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I Ragazzi ….& “lo Sballo”

RAGAZZI …..

Qualche anno fa fece scalpore un libro scritto da un buon autore americano, Evan Hunter, avente come oggetto la vita in una scuola superiore di una località di provincia statunitense, “il seme della violenza”. Oggi il libro ritorna in mente a proposito delle dimissioni del Sindaco di Gallipoli, a seguito di una frase pronunciata a commento dei morti per “sballo” nelle discoteche, vale a dire l’aver attribuito alla cattiva educazione familiare l’estremismo e l’irresponsabilità dei ragazzi.  Perché, bisogna dirlo, lo “sballo” non è che una sola faccia dell’immenso poliedro della personalità dell’adolescente o del giovane: così come egli esagera nel bere o nel provare nuovi stimoli di eccitazione, lo stesso rompe ogni confine di buon rapporto umano nelle relazioni con gli altri e si rivela in egoismi, aggressioni, distruzioni.

Quando il libro è stato scritto, era la fine degli anni Cinquanta, quando ancora qui gli studenti andavano a scuola in ordine, la sigaretta era rara e fumata di nascosto, le ragazze adoravano i fotoromanzi e le gonne abbinate ai maglioni “dolcevita”. I giornali rimanevano sgombri di cronaca nera che li riguardasse, salvo rari casi, nessuno moriva alle feste, sia a casa come si costumava, sia in qualche locale alla moda che di solito era piccolo e fascinoso. Che cosa è successo, alle nostre generazioni?

L’oltreoceano, è successo. Una sottile, inesorabile, sexy epidemia: il romanzo di Hunter appare quasi profetico per la società giovane nostra, ed ora il bullo non ha più un motivo d’onore nei suoi atteggiamenti, ma il triste scopo di fare immagine, di essere importante centro di attrazione di celluloide. Negli anni Cinquanta non c’era né droga leggera, né pesante, non ci si tatuava o pasticciava come i selvaggi Paraponzi, non si vessavano i compagni o violentavano le ragazzine in gruppo. D’accordo, la malavita c’era, ma era cosa che coinvolgeva adulti, c’era una sorta di rispetto per i minori, che ora non c’è più, come il rispetto in genere. E’ vero, i genitori non hanno colpa, hanno colpa quegli uomini che per governare un paese hanno accettato per denaro ogni sporcizia possibile che potesse farglielo ottenere.  Hanno colpa quegli uomini ignoranti o fiancheggiatori, incaprettati dalle luminarie di zio Tom o desiderosi di vernice di “uomo arrivato”, “manager” in altre parole, ammalati di divismo, che li hanno votati, siano essi genitori o no. Ricordiamo le belle canzoni di quegli anni, ma anche quelle brutte, ed allora rammentiamo gli scioccanti testi del Dott. Spock, Smog, Stock e quant’altri che strombettavano i loro stupidissimi dialoghi sulla pedagogia e l’arte dell’arrivismo: la persona educata era per loro “introversa”, “sessualmente complessata” fino a farla incerta di sé e dunque maldestra e ansiosa di prestazione prima, del tutto sgangherata e liberisticamente votata al nulla poi. Sì, come il liberismo ha tolto la volontà di merito secondo preparazione e non secondo il “saperci fare” vale a dire l’imbroglio, annullando il futuro dei giovani, il lassismo da film western e da saccentoni imitatori dei nostri mediterranei filosofi ha annullato la pulizia delle relazioni umane, la voglia di provarsi, di conquistare qualcosa. No, chi lo fa è odiato e perseguitato, perché bisogna impedire la tendenza a “fare il leader”, vale a dire di essere bravo a scuola o sul lavoro, discutere è “non volere la pace, anzi la peace” e non confronto. La mentalità che ha voluto distorcere l’umanità europea è stata voluta da chi, nei partiti vari, poco fregandosene delle conseguenze o per capresca ignoranza, ha aperto la porta sociale ed educativa, oltre al resto, a chi “ci ha sfamato” dopo la guerra. Ci ha sfamato, perché ?  Non siamo stati buoni a riprenderci da soli fino al “boom”? Forse ha avuto paura per questo, timore di perdere un mercato, di soldi e di sudditi, timore di non poter diffondere l’appiattimento della globalizzazione e farci diventare grigi consumatori.

Grazie governi, che avete assecondato questa distruzione, siete voi i cattivi maestri, voi che avete la responsabilità del non futuro dei ragazzi e della loro morte.

Si deve riconoscere che  i ragazzi sono ciò che, votando lungo cinquant’anni, i cittadini hanno voluto !  E non è colpa dei genitori.

                                                             Marilù  GIANNONE