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A colloquio con un “Artista”

 

 COLLOQUIO  CON  UN  ARTISTA ……… Antonello Belluco 

__________________________________________________intervista di Marilù GIANNONE

 Artista è chiunque usi i propri talenti creativi in modo armonico e per uno scopo: gratificare, esporre concetti di bello e di bene, far meditare. Il che è parte dell’immensa parola che si scrive: amore. Artista è chi impegna per questo scopo pennelli, matite, colori, mazzuoli, strumenti ed infine l’uomo stesso. Quest’ultimo è il regista.

Con il regista ANTONELLO BELLUCO ho avuto un colloquio per l’ultima sua creazione, il film ” Il Segreto d’Italia”, episodio del nostro dopoguerra che porta in superficie ciò che il pensiero unico vuole soffocare.

Egli ha accennato alla sua formazione professionale, alla passione per l’attività radiofonica che lo ha condotto a dirigere motivi pubblicitari alla RAI senza raccomandazioni, ed  ha ricordato anche la preparazione di tre Musical, uno dei quali il magnifico “The Wall” dei Pink Floyd.  Antonello Belluco si è fatto da solo, ottenendo un premio che aveva visto prima Cecchetto come vincitore, ha prodotto film come “Antonio Guerriero di Dio” è stato ai vertici per la Giornata Mondiale della Gioventù, si è occupato di coreutica al DAMS, ove è libero docente.

Un uomo di tutto rispetto e contemporaneamente semplice, discorsivo, senza pose. Un artista.

Gli ho chiesto del suo principale collaboratore, Gerardo Fontana. Mi ha risposto che egli ha suggerito la trama del “Segreto” ricordando un parente barbaramente ucciso, Farinacci Fontana, figlio di uno dei vertici del Fascismo nel paese veneto di Codevigo, ed ha aggiunto che nel film si è anche ricordato l’orrore delle foibe e l’azione del dittatore Tito.

“E’ stato difficile gestire attori presi dalla strada e soprattutto giovanissimi?” – ho chiesto.  “Non tutti erano neofiti” – “I principali soggetti erano impersonati da attori giovani sì, ma già noti, come la Romagnoli, De Gasperi, Capalbo; per  il ruolo di Italia e del fratello minore vi  sono invece attori presi dalla strada che ho portato con me in vari luoghi, recitando io davanti a loro per dar l’esempio di come ci si conduce davanti ad una macchina da presa. Devo dire che è stata un’esperienza avvincente ed impegnativa nello stesso tempo. Romina era già attrice ma  più di lavorare di maestria, ha seguito le mie indicazioni con il cuore”.

“ Ho notato che erano veramente coinvolti nella storia” –  “ Faceva parte della loro memoria. Si tratta della storia autentica di una famiglia patriarcale allargata, cattolica ed unita. In quei posti erano e sono tutt’ora così, spesso son presenti quei valori che in  genere altrove in Italia sono spariti. Hanno rivissuto il bello ed il tragico degli ascendenti. Anche per il funzionario di partito, Fontana, che si è fatto arrestare dai Carabinieri ed ha consigliato al figlio dal nome di disgrazia, Farinacci, di mettersi in salvo.  Ma il ragazzo era cresciuto con l’idea di non farsi mai indietro, e poi c’erano l’amore per Italia, e la passione per la bella ospite Anna, moglie di un pilota abbattuto”

“Che nome terribile per un figlio”  – “ E’ così, ma d’altronde l’estremismo è cieco”

“ Come ha fatto a dirigere il cane? Così commovente, alla fine, sul padrone morto, così attivo a tirare in salvo il padre di Italia e  angosciato a correre dietro l’auto in fuga ” –  “ Il cane è mio, anzi, è una cagnolina. Mi obbedisce ciecamente, non è stato difficile”

“ Ho scambiato commenti con le amiche, sul film, ma nessuno ha notato che la natura in esso non è solo cornice, ma è parte integrante, co-protagonista del racconto. E’ un poco insolito. Finalmente si rende a nostra Madre ciò che è giusto”  –  “ La Natura vede ciò che l’uomo fa, come si muove, come ama, come odia. La Natura segue l’uomo nel bene e nel male. Talvolta punisce, ma per amore, che non comprendiamo, perché è più grande di  noi. E la disperazione dell’uomo  è il distacco da essa, l’ignoranza per la nostra origine”.

“ E’ vero, spesso mi coglie questa convinzione che non esprimo. Torniamo a Lei: farà ancora altri film su soggetti simili, tornerò ad applaudirla ancora ?” – “Sto preparando “ROSSO ISTRIA”, sulla tesi di Norma Crossetto, la giovane che vide uccidere dai titini i suoi familiari e fu la mano della loro punizione. Norma crebbe orfana e risoluta,  ebbe perfino la laurea Honoris Causa  da Concetto Marchesi “

“ Gente d’acciaio. Mi piace che l’ammiri, ma vorrei chiederle che ne pensa dell’Italia di ora” –  “ Bisognerebbe rovesciare ciò che disse Cavour, o Vittorio Emanuele, e dire: ora è fatta l’Italia, ma bisogna rifare gli italiani. Essi sono poveri nell’identità di nazione, e non sono più soggetti attendibili, cittadini a tutto campo. Hanno solo la mania dell’immagine, sono  in piena decadenza, incatenati a imbrogli e meschine manovre,  pupazzi che si avvinghiano agli specchi, estremamente deboli e dunque manovrabili. Forse, ma non vorrei, perderanno la libertà”

 ” Non posso che darle ragione, ma spero in un risveglio” – “ Vede, io lavoro per questo, perché l’Italia si strappi via da questa cappa di negligenza colposa. A Padova il mio film ha avuto successo, se mi vedono dopo lo spettacolo mi applaudono con gioia. Hanno capito, vorrei che da questo qualcosa nascesse. La sala cinematografica era piena, si sono alzati per me. Ma io non voglio gli applausi alla mia figura, voglio che si applauda all’anima,  allo spirito che anima il mio lavoro, e non all’immagine” .