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FRA LE MANI, PER CASO

Un piccolo libro di PAGLIAI Editore nella folla ordinata di altri, colorati, evidenziati da cartellini e pubblicità. Un libro particolare, dal titolo:”Il Fuoco Dentro”, che sembra appartenere a qualche storia leggera e fanciullesca, e non è così. Complice la curiosità, è stata una scoperta.
E’ un racconto d’amore, quello di una celebre giornalista, ORIANA FALLACI, per la sua città natale, Firenze. Un amore combattuto e vissuto insieme, fra carezze e schiaffoni, che fa trasparire con amarezza la decomposizione della nostra società e l’imbelle lagna a fronte dei problemi che l’affliggono. Il nucleo del testo è la colpevole indifferenza dell’Italia ma anche dell’Europa e del mondo occidentale di fronte alla violenza ed all’arretratezza dell’estremismo islamico, che è già stato ampiamente descritto nel libro: “La rabbia e l’orgoglio”. Firenze è l’amatissima città della giornalista e la culla della cultura che qui diviene come sempre un emblema, ma quello della fine della civiltà attuale, e si manifesta come denuncia contro ogni lassismo, ogni invidiuzza, ogni altro cupo ed ottuso pistolotto di appartenenza partitica o di parrocchietta che mira a perdere ogni genialità per soddisfare minime cose.
Lo sfondo di questo dialogo amaro fra la protagonista e l’autore, viceministro di Renzi ed amico della Fallaci, Riccardo NENCINI, è la città dei Guelfi e dei Ghibellini, ma è anche la città del Magnifico, che rivela il suo guerresco ed artistico incanto in qualche citazione di luoghi e stati d’animo che legano le fasi di un processo reciproco fra chi nega e chi approva la giusta consegna della Medaglia d’Oro alla scrittrice.

Intorno a questo atto si evidenziano le atrocità del costume islamico quali l’infibulazione delle bambine, l’inesistenza giuridica delle donne, la nazista e sprezzante convinzione di superomismo religioso che talvolta può essere imputato ad altre Religioni, sul quale bisogna operare un chiarimento col bisturi dell’evidenza: le altre Religioni hanno superato da secoli questo stadio assolutistico, gli islamici non vogliono farlo, anche se si rivestono di morbide pieghe di menzogna. Infine una volta e per tutte per questa arretratezza esso suggerisce di finire di ripetere come dischi rotti: “ma noooi abbiamo “fatto” le crociaaate” . Chi ancora lo sostiene, ha bisogno di essere inchiodato davanti ai documenti storici, e chi per paura o interesse assume la figura di un angolo davanti alla violenza non è un uomo, ma un pericoloso complice ignorante. L’unica ammissione è, semmai, l’aver tolto due capi che conoscevano le loro genti e impedivano all’estremismo di dilagare.
“Il Fuoco dentro” è un commosso, ma perentorio avviso a non abbassare la guardia , è l’invito come lascito di una grande e nostra eccellenza culturale perchè il cancro del buonismo non cancelli la civiltà come l’altro male non ha sconfitto l’Autrice. Questo libro fa da specchio a chi apre le sue pagine, e fa bello ed umano chi è sincero, brutto ed alieno chi è ipocrita, come un Dorian Gray rettificato.

Marilù Giannone