Il nuovo consumatore cinese è cultore del Made in Italy
Elegante, appassionato di griffe e cultore del Made in Italy: ecco il nuovo consumatore cinese
Un’indagine realizzata da MFF ed Eccellenza Italia, intervistando oltre mille big spender dell’ex Celeste impero arrivati in Italia per fare shopping, ha tracciato il profilo del cliente maschile. Che al 65% sceglie come look tipo l’abito intero, dal fit moderno. Che ha un medio potere di spesa (60%). E che sta imparando a mischiare tra loro griffe occidentali e marchi orientali (20%).
Contemporaneo ed elegante. Durante l’acquisto, predilige i prodotti Made In Italy e di qualità. Ma non nasconde la preferenza per i brand locali e per le griffe, che rimangono importanti durante lo shopping, ma non più vincolanti. È questo, in sintesi, il profilo del nuovo consumatore cinese emerso in un sondaggio condotto da MFF in collaborazione con Eccellenza Italia, il primo sistema di informazione per turisti e consumatori cinesi di Class Editori nei mesi scorsi, intervistando oltre mille top spender cinesi, consumatori di fascia alta che acquistano per lo più da soli, nell’ex Celeste Impero o durante i loro viaggi di shopping in Italia ed Europa. Che hanno risposto alle dieci domande proposte, divise in macro temi, per tracciare al meglio le coordinate del nuovo acquirente riguardo gusti, stile vincente e approccio allo shopping con un focus dedicato alla disponibilità di spesa per capi d’abbigliamento e accessori. Il tutto per tracciare un profilo preciso del consumatore cinese, che alla vigilia di Pitti immagine uomo, continua a rappresentare un’ancora di salvezza per i marchi del made in Italy al maschile. Ed MFF, nell’analizzare i dati per tracciare le coordinate del consumatore maschile con solide radici nell’ex Celeste impero, ha chiesto aiuto a diverse figure di spicco del made in Italy e del made in China, tra retailer, buyer, stilisti e creativi. Il 65% degli intervistati è d’accordo sul look tipo del nuovo consumatore: l’abito intero, dal fit occidentale e moderno, che li trasforma in uomini contemporanei (40%). Segue poi la scelta di un look casual (9%), composto da giacca, camicia e pantalone chino, per il consumatore ricercato e glam (27%). «Per personalizzare il proprio look», ha spiegato a MFF Roberta Valentini, owner del concept store Boysloft/Apt28 del gruppo Penelope di Brescia, «il consumatore cinese predilige gli accessori tecno-chic, come zaini e sneaker che attingono al mondo dello street d’avangarde. Per ottenere un look sempre più minimal e raffinato, ma con pezzi divertenti e di design. Grande importanza è data anche alle felpe, must-have di stagione». Il 60% degli intervistati destina agli acquisti di moda un budget medio e solo il 5% ha un’elevata capacità di spending power. «La maggior parte dei consumatori», ha poi raccontato Zack Zhang, uno dei più quotati fotografi di moda cinese, basato a Pechino, «spende fino a 50 mila renminbi l’anno (circa 7 mila euro al cambio di ieri) per abbigliamento e accessori. Mentre l’élite raggiunge anche il milione di rmb (circa 135 mila euro) l’anno. Vogliono sentirsi alla moda e scelgono solo abbigliamento di qualità, con l’obiettivo di rimanere comodi». Alla domanda sulla preferenza di marchi occidentali o locali, il mercato si spacca in due: a pari merito, per il 40%, il consumatore preferisce sia quelli europei che quelli asiatici, e per il 20% predilige il mix tra i due. Trait d’union rimane il Made In Italy di qualità, che guida l’acquisto per il 79%, contro il crescente 19%. Degno di grande attenzione è il dato riguardante l’importanza della griffe durante lo shopping: solo per la metà dei top spender cinesi è ancora vincolante. Per i restanti, rimane certamente un valore aggiunto, ma non più necessario. «Anche l’acquisto di capi con il logo ben visibile è diminuito», ha poi spiegato Adriana Camerini Saralvo, buying office manager per Lane Crawford Joyce group, colosso asiatico della distribuzione haut de gamme. «Oggi, il nostro cliente predilige il lusso di qualità non esplicito, raffinato ed esclusivo. È diventato più attento: ama la pelletteria esotica e tutto ciò che è legato al concetto di sartorialità moderna sempre più occidentale». E acquista in modo sempre più selettivo. «Il consumatore cinese sceglie secondo lo status sociale più che per cultura», ha continuato Riccardo Grassi, titolare di RiccardoGrassiShowroom. «Il binomio giacca e cravatta, in Europa già in secondo piano, è ancora molto importante e obbligatorio per il business man orientale. I giovani, invece, sono influenzati dagli altri paesi della Greater China: modaioli e più legati allo stile che alla qualità». Per il 38%, l’abito formale rimane comunque il pezzo che non deve mai mancare nel guardaroba maschile, seguito dalla giacca tailoring (30%) e dal pantalone casual (15%). «Il gusto del consumatore orientale è senza dubbio cambiato negli ultimi anni», ha aggiunto ancora Carlo Capasa, ad di Costume National, marchio che per il 33% è in mano al fondo orientale Sequedge. «È avvenuta una sorta di occidentalizzazione dello stile. Il nostro cliente è giovane, viaggia sempre più spesso ed entra in contatto con le diverse culture. Ama tutta la moda, prediligendo, però, i tagli maschili. Il team creativo, guidato da mio fratello Ennio Capasa, è molto attento a questo nuovo target: declina i capi in tessuti e materiali dai pesi diversi, in base alle aree climatiche della Cina. E analizza meticolosamente le fasce prezzo: il consumatore cinese, oggi, è più esperto e non acquista più d’impulso e senza limiti come qualche anno fa». E infine, come vestirà l’uomo cinese del futuro? «Sempre più classico e sartoriale», ha concluso Bai Peng, giovane designer di Pechino, «con uno switch di tendenza in fatto di accessori. Soprattutto per le calzature, che dovranno essere sempre più ricercate, tech, performanti e sorprendenti. Per risultare diverso ed esprimere la propria personalità».
Pagine a cura di Angelo Ruggeri articolo ripreso da mffashion