Conde Nast International Luxury Conference
Le grandi griffe del lusso si adeguano alle novità del mondo digitale, ma la parola d’ordine predominante resta quella dell’integrazione tra innovazione e tradizione. Di questo si è discusso alla Conde Nast International Luxury Conference organizzata dalla giornalista di moda Suzy Menkes a Firenze.
“Le aziende della tecnologia stanno entrando nel lusso, dobbiamo accoglierle perché internet favorisce la relazione col cliente”, ha detto Antoine Arnault, CEO di Berluti e Loro Piana, due brand del gruppo LVMH. Secondo Arnault alcune griffe sono in ritardo e se non si muoveranno in fretta la situazione sarà preoccupante. “L’integrazione di soluzioni digitali è una priorità che ci piaccia o no, fa parte del nostro mondo – ha detto Axel Dumas, CEO di Hermes e sesta generazione della famiglia del fondatore -. Cerchiamo di accompagnare l’uomo moderno nel nuovo mondo e se questo richiede nuove tecnologie, ben vengano”. Deve molto alla tecnologia il giovane stilista Jonathan Anderson, fondatore di JW Anderson, che dice: “Se non avessi usato i social media per il mio marchio non sarei arrivato a questo punto, sono arrivato a tutti consumatori. Essere un follower è come fare un abbonamento a una rivista”.
Uno sviluppo, questo, assicurato soprattutto dai dispositivi elettronici, il cui mondo è stato rivoluzionato da Apple. “Ad Apple non guardiamo il mondo attraverso le opportunità di mercato, ma attraverso i nostri prodotti. Facciamo attenzione allo sviluppo per un prodotto utile e bello”, dice Jonathan Ive, senior vice president design Apple.
Ma la chiave di volta secondo i grandi stilisti è calibrare il mix tra innovazione e tradizione. “Non dobbiamo aver paura dei cambiamenti – ha detto Alber Elbaz, direttore creativo di Lanvin – ma bisogna anche celebrare la tradizione. Il compito dello stilista è combinare passato e futuro. Tutto ciò che sta bene sul computer spesso non sta bene addosso, lo schermo è quadrato, il corpo rotondo. I computer sono macchine, ma macchine senza un cuore”.
Un pensiero che si avvicina a quello espresso da Karl Lagerfedl. “Il mio computer è tutto nella mia testa – ha detto Kaiser Karl -. Spero che i negozi on-line non sostituiscano quelli veri, lo shopping è un’attività culturale, bisogna toccare i prodotti, non bisogna uccidere l’esperienza del negozio”.
articolo ripreso da fashionmag