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Chanel e la Cina

Chanel cerca di riconquistare la clientela cinese abbassando i prezzi. Attualmente, in generale, gli articoli di lusso venduti nell’ex Celeste impero costano il 40% in più rispetto alla Francia, a causa dei dazi doganali. Tant’è vero che sono sempre più numerosi i cinesi che fanno shopping di alto livello viaggiando in Europa o in Asia, evitando i negozi di Shanghai e Pechino.

La casa di moda non poteva continuare a non intervenire in un mercato, quello cinese, che si trova in terza posizione a livello mondiale alle spalle di Stati Uniti e Giappone.

Ed ecco l’idea partorita dai vertici di Chanel: una sorta di serpente monetario per tenere sotto controllo i prezzi. L’obiettivo è far sì che quelli praticati in Cina non siano mai superiori del 5% rispetto a quelli in euro. Non solo. L’iniziativa abbraccia l’intero pianeta, perché si punta un po’ ovunque a una differenza di prezzi che non vada oltre il 10%. Come ha sottolineato Bruno Pavlovsky, a capo delle attività moda di Chanel, armonizzare i prezzi nel mondo è una priorità: le differenze fra Parigi e la Cina sono ormai diventate, in un mondo sempre più aperto e collegato, un vero problema per l’immagine della marca.

Ma è anche una questione economica, perché la nuova politica commerciale in Cina dovrebbe portare a un calo notevole della vendita di borse via internet. Un fenomeno legato a doppio filo alla piaga della contraffazione: molti prodotti falsi circolano proprio online. Chanel vuole riprendere il controllo della situazione, facendo ritornare gli acquirenti nei propri punti vendita e offrendo la certezza di comprare prodotti autentici.

Al tempo stesso Chanel sta per rivedere il proprio sistema di prezzi, con un ritocco all’insù del 20%, che scatterà dal mese di aprile, sulle tre borse più vendute: il modello Boy sarà offerto a 3.720 euro, mentre quelli 11.12 e 2.55 saliranno a 4.260 euro. In ottobre scatterà la seconda riorganizzazione, in contemporanea con l’uscita della collezione Crociera. Poi, entro la fine dell’anno, ulteriori cambiamenti interesseranno gli altri prodotti. Un intervento che non riguarderà invece i mercati statunitense, canadese, giapponese e britannico. Inoltre in Brasile, paese nel quale i dazi doganali sono tra i più forti del mondo, la diminuzione dei prezzi sarà trascurabile.

Secondo alcune indiscrezioni, l’esercizio 2014 di Chanel sarebbe stato archiviato con un incremento significativo, nell’ordine della doppia cifra, sia per il fatturato sia per l’utile netto. Dovrebbe addirittura trattarsi del miglior bilancio annuale di sempre della maison. Il 2013 aveva registrato un giro d’affari di 6,86 miliardi di dollari (6,45 mld euro), in progresso dell’8,6% rispetto all’anno precedente, mentre il profitto netto era sceso del 33% a 1,04 miliardi di dollari (977 mln euro) a causa di una plusvalenza straordinaria contabilizzata nel 2012. Sempre nel 2013 gli investimenti in pubblicità e promozione erano ammontati a 973 milioni di dollari (914 mln euro) e quelli in ricerca e sviluppo a 83 mln di dollari (78 mln euro). E ora sta per partire la nuova sfida commerciale di portata planetaria.

articolo di Massimo Galli ripreso da ItaliaOggi