Musica come Conoscenza – Una lingua interumana e sovrumana
Nella sede dell’Associazione Symmetria in via R. Grazioli Lante 13, il 24 gennaio di questo mese soci ed interessati si sono riuniti per comprendere come il linguaggio musicale possa collaborare al perfezionamento di chi l’ama come esecutore o come uditore.
Fatti gli opportuni collegamenti alla prima sessione di questo tema avuta lo scorso mese, che riguardava la musica studiata nelle sue forme e nei suoi effetti da Pitagora, l’esame del mito di Orfeo ed in genere un discorso sulla musica greca (i Romani erano meno inclini a questo, ma, sulla falsariga delle ascendenze etrusche, non meno apprezzatori) il nucleo della conferenza si è concentrato sulla musica mediorientale, dalla terra araba a quella persiana.
I relatori, tutti esperti del settore, hanno esposto con la chiarezza dell’esperienza i vari lati e le varie applicazioni dell’esecuzione armonica fatta soprattutto con la voce, singola inizialmente poi polifonica, e con pochi strumenti adatti quali il tamburo ed il flauto ney. Il prof. Antonello Colimberti, etnomusicologo e responsabile del canto armonico presso la RAI, ha spiegato l’interpretazione di musicisti del calibro di Jacques Viré, ha evidenziato la cesura costruttiva delle creazioni musicali nell’età del Rinascimento, l’importanza della temperanza, l’adesione a tesi sapienziali sulla base della conoscenza di Fritjof Schuon, e lamenta l’assenza di un prosieguo di questi studi, che hanno visto soltanto due successori al Viré, Schneider e Kaiser, autori di molti studi su questa disciplina musicale e sul numero e valore tonale, mai fino ad ora usciti in stampa.
Il prof. Pierluigi Gallo, anch’egli etnomusicologo e studioso del Bakti devozionale, sostiene che questo è la Via del cuore, già sensibile nel chakra suo proprio e negli altri prossimi alla vibrazione musicale: “il cuore – dice il professore – è il centro di coscienza che esprime il Bene, è la coppa del Graal”.
Infatti il devoto trova i “deva” nel suo principio femminile come i Cavalieri cercano ed apprezzano la Donna. Così come i Cavalieri offrono il proprio sé per negare l’io egoico alla Suprema creatrice del mondo manifesto, con l’arma e la Via dell’Amore secca ed umida, per il bene umano verso la via superiore. Il grido di battaglia di essi ha solo il significato di “ Dio è amore” e null’altro, lo stesso assunto della musica che sceglie la maniera incruenta ed estatica.
Infine la conclusione del prof. Giovanni De Zorzi sul sama’ che effettua diversi effetti sull’uditore portandolo all’ascolto abulico se profano o estatico se iniziato con i diversi usi di esso da paese a paese, da regione a regione, ma con un unico intento, quello di far presente che l’istinto consequenziale della musica è la danza, espressa secondo canoni astronomici dai dervish o sublimatrice in altri, ma comunque unica chiave per aprire all’ascolto e quindi alla spiritualità umana la Porta magica per un livello superiore.
Marilù GIANNONE