PIETRO MENNEA” LA FRECCIA DEL SUD”, il titolo non mi piace, perché non “l’uomo che correva come il vento” ?
Se volevamo vedere un documentario, probabilmente era su Rai Storia che dovevamo sintonizzarci.
Perché una fiction? Negli ultimi anni sono un cult della tv, seguitissime da ogni tipo di pubblico. Un buon motivo e, un veicolo importante per far entrare in tutte le case il grande uomo che è stato Pietro Mennea. “La Freccia del Sud” cosi è ricordato il Pietro, cosi è titolata la ficton, avrei scelto altro.
Molta, troppa gente non lo ricorda, troppi giovani non sanno chi è,sopratutto chi pratica sport non lo conosce o, non sanno la sua storia, queste due serate sono state una grande occasione ,La fiction, lo dice il nome, è di per sé finzione. Non si può pretendere in una fiction di avere un documentario storico.
Un messaggio che Pietro ha sempre voluto trasmettere ai ragazzi nella fiction si percepisce fortemente, un messaggio per tutti quelli che vogliono avvicinarsi allo sport , quello vero, oggi come allora, pulito, fatto di fatica, emarginazione, povertà, emigrazione, dove tutto quello che hai e avevi te lo devi guadagnare , in famiglia, sul lavoro, nello sport. Un messaggio di amicizia, Vittori- Mennea, due personaggi entrambi con un carattere spinoso, uno burbero e “buono”, l’ altro giovane, tenace e chiuso…
Pietro Mennea , un uomo con un ‘ ossessione, un atleta con le sofferenze di un uomo innamorato, che ha passato una parte della sua vita ad abbattere millesimi di secondi, avevo solo due anni meno di lui quando iniziava a vincere e con quel campione, con quell’esempio, come facevi a non innamorarti dell’atletica?
Nella seconda parte la fiction si blocca al 1980, peccato, è incompleta, troncata, manca di quella parte importate dell uomo Mennea, quella che i ragazzi oggi dovrebbero prendere ad esempio ..l uomo che andava nelle scuole, i filmati veri delle gare…potevano evitare quelli finti, dove si vede quel viso orrendo che si trasforma..Lui quando correva era bellissimo.
Il CONI ha fatto l’ennesima figura, da sempre politicizzato, non é mai riuscito a difendere i suoi atleti , neanche oggi il governo sta facendo sparire lo sport scolastico e loro non dicono una parola!………….caro Pietro ti saresti arrabbiato come solo tu sapevi fare!
Era riservato e schivo, sempre molto attento ad ogni piccolo particolare del suo allenamento, capace come pochi a trovare la concentrazione e pure assai incazzoso se gli rompevi inutilmente le scatole, ma con i piú giovani era dolcissimo e lo ha dimostrato soprattutto dopo aver smesso di gareggiare, peccato che la fiction si sia fermata alle olimpiadi di Mosca! Importante era far conoscere alle nuove generazioni l altro volto di Pietro, il docente presso l’ Università di Chieti e Pescara di Legislazione europea delle attività motorie e sportive.
Il suo impegno nel sociale insieme alla moglie Manuela Olivieri. Ultimo riconoscimento nel 2012, quando gli è stata dedicata, in occasione dei Giochi Olimpici, una stazione della metropolitana di Londra. Fino a giungere al 21 marzo del 2013. Una brutta malattia ce lo porta via.
PER RENDERE OMAGGIO AL GRANDE UOMO CHE E’ STATO, HO RACCOLTO ALCUNE TESTIMONIANZE DI AMICI CHE LO HANNO CONOSCIUTO BENISSIMO.
Mennea è quello che si è visto, ma anche tanto altro o tanto meno. D’altronde Pietro è stato per tantissimi anni un atleta devoto alla fatica, che aveva scelto Formia come convento. Raccontare una storia senza mettere in evidenza o magari a volte esagerare, inventare, spostare temporalmente degli episodi della vita di Pietro, era inevitabile, se si voleva un prodotto che suscitasse emozioni. Ed è quello che è accaduto. La risposta del pubblico è stata eccezionale e quindi bisogna ringraziare gli autori, il regista e gli attori. Chi vuole sapere qual’è stata la vita di Mennea, si vedrà il “Mennea segreto” di Emanuela Audisio o si leggerà uno dei tanti libri scritti da Pietro. Ora aspettiamo i giovani “Mennea” sulle piste di tutta Italia. Un nuovo Mennea è già nato, solo che lui non lo sa, bisogna solo trovarlo. Roberto De Benedittis, Responsabile nazionale Atletica ACSI
Bella fiction, ottimi gli attori, soprattutto perché essendo pugliesi, hanno saputo dare quel tocco di sud che rappresenta la scintilla dalla quale é nato il campione,la carenza invece é stata nelle parti vere, pochi i filmati che lo ritraevano in gara ed in allenamento, é vero che aveva un fisico asciutto e non era un gigante, ma aveva delle gambe stupende e lunghe e soprattutto non aveva la panzetta dell’attore, eheheheheh! Per noi dell’atletica vedere l’attore principale e le comparse che correvano cosí piano é stata una sofferenza!manca la parte successiva, quella in cui si é dedicato allo studio ed ai giovani, mi sarebbe piaciuto vederla, comunque faró vedere questa fiction ai miei alunni, la useró per stimolare chi non ne ha la forza, e non soltanto nello sport . Istituto Comprensivo Civitavecchia 1 Mirellina Galletta insegnante
E ‘molto romanzata … però emoziona molto ed è molto importante parlarne e farlo conoscere ai più giovani. certo ci sono dei bidoni storici … clamorosa la foto di Cova delle olimpiadi 1984 mentre siamo nel 1972 … però come detto e purtroppo solo ora è doveroso valorizzare il Più Grande nella Storia dello Sport Italiano …ma la storia si ferma appunto al 1980. Ci sono tante troppe fantasie soprattutto sulla vita privata, però è molto importante parlarne e farlo conoscere ai più giovani. Certo è una fiction e bisogna considerare questo. Per me era anche un Amico e quindi la mia reazione è totalmente emotiva. Però, sempre e comunque, parlare di Mennea sarà sempre costruttivo e di buon esempio. Un Italiano grandissimo. Mario BIAGINI , Fidal comitato provinciale Roma.
Una fiction che ha svolto la sua funzione, quella di avvicinarti alla gente, soprattutto ai giovani che non ti hanno mai conosciuto. Il resto sta nei tuoi libri, nelle tue imprese, nei tuoi messaggi, e nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di incrociarti nella vita. Ciao Pietro, ci manchi. Simone Proietti
C’è una sfida che tutti noi, volenti o nolenti, consapevoli o inconsapevoli, siamo comunque chiamati a raccogliere.Una sfida dalla quale dipende il nostro stesso futuro e quello di chi ci sta vicino. Questa sfida si chiama”tutti ce la possiamo fare”e, Pietro ci ha insegnato che bisogna vincere soprattutto nella vita, questa è la cosa più importante; mettersi a disposizione di chi ha bisogno, fermiamoci , come diceva lui e, diamo almeno una goccia. Il mondo sarebbe migliore.
Adelfia Franchi