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Non possumus !

 

NON POSSUMUS,  NON DEBEMUS, NON VOLUMUS  ….. una conferenza di Roberto Piazzini, ________________________________________ narrata da Marilù GIANNONE 

 

Dalla terrazza dell’Unar , in via Ulisse Aldrovandi, tutta Villa Borghese si offre magica anche al crepuscolo. Sembra, osservando il foglio con il titolo della conferenza che sia tutto un gioco, e che non vengano rievocati momenti complessi del nostro cammino lungo i secoli. L’argomento ha un aspetto che illude, le frasi sembrano curiosità, ma ad un’osservazione più precisa ci si apre davanti il dramma del Risorgimento, il Sacco di Roma, o l’eco torbida del regno di Enrico VIII d’Inghilterra.

Non possumus, non volumus, non debemus, questo è il titolo di una conferenza tenuta dall’Ing. Roberto Piazzini, storico per passione da molto tempo e con molto pubblico il giorno 11 novembre, dopo un’accurata ricerca ed un assemblaggio di brani, stralci, foto ad illustrare i fatti esposti.
Il discorso inizia con il contrasto fra Clemente VII ed il Re inglese dai molti amori e dai divorzi sbrigativi e letali, prima difensore del Papa contro Lutero e poi avversario per ritorsione. Ricordiamo infatti che Clemente non accettava, – e fu il primo non possumus – il divorzio del principe in favore della nuova amante Ann Boleyn, e che Enrico, per ottenerlo, dichiarò la chiesa inglese sua sottoposta e si staccò da Roma, creando la Chiesa Anglicana.
Con una mirabile e stringata ricostruzione, racconto e foto mostrano in seguito la magra persona di Pio VII Chiaramonti, vessato poi obbligato da Napoleone ad incoronarlo Imperatore. Nonostante Pio VII esprimesse con forza non possumus Napoleone proseguì la sua conquista, così come tolse dalle mani del Pontefice la corona ferrea per dimostrare al mondo che egli era padrone assoluto e libero dal legame anche spirituale nel suo regno. Non solo, anni prima di questa vicenda, Napoleone si era annessa Roma dicendola terra appartenente alla Francia, con le conseguenze fra la gente della Capitale che possiamo immaginare: posizioni di privilegio ai francesi, espropri, ed altro. Appena qualche anno prima il Bonaparte aveva creato ed appoggiato le Repubbliche giacobine d’Italia, la Cisalpina, la Cispadana, la Transalpina, che ebbero vita breve, ma imposero l’idea di una nazione costituita in repubblica . Povera Roma, percorsa ora da soldati e gente d’oltralpe, anche se con meno violenza e distruzione di quella provocata con il Sacco del 1527 dalla soldataglia di Carlo V, ultima presenza di un lontano Asburgo Imperatore di Sacro Romano Impero di Nazione Tedesca. Ed infine la facondia e la bravura del conferenziere Roberto Piazzini si concentra su un altro Bonaparte, Napoleone III . Una grande figura, come quella energica e sagace del suo pari Vittorio Emanuele II, impegnati entrambi contro Impero d’Austria, l’uno per timore dell’energia dell’Absburgo, l’altro per costruire la nostra terra patria. Fino al 1870, quando Roma fu tolta dai Bersaglieri alle mani del Papa Pio IX , e questi si ritirò in S.Pietro ma proibì ai suoi cittadini di prendere parte alla vita politica del Regno d’Italia, nel quale ormai Roma era inclusa. Non possumus, non debemus, non volumus, quest’ultimo Pontefice li espresse più volte, e li concluse con un “non expedit “ per il fatto appena citato.
La vera chicca è la conclusione, vale a dire la storia della nostra bandiera, apparsa per la prima volta per la costituzione della Repubblica Cisalpina, e via via lungo moti d’indipendenza e per la vittoria che portò alla pace di Villafranca, non molto accettata dagli italiani, ma che segnò in modo più certo il cammino verso l’unione delle regioni d’Italia fino al Regno . Papa Pio IX fu ad ogni modo e nonostante i non possumus un Pontefice moderno: dotò fra l’altro Roma di una Guardia Civica, e non vi escluse affatto le donne, come mostra una bella stampa colorata . Peccato che Casa Savoia non proseguì questo processo di riabilitazione di una metà del Cielo tartassata lungo tutta la storia dagli Indoeuropei fino a poco tempo fa, immemore dell’opera della contessa di Castiglione per l’opera di indipendenza d’Italia.
Ma consoliamoci, stiamo per cambiare civiltà. Siamo nel segno dell’Acquario, l’astro Industria è messo in discussione, il denaro è ciò che cerca di incollare l’Europa. Resisterà, senza la cultura, la poesia, gli ideali , e la fede di quei tempi?