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Borsalino in Tribunale

Borsalino, lo scorso 9 febbraio ha avviato le pratiche per la richiesta di un concordato preventivo al Tribunale di Alessandria. Decisione che per il presidente del cda Marco Moccia è stata presa: «Con l’intenzione di preservare almeno parzialmente la forza lavoro e verificare la possibilità di concretizzare un piano di concordato che consenta la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti».

I problemi della griffe, più che a una questione industriale, sarebbero riconducibili alle vicende di Marco Marenco, socio di maggioranza attraverso la Fisi (50,45%), società che ha sede in Germania, e la Finind (17,47%), già commissariata per bancarotta. Il finanziere astigiano, che dal giugno scorso è di fatto latitante dopo gli ordini di cattura emessi dai tribunali di Asti e Alessandria, sarebbe infatti responsabile di un crac stimato intorno ai 3 miliardi di euro.

Considerato l’appeal del brand, non appena il Tribunale avrà accettato la richiesta, l’auspicio eèche i player del lusso o i fondi di private equity possano farsi avanti. Per una situazione che, per assurdo, potrebbe trasformarsi in una opportunità, specie se si considera quanto già vissuto dal marchio negli anni 90, quando Roberto Gallo e Americo Monticone lo rilevarono da Silvano Larini, allora coinvolto nell’inchiesta Mani pulite, e lo rilanciarono.

Ora non resta che attendere che l’iter della richiesta di concordato faccia il suo corso, nel frattempo, l’azienda e i suoi 130 dipendenti potranno solo sperare che quei cappelli che tanto hanno fatto impazzire le star, possano continuare a vivere, soprattutto ora, che stylist e stilisti hanno deciso che l’accessorio è tornato di moda.

fonte mffashion