Skip to main content

“Linea di Onore”

Ogni uomo, ogni creatura, forse, ha una sorta di richiamo sottile e mai invadente, ma ostinato, che lo porta ad un tipo di vita unico ed irripetibile. Quella voce non sempre è  la scelta di una professione, ma è un’intima coerenza con il rapporto che egli ha con il percorso esistenziale.
GIORGIO ALBERTAZZI aveva come richiamo la linea d’onore. Giovane e focoso aveva conosciuto il Fascismo e vi aveva creduto. Ma aveva creduto non alle immagini rudi e trionfalistiche, bensì a quelle splendide ed amare dell’eroismo di chi ha saputo combattere per la propria Patria senza chiedersi se la guerra lo convincesse o no, ma per la fede in essa … e fede, per chi non lo ricorda, è amore. Lo slancio che avrebbe fatto di lui più tardi, quando il 1949 inizia a recitare, un attore perfetto e credibilissimo, era lo stesso che lo infiammò per ITALO BALBO, o per i soldati della FOLGORE, umili e forti come lui, un figlio di operai di Fiesole.

L’onore non è una parola, è una fibra dello Spirito al quale siamo adesi, e per Giorgio Albertazzi è stato il sistema per trovare la propria essenza di uomo, tanto è vero che ha sempre negato la finzione dell’attore, rispondendo a chi la supponeva un chiaro: ”io non recito, io sono”.
Lasciare da parte i luoghi comuni sulle appartenenze politiche è doveroso di fronte allo statuario personaggio che fu, e che rimarrà in diverse memorie, da quella artistica a quella umana. Come attore ha incantato non solo il difficile pubblico e le critiche dei teatri, ma registi del calibro di SCOLA, VISCONTI, per citarne alcuni, ed ha quasi incarnato i protagonisti shakespeariani per la veridicità con la quale li ha fatti vivere, ampliando il ventaglio delle sue possibilità con interpretazioni per film leggeri come “ti ho sposato per allegria” di SALCE, accanto ad una fantasmagorica MONICA VITTI, o partecipando a sceneggiati televisivi, nonché alle innovazioni recitative e compositive di DARIO FO, al pari di lui convinto dal Ventennio.
Ma questa è memoria e la memoria, pur giusta, sta ai morti. Fra i colori vividi dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al Merito e la Medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte la presenza di Giorgio Albertazzi è tangibile, riconosciuta, seguita dal vero e grande teatro italiano, il teatro del possibile e non del possibilismo, quello dei drammi, delle commedie che si agitano nel cuore di chi partecipa perché in quel momento si sente protagonista e compreso, e riconosce all’attore la missione di interprete della controversa, calda, sofferta, travolgente esistenza di tutti. La linea di onore di Albertazzi è stata quella di prendere su di sé questa missione.

Marilù Giannone

130258571-83a2592f-5903-4672-8b76-59635fb35556