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Magia a Roma

UNA BASILICA NEOPITAGORICA 

La pagina più bella di un giornale, tanto più bella quanto più esso è serio, può essere quella degli articoli culturali. Ho casualmente recuperato, in quanto conservato e poi dimenticato, un articolo molto interessante pubblicato Sabato 13 febbraio su “IL FOGLIO” a firma di ALESSANDRO GIULI,  su un monumento poco visitato di Roma, ma ottimamente descritto da molti studiosi: la Basilica Neopitagorica di Porta Maggiore.

Questa spirituale creazione è stata da sempre perseguitata dai regimi attraverso i quali è dovuta passare, per contrapposizione religiosa a quella secondo la quale fu costruita (dopo il 180 a.C. fu vietato ai Romani, per infatuamento verso la cultura greca, di seguire la disciplina pitagorica già nota dagli Etruschi e seguita da Numa) ed inoltre perché ….. ci si sentivano particolari atmosfere e sensazioni !

E ci si sente, come dicono spesso i visitatori, come se un Dio dal doppio volto e dalla doppia natura fosse là, tanto è vero che, scandagliando nella sua costruzione, si viene a sapere che il Tempio fu voluto da un sodalizio di sapienti proprio intorno al 180, e che successivamente l’imperatore Nerone, spaventato dalla invisibile ma manifesta presenza di quel Dio, lo fece spoliare, distruggere, chiudere. Non si doveva, visto che mancano cenni su di esso da quel momento, neanche menzionare più.
La fede in quel Dio però è rimasta, pur avendo portato danni a chi la seguiva (Nigidio Figulo, lo ierofante amico di Cicerone) e costretto ogni regime dopo a chiudere qua e là qualsiasi fonte ne accennasse. Fino al 1917 quando è stata “casualmente” rinvenuta, ed occasionalmente aperta al pubblico, causando fiumi di notizie, lavori, studi diversi, dal più tristo fantasy new age al più corretto elaborato di archeologi e studiosi di spiritualità.
Il Dio è il padrone di questa casa della Sapienza, il mai profondamente conosciuto Dioniso che il vulgo interpreta come dio dell’ebbrezza materiale, mentre invece è il Dyòs del numero, del Virgineo femminile che inizia chi aspira a raggiungerlo. Se vi è un vino che dà ebbrezza, questo è l’acqua creatrice e rigeneratrice che lava gli errori e fa mutare di stato, che la Presenza incarna.
La presenza è Una e Doppia nella manifestazione differente: maschio e femmina, non fuse in essa, ma da questa prominenti: quella potente Natura, la parola della quale stiamo perdendo forse in un capriccio di una delle ultime imitatrici di Ecate, una deputata che ignora la sua origine. Si può avere sesso, ma se ne può essere totalmente privi, come il principio distruttivo votato al nulla.
La Casa della Sapienza ha come figurazioni dominanti donne di tutti i dominii: dalla Sapienza alla Luce, dalla Sposa abbandonata a quella ritrovata, un “gineceo di forze “ (come dice l’autore della pagina) che vanno comprese con l’intuizione intelligente, essendosene persi tutti i più che arcaici significati, con l’unica clausola di non farne alimento della propria superbia, come la mitologica favola di Marsia rivela.
Probabilmente è da quel Tempio che si dà conferma dell’origine di Roma, secondo una esperta archeologa, Domizia Lanzetta, e dei suoi sacri nomi, segreti prima e non del tutto svelati: Roma-Amor-Orma-Maro. Ma c’è di più, il Tempio è la Casa dell’eterno divenire, rappresentato dai Dioscuri che separano ed alternano la notte ed il giorno, è il luogo dei Penati di Roma che salvano e proteggono la città e l’uomo, come piccolo universo, dalla barbarie del buio ignorante.
Come dice l’autore dell’articolo, “nel buio della Basilica sono solo Castore e Polluce ad essere visibili, come la Lira di Apollo e la Corona Boreale, dalla forma di un Y” o di un Triscele, “bivio fra inferno terrestre e paradiso”, dominato da Herkle civilizzatore, iniziato ai Misteri Eleusini, e seguito da un altro eroe, il figlio del Musico Orfeo, figlio del Logos.
Quanto al Deus, caldo e freddo abitatore di questo luogo sacro, egli è colui che, smembrato dal caos, è tornato integro e sorridente secondo il senso del suo nome: il Dio- nisos, il Dio-rigenerato, fanciullo divino. Il paragone con il mito egiziano di Osiride, Iside che lo fa risorgere, e Horus può essere opportuno, ma non bisogna mai, per intravvedere la verità, fare sincronismi.
Ma riprendendo Giuli, che con maestria e linguaggio incantato come questo luogo indica, la Basilica Neopitagorica è “il luogo d’incontro fra essere e divenire, una sotterranea Delfi”, tempio oracolare, adornato di scene sacre e pervaso come il Tempio di Giove a Terracina, di gas radon, un gas vulcanico come il sottosuolo della nostra Italia. Per esso vi è fecondità, che la Dea Madre con le sue messi e i suoi frutti segnò ovunque meravigliosamente e si trovano allora i nomi di Dea Madre a Bolsena, Vacuna verso Amatrice, e numerosi luoghi denominati Fere, Feronia, o Turan la Signora (il verbo “tu” è spesso interpretato come donare, proteggere, accudire, come il verbo “fer” è l’antico europeo fhara, o bhàrami, portare ) . Il fuoco vulcanico e l’abbondanza d’acqua, primi elementi della creazione, fecero da sempre la Penisola una terra felice per i suoi prodotti, ed ancora, se non abbiamo perso la memoria, lo è. Ora che il Femminile svanisce o si disperde in sessi finti, ora che è offeso ed ucciso dalla barbara ignoranza, meditiamo il significato di questa eccezionale Basilica, della umana filosofia che l’ha ideata, e dell’indistruttibile verità che si evidenzia ad ogni scoperta archeologica, e forse anche sotto il Campidoglio, causando paure ai cleri, imbarazzi alle politiche, e lacrime isteriche al potere ed ai suoi cloni: l’Origine è Femmina, il Raggio di Luce è Maschio, il resto è niente.

Marilù Giannone