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Preziose “Iscrizioni in Oro”

Le “Lamine di Pyrgi”

L’attività specialistica e costante della Sovrintendente per l’Etruria Meridionale, ALFONSINA RUSSO, ha riunito numerosi studiosi ed appassionati il 28 giugno al Museo di Valle Giulia. L’argomento era il punto della situazione sulle famose lamine di Pyrgi, targhette documentarie e dediche insieme che Etruschi e Fenici hanno depositato nel tempio di Uni/Astarte, incise su oro.  L’importanza di questi oggetti è, oltre a tutto, l’unicità. Non si trovano documenti bilingui, fino ad ora, per la lingua etrusca, a meno che non siano brevi frasi, e tardive rispetto ad esse, in etrusco e latino, come l’iscrizione sulla lastra di Scipio Barbato.  

Il testo, “Le Lamine di Pyrgi”, aggiorna sul procedere di questa azione di scoperta sulla civiltà madre di quella romana. E’ scritto dai noti archeologi VINCENZO BELLELLI e PAOLO XELLA, già presente, quest’ultimo, alla presentazione del libro “Fra Cielo e Terra” all’Istituto di Cultura Svedese, dell’Editore fiorentino ANTONIO PAGLIAI.
Dopo una breve presentazione della dottoressa ALFONSINA RUSSO è ALBERTO MAGGIANI ad introdurci nel libro per narrarci la scoperta del tesoro, il luglio 1964, quindi cinquant’anni da questa ultima esegesi. Lo studioso evidenzia molte caratteristiche storiche e linguistiche dell’iscrizione, cercando anche un’analisi delle arcaiche denominazioni delle cariche istituzionali. Fa nomi di colleghi, come JEAN MARIE PINNA, VALENTINA BELFIORE, il mai superato MASSIMO PALLOTTINO, indica un codice per stabilire una corretta disamina di un qualsiasi reperto, fa collegamenti con esperti stranieri per la linguistica, come il RIX. Non cita apertamente ALESSANDRO MORANDI per questa disciplina, ma è probabile che lo ha presente quando spiega la giusta dizione e scoperta del plurale -”shva” , o l’avverbio di luogo”thuvas”.
VALENTINA BELFIORE scende in particolare di più su vocaboli come “ita”, (istud) o “ica”, probabilmente un articolo, parla di oscillazione timbrica (simile al toscano odierno?) già alla prima metà del V° sec. , e soprattutto definisce scritture e sparsa presenza sui territori del cognome “VELIANAS”, le variazioni del quale non possono essere del tutto ascritte ad un errore di scriba, piuttosto ad una variazione di pronuncia. Ci si chiede se può derivare dal nome “Vel”.
E’ una vera sorpresa sentire la studiosa presupporre , parlando della lingua fenicia, una probabile origine forse europea o mediterranea di essa. Le iscrizioni sono state studiate per correlazione e confronto con quelle su pareti tombali, in particolare su quelle della Tomba omonima “delle iscrizioni”.
Bellissimo evento, ma si è notata la mancanza di giovani studiosi della materia: la glottologia non è più di moda. E, per mancanza di tempo, non si è avuto che un cenno soltanto della lingua fenicia, che non aveva geroglifici o pittografie, ma forse ha diffuso a tutti l’odierno alfabeto . Ad ogni modo, il tempo della presentazione del testo sulle lamine è volato in un attimo, in quanto l’interesse è stato veramente eccezionale, e non si può non complimentarsi con ALFONSINA RUSSO.

Marilù Giannone

gli_etruschi_maestri_di_scrittura