Il …..”Fatto” quotidiano della pittura tre-quattrocentesca
Si dice che i giornalisti cerchino lo scoop, e questo è possibile, si dice ancora che uno spirito creativo debba andare alla ricerca di vie nuove, e questo è altrettanto possibile. Ma, che si debba andare sulla luna quando si parla di arte, e soprattutto italiana, è certamente stupefacente.
Sul “Fatto quotidiano” di domenica 11 settembre (guarda caso, proprio per le torri gemelle come data) appare un elegante articolo che sostiene la presenza della parola “Allah” nell’aureola della Madonna di GENTILE DA FABRIANO. E questo è niente. Secondo lo stimato esperto che, guarda caso, vive negli Emirati, tutta l’arte italiana del primo Rinascimento sarebbe una “copia” mediorientale con chiare ispirazioni alla fede islamica. Sarebbe meglio allora chiarire alcune cose. Innanzitutto, i meandri sulle aureole delle Madonne hanno solo la figura del 1420 come presenza pseudoislamica, e quindi, anche perchè altri artisti coevi non le riportano, si tratta di un gusto di finezza ornamentale che lascia dubbi sulla provenienza religiosa. Inoltre, se vari altri studiosi e cattedratici (come GIULIO CARLO ARGAN, come esempio) parlano diffusamente di “gotico internazionale” per l’arte del 1300/1400, dunque non solo quella italiana, il perchè salta agli occhi: affinità di prodotti europei di vari luoghi e questo si vede nei motivi, nel disegno simile, nell’uso del colore. L’arte, più che elucubrata, va letta con una veduta attenta: i meandri, ad esempio, sono tipici dell’arte nordeuropea già da prima dei Romani, per non parlare di quella dei Longobardi, che, sembra, erano già in Italia ai tempi di Giustiniano e non di Maometto.
Ancora, il tappeto era un uso comune anche per Gengiz Khan , altrettanto adornato, ed era strumento primario per le meditazioni dei sacerdoti sempre nordici, si vedano i poemi epici come l’Edda o altri (Wotan), per separare l’officiante dal contatto con il terreno nella ricerca della saggezza. Un uso simile è fatto dai Veda indiani, ed inoltre tessuti e tappeti fioriti erano largamente adoperati sempre in Europa e sempre in quei tempi, e diversi arazzi o dipinti francesi li mostrano: per chi vuole andare a curiosare nell’antico, essi sono presenti nelle descrizioni dell’Odissea, ed anche nel resto del mondo Mediterraneo, Egitto compreso.
Si consiglia vivamente il libro, edito da giorni “I santuari mediterranei di oriente ed occidente” di ALFONSINA RUSSO. Gli Arabi lo hanno solo adattato al loro quotidiano, con i limiti della proibizione di raffigurare forme umane, ed in questo seguono l’iconoclastia che sembra essere nata nell’Impero Romano d’Oriente. La verità è che il Mediterraneo è stato l’anello della civiltà: l’oro veniva da varie zone, compresa quella della Nubia, e così il lapislazzulo, che venivano esportati per importare, in pacifico commercio, minerali e manufatti introvabili colà, come l’ambra del Baltico. Per il vetro, già da seimila anni era noto presso i Sumeri ed i Romani avevano Murano, con le sue tazze murrine: vetri finissimi, preziosi, diversi da quelli che impreziosivano gioielli ed altri manufatti. Si può andare avanti così per un bel cammino, ma una cosa sola è essenziale: si smetta di fare le fusa al mondo islamico; se l’arte è il linguaggio della civiltà, noi abbiamo dei tesori che, statistiche alla mano, esso neanche si sogna: il 75%. E LORENZO LOTTO non pensava nemmeno che l’origine del Cristianesimo fosse in Oriente: sapeva benissimo che Cristo era nato in Palestina, ma aveva destinato Roma come centro diffusore della Sua Parola. Lotto, fra l’altro, era studioso di spiritualità naturale e di alchimia, come una recente mostra al Quirinale ha ben espresso.
La fede religiosa è sincerità e, soprattutto, va bene qualunque sia la via da seguire ed il modo di chiamare Dio, che è infinito come i suoi nomi; non si faccia allora una questione di supremazia, anche ai fini di un’integrazione che, per come è costituito, l’Islam non sente. Non è con gli inchini che si può conquistare un vicino che fa paura, ma con l’evidenza di una stimabilissima e secolare civiltà: ed è per questo che bisogna imparare… ed imparare la storia nel continuo dei tempi, senza salti fra secoli e secoli, perchè la creatività, il Pensiero, sono un infinito filo conduttore verso l’unione ed il rispetto reciproci.
Marilù Giannone