Frida Giannini e Patrizio di Marco licenziati da Pinault
Clamorosa rivoluzione ai vertici Gucci. Secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, è imminente una doppia uscita di scena: quella del presidente e amministratore delegato, Patrizio di Marco, e quella del direttore creativo, Frida Giannini. A mettere alla porta i due è François-Henri Pinault, ceo e chairman della controllante Kering, che ha comunicato loro, ai primi di dicembre, la risoluzione del rapporto di lavoro. A differenza di di Marco, che è agli ultimi giorni di lavoro, Frida dovrebbe restare per firmare la collezione autunno-inverno 2015-16 maschile, che sfilerà a gennaio a Milano, e quella femminile, in calendario a fine febbraio.
Sulla poltrona di Pdg sarebbe stato designato Marco Bizzarri, da poco al vertice dei marchi “non Gucci” della divisione Luxury di Kering, nel cui portafoglio ci sono brand del calibro di Bottega Veneta (dalla quale lo stesso Bizzarri proviene, essendo andato a sostituire proprio di Marco, passato alla Gucci) e Saint Laurent, per citare i due dimensionalmente più importanti. Per il posto della Giannini, invece, non sembra sia stato ancora individuato il sostituto, anche se una vacatio protratta nel tempo lascia quasi sempre perplesso il mercato.
Quali siano i motivi di una simile drastica decisione non è dato sapere. L’industria del lusso è alle prese con un rallentamento del business in alcune roccaforti come l’Asia e con il congelamento dei consumi in Europa, tranne che in capitali del lusso come Londra. Ma i dati del terzo trimestre dello storico marchio fiorentino, così come quelli dei nove mesi dell’anno in corso, non lasciavano presagire una soluzione di questa portata. Nel terzo trimestre, i ricavi di Gucci sono scesi a cambi comparabili dell’1,9% a 851 milioni e, nel gennaio-settembre, dell’1,3% a 2.527,3 milioni. Secondo gli analisti, Gucci rappresenta circa il 65% dei profitti di Kering e dovrebbe chiudere l’esercizio 2014 con utili sostanzialmente in linea con quelli dell’anno precedente, quando aveva registrato profitti operativi di 1.132 milioni su ricavi di 3.561 milioni, pari al 31,8%, il record di sempre, anche se non a cambi costanti (aveva performato meglio, in percentuale, nel 2010, 2011 e 2012).
Certo, nessuno può nascondersi le complessità dell’ultimo anno e mezzo in un mercato dove per gran parte dei big brand è in corso una flessione delle vendite e una erosione più o meno pesante dei margini. Da tre anni, il marchio della “doppia G” aveva intrapreso un percorso di valorizzazione dell’artigianalità del prodotto, abbassando progressivamente il peso delle borse e degli accessori in tela con il logo, la gran parte dell’offerta, con un prezzo accessibile sotto i 500 euro, e virando verso un innalzamento degli standard sia dei pellami sia delle lavorazioni. Oggi il core business è concentrato nel segmento fra mille e 2.500 euro. Nel contempo, per garantire omogeneità di immagine, i punti vendita wholesale sono stati ridotti in modo importante, concentrandosi sui monomarca.
Per ogni riposizionamento strategico serve tempo ed è proprio questo che sembra ora mancare a Pinault. Rumor sull’uscita del ceo e del direttore creativo, che sono partner nella vita, si sono succeduti spesso, ma nessuno dava per imminente il “siluramento”. Secondo gli analisti, il calo dei volumi di borse vendute – parzialmente compensato da aumenti di prezzo che non sono mai arrivati al 10% – potrebbe essere la causa della scelta di Pinault. E, al momento, non è improbabile che la vicenda finisca nelle aule del tribunale, mentre Frida lavora sulle prossime collezioni con il nuovo ceo Bizzarri.
articolo ripreso interamente da moda24.ilsole24ore.com
foto Maciek Kobielski for WSJ Magazine