Il nutrimento che viene dai fichi d’india
È made in Sicily e consiste in un innovativo sistema di valorizzazione dei fichi d’India il progetto vincitore per la categoria Donne del bando internazionale Unido (United nations industrial development organization), cui hanno concorso 150 proposte progettuali di ricercatori di oltre 30 paesi al mondo. A presentarlo, ieri in Cascina Triulza a Expo 2015, nel corso dell’evento «Sustainable technologies and cooperation in food and agriculture & Unido int’l award 2015», organizzato dal ministero degli affari esteri, in collaborazione col Cnr e Unido Italia, è stata l’ideatrice, Rosa Palmieri, ricercatrice del dipartimento Agricoltura, alimentazione e ambiente dell’università di Catania. «La mia idea», ha spiegato a ItaliaOggi Palmieri, «valorizzare sia la polpa sia le bucce e i semi dei frutti di fico d’India.
A livello globale può quindi contribuire alla sicurezza alimentare dei paesi in via di sviluppo ove questa pianta cresce spontaneamente in natura. E a livello locale promuove il recupero dei frutti di prima fioritura, che normalmente vengono recisi per consentire alla pianta di produrne altri, di calibro maggiore, da destinare alla commercializzazione». L’innovatività del progetto sta nel tipo di lavorazione, in via di brevetto, che stabilizza la polpa di questo frutto altamente deperibile, preservandone proprietà nutritive e gustative per oltre 12 mesi senza bisogno di frigo-conservazione (lavorazione che è eseguibile con un macchinario, pure ideato da Palmieri, in grado di funzionare anche con energia solare).
La sostenibilità dell’idea sta nella valorizzazione anche degli scarti. Dalle bucce, il 20% del peso complessivo del frutto, si possono estrarre fibre e pectine impiegabili come ingredienti d’altre preparazioni alimentari, mentre i semi, fonte d’acidi grassi e di proteine, possono integrare l’alimentazione animale.
Articolo di Michela Achilli via ItaliaOggi