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Pudore

Definire il Pudore non è facile, esso è un valore variabile a seconda della civiltà che si esamina. Un fatto è però certo: ognuna di esse, dalla Papuasia al Circolo Polare, ha il senso del pudore, e guai se esso viene ferito.

Qualche tribù del Centrafrica ha, come si sa, abiti e vestimenti ridottissimi, cioè un perizoma. Nel corso di un litigio coniugale al centro di un villaggio, per gelosia, un uomo afferrò il perizoma della moglie e, per sfregio, glielò strappò. La donna salì rapida su un albero e si buttò di sotto, uccidendosi.

Nei Paesi occidentali il pudore ha in comune con gli altri il fatto che lo si associa al nudo, sia esso del corpo, che della confidenza affettiva o del pensiero. Corpo e pensiero si mettono a nudo con grazia, quando la situazione lo richiede: gli stessi streaptease o i burlesque hanno un loro attraente modo di essere, che non offende la sensibilità di nessuno, e spesso non sono mai totali. Anche dire la verità in modo diretto e crudo, e senza che la situazione lo richieda, è un offesa al pudore; essa va detta con dolcezza.

Pudore è nudo senza intenzioni negative, aggressive. Un bambino si lascia fare il bagno senza vedere niente di male, ma se si tenta di spogliarlo senza motivo si ritrae, protesta: perchè un bambino, anche piccolissimo, ha il senso del suo corpo, ha il possesso di esso che non va messo in rischio.

Per aggressione, per prepotenza mascherata di scherzo, alcuni piccoli alzano le gonnelle delle piccole compagne, con reazioni decise e furiose da parte delle colpite. Succede perchè l’aggressore in famiglia ha un senso di perdita d’affetto verso i genitori, o imita qualche modello plaudito o forte. Offendere il pudore come in questo caso è legato all’istinto di prevalenza, e data probabilmente da secoli, unito al fatto che spesso i maschietti sono intesi come dominatori. Ma il piccolo va educato, i bambini devono considerare ed obbedire a quel sottile confine che esiste in ognuno, cioè devono imparare il rispetto. Rispetto è accettazione dell’altro come pari, è accoglienza: “ti incontro così come sei e non voglio offenderti anche se sei diverso da me”. Spogliare un individuo allo scopo di conoscerlo o di “vederlo” è non rispettare la sua volontà, la scelta, la riservatezza, usarlo impadronendosi del suo intimo.

Il pudore è stato l’arma letale di molte religioni per sottomettere soprattutto le donne, o per asservire le persone ai loro dettami: quello non è pudore, è garanzia di stabilità di regime. E’ universalmente noto che la civiltà antica, che equiparava le donne all’uomo, impediva agli uomini di impadronirsi del potere, negava la legge della forza fisica, in nome della legge della fertilità.

galimberti-nudità Pudore è rispetto di sé, di quel confine sottile che  divide un essere dall’altro.

 Pudore è salvaguardia, istinto di conservazione,    libertà di disporre della propria confidenza: nessuno  è eguale all’altro: a che, allora, dar confidenza se  non s’ è dello stesso livello, basso o alto che sia? La  libertà non toglie la forma, la pelle, la conformazione  organica: illudersi che non ci sono confini è la catena  più astuta di chi vuole schiavi gli uomini.

 Pudore è rendersi accessibile solo a chi si sceglie, e nelle donne la mancanza di esso è il richiamo, la furba volontà di togliere comunque un uomo ad un’altra donna, e rendersi disponibile per questo, non per amore, ma per antagonismo all’altra, e questo è male: vuol dire sentirsi erroneamente superiori, volere predominare. La nostra società liberista lo ammette, lo richiede, si vedano gli esempi malefici di carrieriste, di spudorati di entrambi i sessi senza scrupoli per il profitto.

Non ci si meravigli di tante defezioni religiose verso altre religioni, allora. Perchè, continuando così si ha la società attuale, con il traguardo della sterilità.

Marilù Giannone