Verona in festa: vinitaly, un successo italiano
I casi di contraffazione crescono di pari passo alla nostra qualità, dal barbera bianco, che arriva nei nostri negozi dalla Romania, al Chianti fatto in California, addirittura il Marsala che arriva dal Sud-America e, il Ktresecco tedesco. Per denunciare tutto questo, la Coldiretti ha allestito uno stand chiamato”cantina degli orrori”per denunciare appunto nuovi e incredibili ” CASI DI CONTRAFFAZIONE”. La perdita economica prodotta contro il mercato italiano a livello mondiale è stimabile in circa un miliardo di euro.
La falsificazione colpisce anche i liquori nazionali più prestigiosi come dimostrano il Fernet Veneto e quello Capri rigorosamente Made in Argentina esposti nell’occasione dalla Coldiretti.Il vino italiano è il più esportato al mondo, il più amato, ma anche il più imitato all’estero dove – ha concluso la Coldiretti – sono molte diffuse “copie” che mettono a rischio l’immagine del prodotto e le opportunità di penetrazione dei mercati”.
Nel 2013 gli italiani hanno acquistato meno vino in quantità, ma a prezzi maggiori con il risultato che il fatturato realizzato sul mercato nazionale è aumentato, ma è l’export di vino a registrare uno storico record, superando per la prima volta il muro dei 5 miliardi di euro, il 7 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Una crescita complessiva – segnala Coldiretti – che ha offerto opportunità di lavoro ad un milione e duecentocinquantamila italiani nel 2013 tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse negli ambiti più diversi.
Secondo lo studio, la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: agricoltura, industria trasformazione, commercio/ristorazione, vetro per bicchieri e bottiglie, lavorazione del sughero per tappi, trasporti, assicurazioni/credito/finanza, accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, vivaismo, imballaggi come etichette e cartoni, ricerca/formazione/divulgazione, enoturismo, cosmetica, benessere/salute con l’enoterapia, editoria, pubblicità, informatica, bioenergie.
Non è un caso che la laurea del gruppo agrario ed enologico si colloca sul podio tra quelle con i migliori esiti lavorativi- occupazionali, con l’82,5 per cento dei laureati che è occupato a cinque anni dalla conclusione del ciclo di studi contro il 74,2 per cento di quelli del gruppo giuridico, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Almalaurea.
“La decisa svolta verso la qualità ha messo in moto nel vino un percorso virtuoso in grado di conciliare ambiente e territorio con crescita economica e occupazionale anche attraverso l’integrazione di categorie come giovani, donne e immigrati che in questo momento hanno maggiori difficoltà nell’accesso al lavoro”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Due giovani su tre sognano un lavoro in vigna
Il vino italiano offre opportunità di lavoro e attira gli oltre 2 giovani italiani su tre (68%) che vorrebbero lavorare nel settore, rileva Coldiretti presentando al Vinitaly di Verona la prima banca dati di aziende agricole, un
sistema informatico autorizzato dal Ministro del Lavoro per favorire la domanda ed offerta.
Il settore del vino è uno dei più ambiti dai giovani sia per fare una esperienza lavorativa che per investire come dimostra il fatto che sono 19.423 le aziende agricole specializzate in viticoltura su 141mila ettari di vigneto condotte da under 40 anni e rappresentano il 12 per cento del totale delle 161716 aziende agricole ‘giovani’. In altre parole, più di un giovane su dieci che diventa imprenditore in agricoltura sceglie di scommettere sul vino.
IL VINO DÀ LAVORO A 1,25 MILIONI DI ITALIANI
L’agricoltura nel settore del vino alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: industria, commercio, ristorazione, vetro, lavorazione del sughero, trasporti, assicurazioni, finanza, accessori, etilometri, vivaismo, imballaggi, ricerca, enoturismo, cosmetica, benessere, editoria, pubblicità, informatica.
Adelfia Franchi