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Saatchi&Saatchi: «Dai beni di largo consumo spunti per l’alto di gamma»

«Spesso, in passato, molti marchi si sono voluti ispirare al mondo del lusso, con l’obiettivo di rendersi più attraenti (e di conseguenza più costosi) agli occhi dei consumatori: oggi non è più così». Parole di Giuseppe Caiazza, ceo di Saatchi&Saatchi Italia e Francia, durante l’incontro del 4 dicembre, a Milano.

Il portavoce di una delle agenzie creative più famose della Penisola (nonché la più premiata) ha osservato: «Allo stato attuale è forse il luxury a poter trarre qualche elemento di ispirazione dai “Fast Moving Consumer Goods”, i beni di largo consumo».

«Sono loro – ha aggiunto – che da qualche anno hanno aderito con entusiasmo al passaggio dalla “Attention Economy” alla “Participation Economy”, creando un rapporto quotidiano e continuativo con i propri clienti, facilitato dalle tecnologie in evoluzione».

Secondo Caiazza, «non è un caso che alla testa dei più importanti poli del lusso vengano chiamati manager con un’esperienza decennale proprio nei beni di largo consumo».

Saatchi&Saatchi ha realizzato uno studio, basato sulla metodologia dell’Xploring («Non interviste, ma conversazioni»), in nove Paesi: oltre all’Italia, Thailandia, Cina, Giappone, India, Emirati, Messico, Usa e Regno Unito. Obiettivo, individuare le nuove modalità di comunicazione dei marchi premium, delineando cinque “miti” legati al concetto di alto di gamma, sul filo conduttore di una trasformazione e democratizzazione del consumo d’élite.

Il primo “mito” è “Da ideale esclusivo a umano inclusivo”: il lusso oggi deve essere fonte di valori umani, forti, duraturi. Finisce l’era dei prodotti inaccessibili e dell’eccesso; il secondo, “Da tradizione a innovazione”: anche il top della “piramide” deve proiettarsi nel futuro e non esprimere solo attaccamento all’heritage; ed infine il terzo “mito” è “Da one-off a one-to-one”: è necessario andare oltre la distribuzione limitata e la produzione su misura, attivando esperienze personalizzate e coinvolgenti.

C’è poi il passaggio “Da parla di sé a crea relazioni”: il brand non più come detentore di “oggetti”, ma come creatore di relazioni trasparenti e collaborative con i consumatori. In ultimo, “Da serio a giocoso”: il lusso diventa sinonimo di ciò che offre benessere e divertimento, piuttosto che di prestigio in sé. «È una ricerca di sensazioni – dicono da Saatchi&Saatchi – ed esperienze gratificanti. Il tempo stesso diventa un lusso»

articolo ripreso da fashionmagazine