Riflessioni a margine del Convegno dell’Istituto Affari Internazionali
Ancora una volta, qualora ce ne fosse il bisogno, dobbiamo rilevare come la capacità d’analisi geopolitica dell’Istituto Affari Internazionali abbia centrato l’obbiettivo: la dimensione internazionale di quanto è accaduto e di quanto accade in Libia.
Innegabile la ripercussione ad onde concentriche delle crisi nordafricane, prima fra tutte quella libica, che colpisce nell’immediato l’Europa ed in particolare l’Italia ed è foriera, nel futuro di tutti i paesi del Mediterraneo e non solo, di sviluppi di grande impatto negativo, qualora non si riesca a raggiungere la necessaria stabilizzazione di quell’area.
Presso la Residenza di Ripetta, per l’iniziativa dell’I.A.I., martedì 14 giugno si è svolto il convegno “crisi Libia, una mappa per uscirne”, nel corso del quale, con l’intervento preciso e dettagliato del Ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni, si è messo a fuoco quell’insieme di contrasti interni che, a tutt’oggi, hanno in grande parte , impedito la normalizzazione del Paese. Il Governo Serraj, salvo alcuni progressi, meglio piccoli passi verso l’affermazione di una propria autorità non ha ottenuto quel consenso sperato quando nel Dicembre 2015, si giunse agli accordi di Skhirat, in cui, la diplomazia italiana si fece parte dirigente nella complessa mediazione.
Ma a rendere la partita ancor più ostica di quanto si fosse presentata sono le diverse posizioni degli attori esterni: oltre all’appoggio a quella o quell’altra delle fazioni libiche di alcuni Stati della regione, non manca il contrasto fra le potenze esterne al Nordafrica; Europa Stati Uniti e Russia, sebbene abbiano fornito l’appoggio necessario alla soluzione ONU per l’insediamento del Governo Serraj. Ciascuna delle parti, a giudicare dalla lentezza con la quale si procede al superamento delle controversie, mira alla più favorevole, per loro, sistemazione, rendendo il teatro politico e militare quantomai frammentato.
Effettivamente un governo come quello di Serraj, monco di sovranità in quanto legittimato dalle decisioni delle Nazioni Unite, senza un animus riscontrabile all’interno della Libia. Lo stesso Trattato Italo-Libico di amicizia e cooperazione stipulato nell’ormai lontano 2008, sembra non trovare più sostegno utile per la sua permanenza in vigore. Dobbiamo, dunque, come Italia, procedere ad una verifica su tutti gli accordi diplomatico-commerciali sottoscritti bilateralmente nel tempo ? Pensiamo sia necessario senza omettere la priorità della salvaguardia del Paese nordafricano.
Nell’attuale “ balance of power”, la Libia corre il pericolo della divisione: forze esterne, alcune europee, mirano alla frammentazione che potrebbe concretizzarsi nella costituzione di tre stati indipendenti, corrispondenti alle regioni della Tripolitania, della Cirenaica e del Fezzan favorendo alternativamente, gli interessi di potenze esterne in particolare nel campo economico-commerciale.
Questo porterebbe ad una insanabile contrapposizione ed ad una impossibile concertazione diplomatica, dando campo libero allo scontro delle molteplici radicate e potenti tribù locali. Attenzione, la Libia, nel momento più difficile per questa Europa in bilico per direttive germanico centriche e pressioni separatistiche, è un caposaldo di sicurezza, una irrinunciabile fonte di mantenimento dell’economia continentale, visto come la storia europea non transita più dal Nord, ma dal Sud verso il Nord, ponendo il bacino mediterraneo al centro di ogni problematica, dal terrorismo all’emigrazione, dall’alternativa bellica alla pace.
Alessandro P. Benini