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MET Gala 2014

Si è appena concluso uno degli eventi più fashion dell’anno: il Met Gala, che con questa edizione ha celebrato un doppio evento con un vero e proprio tributo all’alta moda. C’è stata l’inaugurazione dell’Anna Wintour Costume Center, un’ala del MET interamente dedicata al Direttore di Vogue America, al quale si deve il merito della raccolta fondi, dal 1995, sostiene il Costume Institute, e l’opening della mostra dedicata al couturier Charles James.  Britannico di nascita ma americano di adozione è conosciuto, infatti, come il “primo couturier d’America”, a lui si deve la creazione di una moda ricca, sofisticata e scultorea e celebri sono i suoi ball gown. La mostra, che raccoglie più di 75 creazioni, sarà visibile presso il Costume Institute del Metropolitan Museum fino al 10 agosto.

Riguardo a questo evento, sul Sole 24 Ore ho trovato un articolo molto interessante sul perchè anche noi non possiamo avere il nostro Met Gala (o ball a dir si voglia). D’accordissimo con l’autrice, Giulia Crivelli, unico neo essendo io di Roma, ovviamente, sarei molto più felice se fosse la Capitale ad ospitare l’evento (nella remota ipotesi…) e non Milano!

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Perché a Milano non abbiamo il nostro “Met Ball”?

A New York il conto alla rovescia è iniziato da settimane, Se non da mesi. Questa sera ci sarà il Met Gala, meglio noto forse come Met Ball (anche se il suo nome originario era Costume Institute Gala), un grande evento di beneficienza associato alla mostra più importante dell’anno del Costume Institute del Metropolitan Museum, la parte del grande museo newyochese dedicata alla storia della moda e del costume: la collezione permanente comprende 35mila abiti e accessori proveniente dai 5 continenti e che coprono sette secoli.

Quest’anno sarà speciale, perché il Costume Institute è stato da qualche mese intitolato ad Anna Wintour (ne avevo scritto in un post in gennaio, “Il Met premia Anna Wintour, fund raiser da 125 milioni: ora il Costume Institute porta il suo nome“, ora si chiama Anna Wintour Costume Center) e perché la mostra (“Charles James: Beyond Fashion“, che aprirà al pubblico mercoledì) è dedicata a uno stilista americano, poco conosciuto in Europa, ma che la direttrice di Vogue America vuole far conoscere. Garantito che ci riuscirà. Un biglietto per il Met Gala (cena inclusa) costa 25mila dollari (circa 18mila euro, con un bell’aumento rispetto ai 10mila del 2013) e all’evento partecipano stilisti, imprenditori, modelle, star di Hollywood, musicisti, giornalisti, politici locali e non, cantanti ecc. Credo si possa dire che il Met Gala è l’evento di moda più importante dell’anno, a New York. Sufficientemente lontano dalle fashion week (che si tengono in febbraio e settembre) e da altri grandi eventi mondano-sociali come gli Oscar e gli altri premi cinematografici, il Gala mette tutti d’accordo, soprattutto gli stilisti e i creativi.

Davvero viene da chiedersi: perché non organizzare un evento simile a Milano, capitale italiana e mondiale del pret-a-porter? Si dirà che è perché non abbiamo un museo simile al Costume Institute. Vero, però si potrebbe pensare a una location alternativa. Mi viene in mente la Triennale, che alla moda ha sempre dedicato molta attenzione e che si presterebbe anche per il crescente legame che sembra esserci tra moda e design (come si è visto durante il Salone del mobile nello scorso aprile). Ma si potrebbe anche aguzzare fantasia e ingegno e organizzare il “Milan Gala” al museo di storia naturale, che ha spazi grandi e spettacolari ed è centralissimo (corso Venezia). Oppure nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale. O ancora, in piazza dei Mercanti, dove alcuni anni fa Dolce&Gabbana avevano allestito una bellissima mostra fotografica. I fondi raccolti potrebbero essere destinati o alla costruzione del tanto atteso museo della moda di Milano o a progetti per i giovani o per la promozione dell’artigianato italiano nel mondo. C’è veramente solo l’imbarazzo della scelta. Intravedo un problema, che ha dell’inspiegabile eppure so che esisterebbe. Le rivalità che gli stilisti italiani mettono da parte quando vanno a New York, accorrendo in massa da ogni parte del mondo si trovino in quel momento, per salutare Anna Wintour e presenziare all’evento dell’anno, ebbene, quelle stesse rivalità forse in Italia ci sarebbero ed impedirebbero il successo dell’evento. Un “Milan Gala” forse farebbe fatica a decollare. Immagino ad esempio farraginose discussioni su chi siede a quale tavolo ecc ecc. Forse sbaglio, forse basterebbe qualcuno che si impegnasse a fondo nell’organizzazione di un evento così e ci si riuscirebbre. Non mi candido, ovviamente. Perché non sono una brava organizzatrice. Ma forse qualcuno lo farà e smentirà i miei dubbi. Dico solo che sarebbe bello avere un Milan Gala. Nella moda, non abbiamo poi molto da invidiare a New York.

articolo di Giulia Crivelli su giuliacrivelli.blog.ilsole24ore.com

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photo via vogue.com