Lusso 200mila posti di lavoro in più in tre anni
Il lusso è la grande scommessa dell’Europa. Non solo in termini di vendite ma soprattutto dal punto di vista dei nuovi posti di lavoro che sono stati creati nell’ultimo triennio. Secondo uno studio condotto da Frontier Economics presentato al Parlamento europeo e commissionato dalla European cultural and creative industries alliance (Eccia), confederazione della quale fanno parte le cinque principali associazioni europee dell’alto di gamma (Circulo Fortuny, Comité Colbert. Fondazione Altagamma, Meisterkreis e Walpole British Luxury), in un triennio il lusso ha aperto le porte a 200mila nuovi addetti che sono così passati da 1,5 a 1,7 milioni. Numeri peraltro in forte contrasto con la generale tendenza occupazionale dell’Unione europea. Come sottolineato dallo studio, in tutti i settori il dato si è mantenuto su livelli piuttosto stagnanti tra il 2010 e il 2013 mentre la crescita dell’occupazione in settori industriali europei nel suo insieme era in flessione dello 0,5% nel 2011, trend peggiorato poi nel 2012 con un -1,5 per cento.
La crescita occupazionale del lusso va di pari passo con quella delle vendite. Il fatturato complessivo delle aziende dei diversi settori dell’alto di gamma è cresciuto del 28% tra il 2010 e il 2013 passando da 428 a 547 miliardi di euro. Numeri di tutto rispetto che rappresentano il 4% del Pil europeo (un punto in più rispetto all’anno precedente). Se i settori dell’alta gamma europea, presi collettivamente, fossero una nazione, sarebbero la settima economia in Europa e la 20esima nel mondo. E sarebbero uno stato attento alla formazione dei propri lavoratori. Secondo quanto confermato dalla ricerca, i principali marchi di lusso tutti investono molto nella formazione e sviluppo della loro forza lavoro qualificata, così come nello sviluppo di impianti di produzione. Si stima infatti che vengano investiti oltre 700 euro per ogni dipendente per la sua formazione e di conseguenza, considerate le dimensioni della forza lavoro lusso europeo, questo suggerisce che il settore spende oltre 700 milioni di euro l’anno per questa voce.
Articolo ripreso da pambianconews