vita del Governo senza consultarsi con il Nazareno?
No non è credibile, mentre rientra perfettamente nella logica machiavellica quella di aver fatto la bella figura votando per l’arresto in Giunta e poi ipocritamente, con la motivazione della libertà di coscienza, approvare il contrario in Aula.
Voto davvero libero? Ma nemmeno a parlarne. Il Governo non può fare a meno dei voti del NCD come dell’aria, e pur contando sui nuovi gregari di Verdini, non avrebbe potuto salvare Azzollini se il plotone di 60 senatori avesse votato secondo le indicazioni della Giunta.
E la coscienza? E’ finita sotto i piedi di chi per calcolo di interesse ha calpestato il voto degli stessi esponenti del PD nella Giunta.
Per questo dopo il voto pro Azzollini sono immediatamente scattati gli abbracci, le pacche sulle spalle e le congratulazioni da parte delle solite facce di tolla dei vari Quagliarello, Schifani, Sacconi, Verdini, Albertini, Formigoni ecc., con urla da stadio che hanno rappresentato la più arrogante manifestazione di strafottenza e di insulto verso i cittadini onesti.
E pensare che Renzi qualche mese fa aveva dichiarato di voler “applicare il DASPO per i politici corrotti” e che lo stesso presidente del PD Orfini aveva espresso l’ineluttabilità al voto positivo all’arresto per dare il segnale che si intendeva ripulire il tempio della politica dai mercanti.
Infine il fatto delinquenziale puro. L’aeroporto di Fiumicino, unico hub veramente internazionale dell’Italia, già andato a fuoco due mesi fa per l’incuria e l’inefficienza o sabotaggio dei sistemi antincendio (sapremo mai la verità e saranno mai individuati i responsabili?) ha subito un attentato criminale che ha portato al blocco totale: un incendio chiaramente doloso ha divorato per un’ampiezza di 40 ettari la pineta di Focene che è adiacente alla pista numero uno. Aeroporto nel caos più totale, voli cancellati, nessuna informazione, passeggeri inviperiti, autostrada bloccata per ore. Poi a distanza di 24 ore e decine di voli soppressi è intervenuto un black out elettrico che ha fatto temere il peggio, moltiplicando il caos del giorno precedente. Se l’Alitalia, che ora risponde alla logica di Ittihad, attuerà la minaccia di abbandonare lo scalo di Roma, potremo definitivamente abbassare la saracinesca.

Ut demostrandum erat: il mondo si è già convinto che l’Italia così non può andare avanti. E’ ora che se ne convincano anche gli italiani.  > TORQUATO CARDILLI

(*) Note a margine – sul tema delle OLIMPIADI, al momento della mancata candidatura di Roma  per il 2020, su questo web c’è già stato un ampio e controverso dibattito. Chi è interessato può rintracciare quanto a suo tempo già discusso. (vds. nella sezione Open Space l’intervento del 4.3.2012 su “Olimpiadi e saper far di conto” pubblicato dal Marchese Francesco Mavelli e le repliche del nostro Direttore Editoriale)