…. Degradi
Si vuol sapere perchè sono apparsi dei labari arcobaleno sopra il palazzo, sul Palatino, che i nostri antenati imperatori avevano destinato ai convegni con i più alti personaggi delle nazioni che si relazionavano con Roma, sia orientali che africane, ed anche nordiche. Il palazzo era uno splendore come architettura ed arte, rovinato dal primo soldataccio che emise un livido editto sulla possibilità di spoliazione delle costruzioni “pagane”.
Quello, l’anno 313 dalla venuta di Cristo, è stato il primo colpo di manovella che da allora si adopera per degradare tutto ciò che è bello, con un pretesto qualsiasi, ma con la vera ragione dell’ignoranza del potere. Forse il Sindaco, ed il movimento al quale appartiene, spiegherà un giorno che cosa avrà voluto significare questa ulteriore concessione al “buonismo” extraeuropeo: gli omosessuali sono sempre esistiti, non è meglio attenersi a questa realtà invece di esporli così come bestie rare? Ce l’ha con la Chiesa che non li ammette? Ma va sottolineato, allora, che, a norma del Vangelo e contro una sottile presa di posizione del Cardinal RAVASI (vds. Il Sole 24 Ore, 8.5. c.a.) che la politica e lo Stato devono essere laici. (dai a Cesare……). Non era più doveroso, e cristiano, e soprattutto umano, impiegare quei fondi per il lavoro che stagna, per i disoccupati che cadono nelle spire del degrado morale delle depressioni e delle affezioni psicologiche d’ogni specie, per impegnarsi nella sicurezza e nella mobilità che viaggiano sul fiore dei sacrifici immani di pochi e poveri tutori?
Il degrado va di pari passo con i regimi, che sono chiusi al buonsenso anche nell’interpretare le leggi. E’ difficile credere che l’accettazione sgangherata di tutti i rifugiati sia dovuta solo a carità, quando si intuisce il business che vi è dietro: e così sulle spalle del cittadino, povero, perchè non è ricco o non evade il Fisco, si mantengono tanti poveretti ma anche tanti fannulloni saprofiti, che alla ventilata proposta di lavoro per contribuire all’ ospitalità dello stato si oppongono vivacemente. Non può essere né carità, né buongoverno. Per non ricordare che fra i “fratèli” è confermato che vi sono jihadisti.
Invece di lasciarsi fotografare in pigiama con l’aspirapolvere in mano, il Sindaco accresca la sua immagine adoperandosi per i rifiuti, facendo ripulire Porta Maggiore, le Mura Aureliane, la Magliana, il Parco della Serpentara e tutti i possibili spazi verdi (e non) di Roma da centinaia di pezze sporche, cartacce, cucce, scatoloni, avanzi di cibo dagli espatriati e dai cittadini che ne sono causa. Non è fantasia che spesso e volentieri scoppino incendi o dolosi, o dovuti a fumi di alcool, sbadataggine, ignoranza crassa per ciò che li accoglie o peggio, connaturata. La ragione di questa strafottenza – ed un esempio sono i rom – sta nel sapersi non puniti. Parola fascista? A questo punto c’è tanto da dire, e da evitare ad ogni costo che si bruci la capitale di uno Stato, gioiello del mondo.
In Russia si è severamente puniti, tutti, se si produce degrado, e così nei paesi occidentali, a caso, uno per tutti, in Svezia.
Quanto ancora il dimenticare la nostra città, farsi valere per la grandissima risorsa che essa e la Nazione che rappresenta sono, è considerato “antifascista?” … La civiltà ha secoli e secoli di cura e di sanzioni. Dopo settant’anni di storia, è solo la scusa perchè attivarsi per questo non fa arricchire, sulla schifezza fioriscono i capitali, oppure perchè si bada alla fumosa copertura del politicamente corretto travestito da Vangelo.
Che cosa è degrado a questo punto va chiarito: “de”, privativo, e “grado”, livello. Vuol dire andare al di sotto della normale qualità di vita, e le ragioni sono molte: conflitti in corso che abbassano la ricchezza interna, catastrofi, cattiva gestione delle potenzialità. Degrado è quello di preferire un figlio inetto a quello attivo e consegnargli una professione d’elìte facendo i furbi. La conseguenza è che si mette in giro un potenziale distruttore e si creano due infelici, e l’infelicità è degrado. Lo slogan: “la scrittura salva dalle sofferenze psichiatriche o psicologiche” rende il minimo della realtà, che sarebbe quella di far seguire ai figli le professioni scelte secondo i propri talenti, senza vagheggiare ricchezze da pascià, ma volere la loro serenità .
Degrado è aver perso la dignità, essere diventato servo di qualcuno o di qualcosa, per imposizione, per infingardaggine, per vizio: uno dei modi per evitarlo è non accondiscendere a tutti i capricci dei figli, dire dei “no” che fanno trovare loro la consistenza del proprio sé, lontani dalla psicologia d’oltreoceano che riempie le strade e le strutture sanitarie di disorientati e di gente con le armi in mano. Degrado è non aver fiducia nel Dio dagli infiniti nomi nel quale si crede e che parla in ognuno, che non è né punitore, né distruttore, né pretende di far unico e dittatore uno dei suoi infiniti nomi.
Degrado è accettare passivamente la violenza su sé e su altri, degrado è avere paura di fare il proprio dovere, seguire come una pecora sciocca i dettami imposti da nazioni ricche e barbare dopo un’inutile guerra in estremo oriente, la cui perdita ha fatto loro temere di essere al di sotto delle civiltà millenarie. Queste sono la causa del degrado, quelle che hanno importato droga, le passioni dell’ubriacatura giovanile, lo scardinamento delle famiglie per imporre una corta veduta di benessere generazionale al puro scopo di abbassare la concorrenza, i writers che deturpano tutto e tutti, la vendita sottaciuta di armi a teste calde ed infine la cacciata di capi di stato per mera volontà di sopraffazione. Esse non hanno cercato di essere migliori, hanno deprivato gli altri per l’unico nome che Dio non ha, il denaro, ed imposto dolcemente le piazze femministe ed arcobaleno, il mettersi dalla parte di chi offende perchè “soffre” (perchè non può facilmente aver potere), e ancora, l’arte figurativa e no, che si basa sulla quantità di materia usata e non sul messaggio, (che fece dire a Giulio Carlo ARGAN per un momento “l’arte è morta”), le fissazioni sul sesso, sull’alimentazione, su una bellezza muta, vuota, asservita al profitto: estetica vuol filosoficamente dire vivere bene, dunque si deve fermare questa rovina, ritrovare quella socratica vocina d’infante, che decisa e chiara come fonte non inquinata dice di combattere i degradi e riprendere la nostra storia.
Marilù Giannone