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la “Buona Scuola”

La decadenza che non finisce mai

Un fiume di giornali parla da molto tempo di scuola e punta il dito su diversi problemi. Ministri che si succedono si affannano a modificare ordini di studi e ripartizioni di moduli senza mai focalizzare, forse per non volerlo, il nodo della situazione.

L’abitudine postsessantottesca alla “struttura” sposta inesorabilmente la soluzione, per la paura di scontentare amici o di sembrare “fascisti” se non ci si adegua a programmi e dettami d’oltreoceano. Se ci si facesse forza della tradizione multimillenaria alla vera cultura l’odor di cowboy si dissolverebbe per una vera ripresa dell’istruzione, che è la scala indispensabile per tornare ad illuminare la via della conoscenza. Sì, perchè la cultura è prima di tutto questo, Umanità, poi è formazione professionale e lavorativa.

Partiamo dalla base: siamo tutti uguali per le attitudini? Inutile la finzione politicamente corretta: NO. Ognuno dei viventi ha le sue tendenze, e dunque non bisogna “spalmare” l’infarinatura d’informazione per forza, con grande dispendio di fatica e denaro, per obbligare gli studenti poco più che decenni ad ingurgitare declinazioni o parallassi quando sono eccezionali a fabbricar sedie. Nel mondo si ha bisogno di tutti, la frase “tutti possono fare tutto” è un’utopia.

Se dunque uno studente è campione d’incastri o una studentessa va in estasi se taglia e cuce, bisogna disporre da subito l’applicazione e non più i libri. Con buona pace per i genitori che vogliono a tutti i costi un figlio intellettuale per loro personale e violento orgoglio. Bisogna invece ripristinare lo studio profondo ed accurato per i futuri geni delle scienze, anche umanistiche, per non immiserirli nel silenzio impegnato, da parte dell’insegnante, a cavare inutilmente sangue dalle rape e non poter seguire i discenti adatti.

Naturalmente senza differenze di livello per il diploma: A o B sono sia per il letterato che il contadino, e senza differenze di contributi, perché è l’impegno a professionalizzarsi in entrambi i casi. La professione sbagliata, anche se così stellare agli occhi di papà e mamma ansiosi di ricchezza è una condanna all’indigenza anche psicologica. Si avrebbero inoltre meno ragazzi “con problemini”, come dicono i genitori quando devono infiorare la scarsa resa dei figlioli. I problemini, in verità, sono loro: niente deprime di più un essere se non fa ciò in cui crede .

La persona svogliata o con diversa intelligenza avrà comunque il suo posto, e se si avvede vivendo che ha scoperto campi intellettuali, si possono istituire corsi in scuole speciali, private o parificate. Non si vedranno, però, diplomi comprati, o ottenuti per avere “un pezzo di carta”. Così si impoveriscono cultura e diplomi, si dà spazio alla raccomandazione per trovare lavoro, si ingigantisce il ghetto numericamente incredibile di persone di cultura che non hanno occupazione adeguata. Di conseguenza, anche gli altri. E’ giusto, questo? Ma ciò non è , per caso, voluto, per gestire in eterno come bacino di voti istruzione e lavoro?684e3-487417_10151295766072382_1435564659_n

Per una buona scuola, bisogna educare i membri della società e fra questi gli insegnanti: su quali testi si sono formati? Sono stati autori della loro laurea oppure l’hanno ottenuta a colpi di prosciutti, favori, partiti, o denaro? Dunque: lasciare loro ampia possibilità di frequentazione di biblioteche, e corsi di aggiornamento obbligatorio con ammissione di discussione e di contrasto inerente alla materia, visite a case editrici, concorsi letterari, artistici, storici, scientifici. L’insegnante, anche universitario, deve diventare un collaboratore alla cultura, alla bandiera dello Stato. Lasci ai sindacati i consigli, le assemblee, le trasfusioni di sangue di cellula o di club. La politica cattiva degli ultimi trent’anni ci ha ridotti in brache di tela, e più nessuno la vota.

Organizzare inoltre una revisione periodica dei testi in uso, badando alla loro veridicità e non alla carta patinata o alle frasette politiche qua e là opportunamente infilate per suggestionare o ipnotizzare chi legge e servire il mafioso di turno. La società, se non può anche perchè filosoficamente ammissibile, guarire il male, non deve dargli evidenza e dunque, nella materia di cui si tratta, si deve mantenere il libro alla pura informazione, come una cronica quattrocentesca se possibile, lasciando da parte interpretazioni devianti per ciò che concerne l’esposizione del fatto: ogni cosa può in seguito essere vista da varie sfaccettature del reale: letterale, simbolico, religioso, ecc. ma come una tesi separata dal testo scolastico: i ragazzi devono conoscere solamente il fatto. Inoltre inframmezzare di interpretazioni, comme, chiose, elucubrazioni scientifiche, opinioni critiche e così via interrompe l’assunzione, talvolta impegnativa o entusiasmante, del significato un testo. Si provi a leggere un canto del Paradiso senza interpolazioni cardinalizie. La poesia altissima sommergerà in un’ indicibile gioia. Armonia a parte, il lettore sarà portato a chiedere a coetanei ed esperti opinioni e chiarimenti, sviluppando volontà, dialogo e critica, in modo corale, senza distrazioni.

Niente ci è dato, nel mondo, di cotto e mangiato: la cultura, come la vita, è una personale, continua conquista; il docente dev’essere come un buon genitore, che non imbocca il piccino ora adolescente, ma che richiama a gradi ulteriori, che trae in su il livello del discente come un buon padre. Si ha abdicato anche in questo, in nome del tutto-subito-senza-sforzo?

Naturalmente tale suggerimento va adeguato al tipo di materia che si insegna.

Un altro punto critico è l’insegnamento modulare, specie per la storia: essa è il cammino dell’umanità, un passo ne precede un altro. Se si va a salti, si perde il processo evolutivo della storia che, anche nella guerra, è un’evoluzione o una particellare involuzione per un’evoluzione più certa.

Il punto dolente della scuola è la scuola elementare: giochi, girotondi, filastrocche, prove di creazioni artistiche, l’emozione del calcolo : meraviglioso.

Ma assolutamente NO ai maestri improvvisati, buonisti, falsamente interpreti e per sentito dire del metodo Montessori o Steiner, fermo restando l’obbiettivo della scuola di ogni ordine e grado: creare metodo ed erudizione, la cultura è un’altra cosa. I cattivi maestri sono quelli che lasciano ai ragazzi l’uso scorretto della grammatica, rovinoso della sintassi, catastrofico dell’aritmetica. Non correggono o non sanno correggere gli errori. Se oggi nei concorsi le divisioni sono un abisso, se condizionali e concordanze restano solo in pagine grige di monumentali e gravi grammatiche, che particolarizzano anche quando è superfluo un fenomeno linguistico o scientifico, questo è a carico di tanti poveretti rispolverati dall’oratorio delle parrocchie che s’improvvisano maestri, affannati a cercare uno stipendio, che hanno lasciato i campi aviti in abbandono, con una laurea a pagamento tramite qualche oscuro istituto che fabbrica tesi ed esami. Gli errori dei primi anni di scuola sono come il primo amore e malo amore: non si dimenticano mai.preside-mafioso

Le docenze elementari sono le vere e micidiali, definitive responsabili dell’incultura capresca dei giovani ed adolescenti. Su questo stadio del procedimento di istruzione bisogna essere particolarmente attenti e selettivi, se vogliamo che tutti, intellettuali e operai, possano professionalizzarsi e trovare lavoro, e non solo, è da li che parte l’individuo sociale: un’insegnante animale inizia l’alunno ad esserlo altrettanto.

Non è semplice racchiudere il compito grandissimo e complesso della scuola, statale o privata, ad una semplice informazione preliminare: è l’iniziazione alla vita adulta, all’indipendenza economica , non è cosa sulla quale scherzare, sorridere, minimizzare.

Un’ulteriore e dolorosa malattia sono le scuole private: non è più luogo di recupero d’istruzione, di soluzione a mancate frequenze per ragioni spesso dolorose o di tardiva presa di coscienza del proprio essere, – e non si tratta di parole inadeguate per persone di circa 18 anni, che a breve votano e decidono anche per noi – il problema spaventoso è che esse sono mutate in negozio, in esercizio commerciale di diplomi: il ragazzo viziato o caratteriale ha sempre ragione, e così il genitore chioccia o carnefice-adoratore della sua progenie, il docente, il preside sbagliano, sono parziali, o nazisti, o … non fanno il dovere, previsto da chisachi, di vicemamma e vicepapà, erogatori di circa 5.000 euro l’anno all’istituto.

Il gestore della scuola è spesso un commerciante o un impiegato statale arricchito, con esperienza di istituto a livello zero, e meno ancora di didattica, pertanto se ci sono genitoriali lamentele il docente, anche all’altezza del suo compito, viene defenestrato. La mamma di chi ha esperienza di correzionale per furto o droga, il papà di chi pesta i compagni per bullismo vince sul pane quotidiano di tanta gente che ha merito: da ogni parte si osservi questo, è altamente diseducativo o mortificante, con la conseguenza della perdita d’interesse da parte del professore, e della diabolica lezione di vita per il giovane che seguiterà a far sempre e peggio ciò che fa: che tipo di società ci si prospetta con questi elementi? Basterebbe, per evitarlo, una serie di ispezioni improvvise, con estensioni alla proba gestione finanziaria dei diplomi, ammessi solo se si ha ottenuto un livello accettabile .

A conclusione di quanto esposto in modo allarmante e differente da molte testate giornalistiche sull’argomento, è indispensabile nella società nostra ed a partire dai livelli iniziali di scuola il ripristino del merito e la seduzione della scoperta. E’ necessario togliere da essi il colposo buonismo, il pressappochismo, il continuo rimando a data da definire per incapacità gestionale di governo delle soluzioni .

Si tenga presente che la scuola cambia il paese e che la sua debolezza è la debolezza degli uomini di governo, incolti, corrotti, superficiali o dipendenti di mode venute da fuori che avvalorano la corruzione per fini destabilizzanti. Gli incolti presenti e futuri sono burattini in mano a stati esteri senza scrupoli che cercano solo il potere attraverso l’induzione al consumo, inquinati inquinatori di una terra giovane che diverrà arida, genocidi in guanti di velluto che vogliono gli uomini come bocche ed apparati digerenti insensibili alla loro fine. Tutti, senza esclusione, si deve cambiare questo Stato.

Marilù GIANNONE