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Cultura, economia e creatività

LA CULTURA MUOVE 214 MILIARDI DI EURO IL 15,3% DELLA RICCHEZZA PRODOTTA

 

 LA CULTURA MUOVE 214 MILIARDI DI EURO, IL 15,3% DELLA RICCHEZZA PRODOTTA

L’EXPORT CULTURALE E’ CRESCIUTO DEL 35% DURANTE LA CRISI  E IL SETTORE HA RAGGIUNTO UN SURPLUS COMMERCIALE CON L’ESTERO DI 25,7 MLD € 

PRESENTATO ‘IO SONO CULTURA’: STUDIO SYMBOLA E UNIONCAMERE 

CHE ‘PESA’ CULTURA E CREATIVITA’ NELL’ECONOMIA NAZIONALE  

AD AREZZO LA MEDAGLIA D’ORO DI PROVINCIA IN CUI IL SISTEMA PRODUTTIVO CULTURALE PRODUCE PIU’ VALORE AGGIUNTO. BENE ANCHE PORDENONE, PESARO E URBINO, VICENZA, TREVISO, ROMA, MACERATA, MILANO, COMO E PISA

REALACCI: “CULTURA E CREATIVITA’ SONO IL NOSTRO VANTAGGIO COMPETITIVO

PER TROVARE IL SUO SPAZIO NEL MONDO L’ITALIA DEVE FARE L’ITALIA”

 

Roma, 16 giugno 2014. Muove il 15,3% del valore aggiunto nazionale, equivalente a 214 miliardi di euro. Tanto  vale nel 2013 la filiera culturale italiana, un dato comprensivo del valore prodotto dalle industrie culturali e creative, ma anche da quella parte dell’economia nazionale che viene attivata dalla cultura, il turismo innanzitutto. È quanto emerge dal Rapporto 2014 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell’Assessorato alla cultura della Regione Marche, presentato oggi a Roma alla presenza del ministroFranceschini dal Segretario Generale di Unioncamere Gagliardi, dal Presidente di Symbola Realacci e dall’Assessore alla Cultura e al Bilancio Regione Marche Marcolini.  L’unico studio in Italia che annualmente quantifica il peso della cultura nell’economia nazionale. Con risultati eloquenti: le industrie culturali e creative si confermano un pilastro del made in Italy. Tanto che durante la crisi l’export legato a cultura e creatività è cresciuto del 35%. E così mentre la crisi imperversa e un pezzo consistente dell’economia nazionale fatica e arretra, il valore aggiunto prodotto dalle industrie culturali e creative tiene, fa da volano al resto dell’economia e cresce anche la capacità attrattiva del settore rispetto alle donazioni dei privati. Nonostante il calo generalizzato del complesso delle ‘sponsorizzazioni’ registrato negli ultimi anni, infatti, quelle destinate alla cultura sono cresciute tra il 2012 e il 2013 del 6,3% arrivando a quota 159 milioni.

Entrando nel dettaglio dello studio – una sorta di annuario, per numeri e storie, realizzato anche grazie al contributo di circa 40 personalità di punta nei diversi settori, alla partnership di Fondazione Fitzcarraldo e Si.Camera e con il patrocinio dei ministeri dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dello Sviluppo Economico – emerge che dalle 443.458 imprese del sistema produttivo culturale, che rappresentano il 7,3% delle imprese nazionali, arriva il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia: 74,9 miliardi di euro. Che arrivano ad 80 circa, equivalenti al 5,7% dell’economia nazionale, se includiamo anche istituzioni pubbliche e realtà del non profit attive nel settore della cultura. Ma la forza della cultura va ben oltre, grazie ad un effetto moltiplicatore pari a 1,67 sul resto dell’economia: così per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,67 in altri settori. Gli 80 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 134. Cifre che complessivamente arrivano, come anticipato, alla soglia di 214 miliardi di euro.  Una ricchezza che ha effetti positivi anche sul fronte occupazione: le sole imprese del sistema produttivo culturale – ovvero industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico e architettonico, performing arts e arti visive – danno lavoro a 1,4 milioni di persone, il 5,8% del totale degli occupati in Italia. Che diventano 1,5 milioni, il 6,2% del totale, se includiamo anche le realtà del pubblico e del non profit.

“La cultura è la lente attraverso cui l’Italia deve guardare al futuro e costituisce il nostro vantaggio competitivo – commenta il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci -. E’ grazie alla creatività e alla cultura, che nel nostro Paese si incrocia con la qualità, l’innovazione e le nuove tecnologie, se le imprese sono state capaci di incorporare bellezza e valore nel made in Italy. Così, mentre tutti dicevano che il nostro manifatturiero sarebbe morto sotto i colpi della concorrenza cinese, le imprese italiane sono riuscite a presidiare la fascia alta del mercato e aumentare il valore aggiunto dei prodotti. E il grande successo di eventi come il Salone del Mobile o Vinitaly lo testimonia.  Ecco perché una vetrina globale come Expo 2015, se vuole guardare al bene del Paese e offrire al mondo uno sguardo rivolto al futuro, dovrà dare voce alle esperienze più avanzate di questo settore: puntando più sulle idee che sul cemento. E l’Italia non deve sciupare neanche l’occasione offerta dal semestre di presidenza del consiglio Europeo per tornare a esercitare un ruolo guida nell’unione e per integrare pienamente le politiche culturali all’interno di quelle industriali e della competitività, riconoscerne e accompagnarne il ruolo da protagonista nella manifattura e nell’innovazione competitiva e non più soltanto della fruizione turistica”.

“Anche quest’anno, l’analisi condotta da Unioncamere e Symbola dimostra che la cultura è e deve continuare ad essere il miglior combustibile per la ripresa”, sottolinea il presidente di Unioncamere,Ferruccio Dardanello. “I territori e le imprese, che di quelle tradizioni e di quella cultura sono espressione, rappresentano l’immagine del nostro Paese nel mondo intero: il nostro  primo giacimento, capace di produrre ricchezza, lavoro e benessere per le comunità locali. Per ritrovare il suo spazio nel mondo, l’Italia deve perciò puntare sui suoi talenti, cogliere il potenziale delle nuove tecnologie per rilanciare i territori e il loro saper fare, investire sulla bellezza e sulla coesione che aiutano a competere, potenziare la ricerca per sostenere quella tensione innovativa che arricchisce di valore le nostre tradizioni produttive e le rende così un potente fattore competitivo”.

 

“L’idea che la cultura sia risposta alla crisi, leva di nuovo sviluppo, qualificazione del tessuto produttivo – spiega l’Assessore alla Cultura della Regione Marche Pietro Marcolini – è alla base della partnership che anche quest’anno si rinnova con la Fondazione Symbola e Unioncamere. Da questa collaborazione è nata la scelta delle Marche non solo come sede di una serie di iniziative ed attività, dal Festival della Soft Economy al Seminario estivo, ma anche come luogo dove presentare il Rapporto annuale. La nostra regione, grazie al percorso fatto in questi anni nell’innovazione delle politiche culturali e viste le conferme ricevute da diverse fonti di analisi, si pone come uno dei laboratori più in linea con l’intuizione  di Symbola di ridefinire un settore produttivo fatto di cultura, creatività e manifattura culturale e d’individuarne le potenzialità di crescita. Il Rapporto di Symbola-Unioncamere si dimostra come uno studio originale e utile all’innovazione delle politiche culturali; esso fornisce una serie storico-statistica che consente una lettura ragionata dei sentieri di sviluppo intrapresi dai territori e del contributo che le industrie culturali e creative stanno apportando allo sforzo di uscire in forme nuove dalla crisi, in linea con le più avanzate esperienze europee e internazionali”.

Cultura, un comparto reattivo e innovativo che vola nell’export

Nonostante il clima recessivo – dovuto principalmente al crollo della domanda interna, che ha pesato, ovviamente, anche su questo settore – l’export legato a cultura e creatività continua ad andare forte. E durante la crisi è cresciuto del 35%: era di 30,7 miliardi nel 2009, è arrivato a 41,6 nel 2013, pari al 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese. Il settore può vantare una bilancia commerciale sempre in attivo negli ultimi 22 anni, periodo durante il quale il valore dei beni esportati è più che triplicato. Il surplus commerciale con l’estero nel 2013 è di 25,7 miliardi di euro: secondo solo, nell’economia nazionale, alla filiera meccanica, e ben superiore, ad esempio, a quella metallurgica (10,3 miliardi).

La cultura piace anche ai privati: crescono le sponsorizzazioni 

La maturità delle imprese culturali si misura anche dalla capacità di stare sul mercato, a prescindere dai fondi pubblici (fondamentali, ma sempre più scarsi). Proprio su questa frontiera il report di Symbola e Unioncamere segnala iniziative interessanti e promettenti. Come le sponsorizzazioni private: imprenditori illuminati, ma anche consapevoli delle ricadute sul loro brand, vestono i panni del mecenate e restituiscono alla loro bellezza beni come il Colosseo e la Scala di Milano, è il caso di Diego Della Valle, l’arco Etrusco di Perugia, grazie a Brunello Cucinelli, il Ponte di Rialto, il cui restauro è stato finanziato da Renzo Rosso, la Fontana di Trevi, grazie a Fendi. Una tendenza che sembra, fortunatamente, destinata a crescere. Nel complesso delle sponsorizzazioni private (1.200 milioni di euro nel 2013, tra sport, cultura e spettacolo e sociale) la cultura guadagna terreno: nonostante il calo costante del complesso delle donazioni registrato negli ultimi anni, il settore passa dai 150 milioni di euro del 2012 ai 159 del 2013: +6,3%. Si tratta del 13,3% delle sponsorizzazioni private del 2013, la quota più alta dell’ultimo triennio (era l’11,8% nel 2012, l’11,6% nel 2011). Tendenza che l’Art bonus appena approvato dal governo intercetta e tenta di rafforzare: sarebbe un importante cambio di passo per il nostro sistema culturale.

La cultura spinge il turismo

Uno dei maggiori beneficiari dell’effetto traino che la cultura ha sull’intera economia nazionale è il turismo. Il turista culturale che soggiorna in Italia, ad esempio, è più propenso a spendere: 52 euro al giorno per l’alloggio, in media, e 85 euro per spese extra, contro i 47 euro per alloggio e 75 per gli extra di chi viene per ragioni non culturali. Del totale della spesa dei turisti in Italia, 73 miliardi di euro nel 2013, il 36,5% (26,7 miliardi ) è legato proprio alle industrie culturali. E al richiamo della cultura, della bellezza e della qualità sono con ogni probabilità legate le ottime performance nazionali nel turismo. Se, infatti, leggiamo le statistiche in modo meno superficiale ci accorgiamo – come spiegano le  ’10 verità sulla competitività italiana’ di Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison – che siamo il primo paese dell’eurozona per pernottamenti di turisti extra Ue (con  54 milioni di notti). Siamo la meta preferita dei paesi ai quali è legato il futuro del turismo mondiale: la Cina, il Brasile, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, gli Usa e il Canada.

Cosa si intende per cultura?

Il cuore della ricerca sta nel non limitare il campo d’osservazione ai settori tradizionali della cultura e dei beni storico-artistici, ma nell’andare a guardare quanto contano cultura e creatività nel complesso delle attività economiche italiane, nei centri di ricerca delle grandi industrie come nelle botteghe artigiane, o negli studi professionali. Attraverso la classificazione in 4 macro settori: industrie culturali propriamente dette (film, video, mass-media, videogiochi e software, musica, libri e stampa), industrie creative (architettura, comunicazione e branding, artigianato, design e produzione di stile), patrimonio storico-artistico architettonico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), e performing art e arti visive (rappresentazioni artistiche, divertimento, convegni e fiere). Al corpo centrale della ricerca, come anticipato, è stata inoltre affiancata anche un’indagine su tutta la filiera delle industrie culturali italiane, ovvero quei settori che non svolgono di per sé attività culturali, ma che sono altresì attivati dalla cultura. Una filiera articolata e diversificata, della quale fanno parte: attività formative, produzioni agricole tipiche, attività del commercio al dettaglio collegate alle produzioni dell’industria culturale, turismo, trasporti, attività edilizie, attività quali la ricerca e lo sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche.

Geografia della cultura

Questo intreccio tra bellezza, creatività, innovazione, saperi artigiani e manifattura ha fatto di Arezzo la propria capitale. La provincia Aretina si conferma al primo posto sia per valore aggiunto, che per occupati legati alle industrie culturali (rispettivamente 9% e 10,4% del totale dell’economia). Nella classifica provinciale per incidenza del valore aggiunto del sistema produttivo culturale sul totale dell’economia, seguono Pordenone e Pesaro Urbino, attestate sulla stessa soglia del 7,9%, Vicenza al 7,7% e Treviso al 7,6%. Quindi Roma con il 7,5%,  Macerata con il 7,3%, Milano con il 7%, Como con il 6,9% e Pisa con il 6,8%.  Dal punto di vista dell’incidenza dell’occupazione del sistema produttivo culturale sul totale dell’economia, come anticipato, è sempre Arezzo la provincia con le migliori performance. Ma subito dopo troviamo Pesaro Urbino (9,1%),  Treviso Vicenza (entrambe 8,9%), Pordenone (8,6%) Pisa e Firenze(entrambe con 8,1%). E poi ancora Macerata (8%), Como (7,8%) e Milano (7,6%). Quanto alle macroaree geografiche, è il Centro a fare la parte del leone: qui cultura e creatività producono un valore aggiunto di 18,7 miliardi di euro, equivalenti al 6,2% del totale della locale economia valore aggiunto. Seguono da vicino il Nord-Ovest, che dall’industria culturale crea ricchezza per oltre 26 miliardi di euro, il 5,8% della propria economia, e il Nord-Est, che sempre dal settore delle produzioni culturali e creative vede arrivare 17,3 miliardi (5,4%). Staccato il Mezzogiorno che dalle industrie culturali produce valore aggiunto per 12,5 miliardi di euro (4%). La stessa dinamica che si riflette, con lievi variazioni, anche per l’incidenza dell’occupazione creata dalla cultura sul totale dell’economia. Passando alla Regioni, in testa allaclassifica per incidenza del valore aggiunto di cultura e creatività sul totale dell’economia, ci sono quattro realtà in cui il valore del comparto supera il 6%: Lazio (prima in classifica con il 6,8%), Marche (6,5%),Veneto (6,3%) e Lombardia (6,2%), quindi Piemonte e Friuli Venezia Giulia (entrambe a quota a quota 5,7%), quindi Toscana al 5,3%, il Trentino Alto Adige al 4,8%, l’Umbria al 4,7% e l’Emilia Romagna al 4,5%.Considerando, invece, l’incidenza dell’occupazione delle industrie culturali sul totale dell’economia regionale la classifica  subisce quale variazione: le Marche sono in vetta a quota 7,1%, segue il Veneto a quota 7%,quindi Lazio, Toscana e Friuli Venezia Giulia tutte e tre al 6,5%, Lombardia (6,4%) , Piemonte (6,1%), Valle d’Aosta (5,9%), Basilicata (5,5%), Trentino-Alto Adige (5,4%).

 I settori, i trend

Alla performance del comparto cultura, sia in termini di prodotto che di occupazione, contribuiscono soprattutto le industrie creative e le industrie culturali. Dalle industrie creative arriva infatti il 47% di valore aggiunto e il 53,2% degli occupati, un risultato raggiunto soprattutto grazie alla produzione di beni e servizi creative driven e all’architettura. Dalle industrie culturali arriva un altro consistente 46,4% di valore aggiunto e il 39% degli occupati (in questo caso i settori più pesanti sono libri e stampa e videogiochi e software). Decisamente più bassa la quota delle performing arts e arti visive per entrambi i valori (5,2% v.a. e 6,1% occupazione) e soprattutto per le attività private collegate al patrimonio storico-artistico (1,5% e 1,6%).

da: ufficio stampa Symbola

Alessandro di Battista: un ragazzo, una persona, un politico attento

Alessandro di Battista prima di essere parlamentare è una persona, uno dei pochi approdati in politica ad essere colto, attento ai cambiamenti, sempre informato, mai arrogante.RIPORTO INTEGRALMENTE UN SUO SCRITTO.

GUARDATE QUESTA FOTO, E’ SCONVOLGENTE!Questa foto non è stata scattata in Francia o in Germania. E’ l’Afghanistan negli anni ’60. Prima dell’invasione da parte dell’Unione Sovietica, prima che gli USA, in chiave anti-URSS si infilassero nella guerra armando i mujaheddin. Prima che gli stessi mujaheddin, una volta cacciati i sovietici, non si trasformassero in taglieggiatori. Prima che un gruppo di studenti, i talebani (taleb significa studente in afgano) non cacciasse, ovviamente con la violenza, i mujaheddin per riportare ordine in un paese caduto in una guerra civile.

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Agricoltura: made in Italy da difendere

 

PAC: politica agricola comune

L’agricoltura è uno dei pilastri centrali della politica Europea, tanto da meritare una politica specifica: la Politica Agricola Comune (PAC), alla quale per il periodo 2014 – 2020 sono destinati più di 400 miliardi di euro, a cui va poi aggiunto il cofinanziamento regionale. L’obiettivo della PAC è quello di migliorare la produttività agricola tramite la promozione del progresso tecnologico, la garanzia di uno sviluppo razionale della produzione agricola e l’utilizzo ottimale dei fattori di produzione; e di raggiungere standard di vita più equi per le comunità degli agricoltori, innalzando i guadagni della manodopera impegnata in agricoltura, stabilizzando i mercati, garantendo la disponibilità di risorse e assicurando che tali risorse siano fornite ai consumatori a prezzi ragionevoli. In particolare, nella programmazione 2014 – 2020 la PAC si sviluppa su due Pillars, il primo, dedicato ai pagamenti diretti degli agricoltori, e il secondo dedicato esclusivamente allo sviluppo rurale, tanto importante per il nostro territorio italiano, il cui budget ammonta a più di 89 miliardi di euro. Tutti questi fondi sono erogati dall’Europa alle Regioni, le quali poi provvedono a erogarli sul territorio attraverso bandi.

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Intervista al Prof. Marco Tarchi sul Leader di “Forza Italia”

Berlusconi è su una brutta china Il centrodestra era appiccicato già nel lontano 1994 

 Intervista di Goffredo PISTELLI – pubblicata sul Quotidiano “ITALIA OGGI” del 24.6.2014

Classe 1952, romano di nascita ma fiorentino d’adozione, MARCO TARCHI è professore di scienza della politica all’Università di Firenze, nella blasonata facoltà dedicata a Cesare Alfieri di Sostegno. Le ricerche di Tarchi, negli ultimi anni, hanno si sono incentrate spesso sul tema del populismo in Italia, componente che è sempre più presente in questo convulsa crisi del centrodestra italiano.

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Italia-Germania-La partita che farà la differenza in Europa

 

Match tra Renzi e Merkel al vertice EU

 Crescita non austerità. Scontro al vertice tra Matteo Renzi e Angela Merkel. Da   indiscrezioni  di  alcune agenzie stampa dall’incontro del Consiglio Europeo a Ypres, in Belgio, dove i 28 capi di stato hanno commemorato lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Durante l’incontro,  Renzi avrebbe avallato la nomina di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione Europea, ricordando  che l’Europa dovrà dare una svolta alle sue politiche, prendendo la strada della crescita e dell’aumento dei posti di lavoro. La nomina di Juncker ? “Solo se c’è un documento chiaro che indichi dove vuole andare l’Europa. E’ passato il messaggio che avevamo dato anche noi, ma non da soli: prima di decidere i nomi si decidono le strategie”.

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BES2014-Benessere Equo e Solidale: CNEL, ISTAT,Presidenza del Consiglio

Presentazione oggi dei risultati sul BES,BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE, la presentazione è stata ospitata alla Presidenza del Consiglio, i lavori sono stati aperti dall’ON. Ivan Scalfarotto,alla presenza del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.Dal progetto, avviato dall’ ex MinistroEnrico Giovannini | Professore ordinario, Università degli Studi di Roma, in collaborazione con il CNEL-ISTAT, emerge quanto segue” il nostro Paese, oggi, non riesce ancora a dare le giuste risposte alle esigenze ritenute prioritarie dagli italiani.I”.Esordisce conqueste parole il Presidente del CNEL On. Prof.Antonio Marzano.Continua il suo intervento riassumendo i risultati ottenuti dopo aver elaborato i dati raccolti ,in collaborazione con l’ISTAT,(intervento di Linda Laura Sabbadini, Direttrice Dipartimento Statistiche sociali e ambientali)

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Argentina

 

Articolo pubblicato lo scorso 19 giugno 2014 sul quotidiano “Il Manifesto” del Prof. Claudio Tognonato, pervenuto in redazione tramite l’ ufficio stampa Ambasciata Argentina

Così la Corte Usa punisce l’”indisciplinata” Argentina

America Latina. Hedge fund più forti degli Stati sovrani

 Non sem­pre è neces­sa­rio ricor­rere alle guerre e l’occupazione di ter­ri­tori per fare pre­va­lere i diritti dei più forti. Se con la pace di West­fa­lia, nel 1648, si sta­bi­li­scono le prime regole del diritto internazio­nale che limi­tano e garan­ti­scono la sovra­nità nelle rela­zioni tra gli Stati, oggi i diritti dei fondi spe­cu­la­tivi (hedge fund) pre­val­gono sullo Stato nazione. La Corte suprema degli Stati uniti, ignorando i pareri con­trari della stes­sa ammi­ni­stra­zione Obama, di Fran­cia e Mes­sico, che si erano già pre­sen­tati come ami­cus curiae, così come il parere dei mem­bri del Club di Parigi e molti altri paesi, ha sen­ten­ziato con­tro la rine­go­zia­zione del debito rag­giunta dall’Argentina. Una deci­sione che mette in seria dif­fi­coltà anche i paesi debi­tori e la finanza glo­bale. Ma può un Paese sovrano essere giu­di­cato dai tri­bu­nali di un altro Paese?

Se c’è oggi un governo mon­diale que­sto è gestito dagli orga­ni­smi finan­ziari inter­na­zio­nali. Que­ste isti­tu­zioni pro­muo­vono i prin­cipi neo­li­be­ri­sti, con­si­gliano viva­mente la dere­gu­la­tion, la privatizzazione dell’economia, la libe­ra­liz­za­zione del com­mer­cio mon­diale, la libera cir­co­la­zione del denaro e la restri­zione di doveri e diritti dello Stato nazione. Que­sti prin­cipi por­tano il nome di Washing­ton Con­sen­sus, anche se chi non ade­ri­sce resta auto­matica­mente fuori dal mondo.

L’Argentina nel dicem­bre 2001 è stata por­tata al fal­li­mento gra­zie alla cecità delle poli­ti­che moneta­ri­ste adot­tate dalla dit­ta­tura mili­tare nel 1976 e suc­ces­si­va­mente con­fer­mate dai governi demo­cra­tici che non ne hanno modi­fi­cato l’indirizzo. Tutto sotto la coper­tura, gli elogi e l’approvazione del governo della finanza mon­diale, Fondo Mone­ta­rio Inter­na­zio­nale in testa. Basti ricor­dare che il 25 marzo 1976, la mat­tina dopo il colpo di Stato del gene­rale Jorge Videla il Fmi con­ce­deva un cre­dito al governo dit­ta­to­riale, il primo di una serie che ha por­tato il Paese ad accumu­lare il più grande debito della sua sto­ria, che nel 2001 rap­pre­sen­tava il 160% del Pro­dotto interno lordo.

Si diceva che i paesi non pote­vano fal­lire, ma l’Argentina apriva un nuovo capi­tolo e si dichia­rava in default. L’ultima mano­vra era stata quella di pre­le­vare dai conti cor­renti in dol­lari (assai dif­fusi all’epoca) il rispar­mio degli argen­tini per coprire il debito estero in sca­denza. Le ban­che resta­rono chiuse per 90 giorni e quando apri­rono porte e spor­telli li argen­tini si sono ritro­vati pesos al posto di dol­lari. La moneta locale valu­tata prima alla pari con il dol­laro (1 peso = 1 dol­laro) era stata sva­lu­tata a 3 pesos per ogni dol­laro. Con que­sta mano­vra li argen­tini sono stati spo­gliati di due terzi del loro rispar­mio. La crisi eco­no­mica portò alla caduta di vari governi in pochi giorni e alla fine solo nel 2003 si risolse con la vit­to­ria di Néstor Kirchner.

Il nuovo governo cercò di ripren­dere in mano una società scon­volta e un’economia ferma. Il paese comin­ciò a supe­rare la crisi e nel 2005 arrivò ad un com­pro­messo con i cre­di­tori per­fe­zio­nato poi nel 2010 con un secondo accordo che sta­bi­liva una rine­go­zia­zione del debito con ter­mini ana­lo­ghi a quelli impo­sti agli argen­tini. La nego­zia­zione ottenne il con­senso del 93% dei pos­ses­sori di titoli. Oggi una sen­tenza della Corte Suprema degli Stati Uniti ha san­cito che i titoli del 7% che non è entrato nella rine­go­zia­zione devono essere cor­ri­spo­sti in un 100%. In denaro, i fondi acqui­siti nel 2008 per 48 milioni val­gono oggi 834 milioni di dol­lari, regi­strando un incre­mento pari al 1608%.

Di fronte a que­sti mar­gini di gua­da­gno l’accordo rag­giunto dallo Stato argen­tino diventa carta straccia per­ché tutti potranno fare ricorso e chie­dere un ana­logo trattamento.

Per­ché que­sto è pos­si­bile? Innan­zi­tutto per­ché i pre­stiti con­sessi ai paesi in via di fal­li­mento prevedono la com­pe­tenza in caso di con­tro­ver­sie di tri­bu­nali scelti dal cre­di­tore, in que­sto caso i tribu­nali degli Stati uniti. Poi per­ché i titoli del 7% che non sono entrati nella rine­go­zia­zione sono stati acqui­stati a prezzi strac­ciati per­ché con­si­de­rati insol­venti, cioè «titoli spaz­za­tura» dai grandi gruppi finan­ziari, sopran­o­mi­nati  fondi avvol­toi. Solo che la capa­cità di mano­vra di que­sti fondi specu­lativi, gli studi di avvo­cati ai loro ser­vi­zio e le ami­ci­zie poli­ti­che a dispo­si­zione pos­sono distrug­gere l’economia di un intero Paese. Que­sto può acca­dere all’Argentina.

Il per­ché tutto ciò sia pos­si­bile ha anche altri ragioni. È vero che l’Argentina si è ripresa, ma per farlo ha dovuto rom­pere con il Fmi, sal­dando la tota­lità del suo debito, espel­lendo la dele­ga­zione del Fondo dal pro­prio ter­ri­to­rio e igno­rando le sue rac­co­man­da­zioni. Dal 2001 l’Argentina si è gestita da sola, non ha chie­sto cre­diti ed è riu­scita a cre­scere con poli­ti­che redi­stri­bu­tive, un ampia­mento dello stato di benes­sere con mas­sicci inve­sti­menti in edu­ca­zione, ricerca e salute. Lo Stato è riu­scito a ripren­dere e gestire molte atti­vità stra­te­gi­che che erano state pri­va­tiz­zate e la disoc­cu­pa­zione, che nel 2001 era arri­vata al 25% è scesa all’attuale 7%. Troppa autonomia.

L’Argentina è un cat­tivo esem­pio anche per­ché da anni con­ti­nua ad alzare la voce con­tro le poli­ti­che neo­li­be­ri­ste, l’austerità e gli inter­venti del Fmi e non è la prima volta che viene punita. La sen­tenza della Corte degli Stati uniti può però diven­tare peri­co­losa per l’economia glo­bale, a dirlo è lo stesso Gerry Rice, por­ta­voce del Fmi mani­fe­stando la pre­oc­cu­pa­zione per le riper­cus­sioni del ver­detto sull’intero sistema finan­zia­rio.
Al di là dei ripen­sa­menti del fun­zio­nari Fmi l’Argentina ha assi­cu­rato il paga­mento dei debiti in sca­denza di chi è arri­vato ad un accordo rine­go­ziando il debito. Per coprire quanto chie­sto dai tribunali di New York, l’Argentina dovrebbe cedere più della metà delle sue riserve. Nes­sun paese sovrano sarebbe dispo­sto a pren­dere una simile deci­sione, nem­meno l’indisciplinata Argentina.

 
 

Gioco d’azzardo

M5S-Alessandro di Battista scrive:
Voglio presentarvi un mio eccellente collega: Massimo Enrico Baroni. Dal primo giorno di legislatura Massimo si sta dedicando anima e corpo al problema, drammatico, del gioco d’azzardo e della malattia che ne scaturisce: la ludopatia. La ludopatia o gioco d’azzardo patologico è un disturbo serissimo che rovina famiglie prima ancora che conti in banca. A tutti noi è capitato di vedere con quanta speranza/disperazione alcuni giocatori patologici giochino alle 7 del mattino magari con un bicchier di cognac in mano nel bar sotto casa.

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Forum PA: alle soglie della riforma

La Ricerca FORUM PA fotografa la PA alle soglie della Riforma Renzi/Madia

La mobilità volontaria dei dipendenti pubblici italiani è praticamente inesistente: il 99,4% dei dipendenti pubblici non ha mai cambiato “posto di lavoro”. Solo sei lavoratori su mille si sono spostati da una amministrazione a un’altra dello stesso comparto, mentre sono addirittura solo otto su diecimila gli impiegati che hanno cambiato comparto. Non a caso, dunque, la norma che fa più discutere nella Riforma Renzi – Madia  (di cui aspettiamo i primi testi ufficiali) è quella sulla mobilità.  Alle soglie dei primi testi ufficiali della Riforma della PA delineata in Consiglio dei Ministri lo scorso 13 giugno, la ricerca “Pubblico impiego: una rivoluzione necessaria”, rende disponibile una fotografia della PA italiana, zoomando su dipendenti pubblici e dirigenti.

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Le sorprese di Renzi: PD/M5S

  • Le sorprese non finiscono mai.
  •  Matteo Renzi si è presentato oggi all’incontro del suo partito con una delegazione del Movimento 5 stelle sulla legge elettorale, chiedendo di sostenere un sistema di voto che assicuri la stabilità di governo in cambio del possibile recupero delle preferenze.

Il confronto-incontro di oggi si potrebbe ripetere già la prossima settimana, anche sulle riforme costituzionali, con i grillini che hanno detto di non essere “contrari né al doppio turno elettorale né a premi di maggioranza”.

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Shopping nel Golfo

Il mercato mondiale del lusso nel 2013 è cresciuto del 6% e per questo dobbiamo ringraziare, oltre i nuovi ricchi di Cina e Russia, anche gli Stati del Golfo, dove in media la spesa pro capite mensile per i beni di lusso è di circa 2400 dollari.

Questo è ciò che è emerso dal White Paper 2014, svoltosi a Milano qualche giorno fa, realizzato dal gruppo Chalhoub, che da 50 anni accompagna i marchi occidentali in Medio Oriente. 

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Debora Serracchiani alla Conferenza nazionale sulle Servitù militari

 Il Presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani è intervenuta oggi alla 2° Conferenza nazionale sulle servitù militari in rappresentanza della Conferenza delle Regioni e  delle Province autonome.

“In molte Regioni italiane – ha sottolineato il Presidente Debora Serracchiani – porzioni non indifferenti di territorio sono sottoposte ai vincoli delle servitù militari. Si tratta di ricchezze naturali, paesaggistiche ed anche beni culturali che oggi non rappresentano un’opportunità di sviluppo per i territori; né tantomeno un’occasione di progresso sociale, economico e scientifico per le comunità regionali.

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CNEL-CESE,impegno congiunto delle istituzioni

« Meglio combattere intorno ad un tavolo, diceva Jean Monnet, che su un campo di battaglia ». (“Mieux vaut se disputer autour d’une table que sur un champ de bataille.”)

Nell’ispirazione di un grande europeista si è tenuta a Roma la riunione congiunta delle sezioni economiche del CESE, il Comitato Economico e Sociale Europeo, e del CNEL, aperta con il saluto del Presidente Antonio Marzano, con l’obiettivo di predisporre e condividere una road map per il rafforzamento dell’Unione economica e monetaria europea.

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Imprese, Etica e Finanza

Etica delle Professioni

Etica, Impresa & Finanza”

Milano, 25 giugno 2014 – Ore 15:00

Spazio Eventi della Camera di Commercio Svizzera in Italia

 

Etica, Impresa e Finanza: tre mondi spesso considerati lontani, a volte in antitesi. Eppure, mai come in questo tempo il bisogno di contemperare valori morali e interessi economico-finanziari risulta indispensabile. Su questi presupposti si basa la sesta tappa del road show Etica delle Professioni, promossa da Società Eventi Internazionali srl.

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Altri mondi: dalla Cina al Canada

Il sogno canadese

Sono sempre più i nuovi ricchi cinesi che si affrettano oltremare, Canada in primis, per permettere ai loro figli di accedere ad un sistema educativo migliore. Ma lo scorso febbraio il governo federale canadese ha annunciato che interromperà l’Immigrant Investor Program. Prima parte dell’articolo pubblicato sul Nanfang Zhoumo.

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Conferenza delle Regioni: Turismo

 

Sviluppo della Cultura e rilancio del turismo: audizione dei rappresentanti della Conferenza delle Regioni

Roma, 11 giugno ’14 (comunicato stampa)

Si è tenuta oggi un’audizione dei rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome davanti alle Commissioni cultura e attività produttive della Camera sul Decreto legge 83/2014 “disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo”.  Nel corso dell’incontro sono intervenuti l’Assessore Mario Caligiuri (Regione Calabria), coordinatore della Commissione beni culturali per la Conferenza delle Regioni, e  l’Assessore Maurizio Melucci (Regione Emilia-Romagna) in rappresentanza della Commissione turismo della Conferenza delle Regioni.

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Studi di settore

Premessa – Nell’ambito dell’applicazione degli studi di settore, oltre al calcolo di congruità, GERICO ha elaborato una serie di indicatori classificabili in tre differenti tipologie. Il D.M. 24.3.2014 ha apportato alcune modifiche agli indicatori di coerenza, normalità economica e di anomalia.
Coerenza economica – Il D.M. 28.3.2013 aveva individuato ulteriori indicatori di coerenza applicabili agli studi di settore evoluti dal 2012, tra i quali si evidenzia quello relativo al margine per addetto non dipendente. Tale indicatore misura il contributo di ciascun addetto non dipendente alla creazione del “margine”, ovvero rappresenta la capacità dell’impresa di remunerare il lavoro non dipendente (titolare, collaboratori, soci, ecc.).

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Tutela della Privacy

 

 Antonello Soro, presidente dell’Authority lancia l’allarme: i colossi del Web sono “oltre la democrazia”, l’impatto economico del cyber-crimine è impressionante.” downloadINTERNEETTTTI giganti di Internet tendono ad occupare, in modo sempre più esclusivo, ogni spazio di intermediazione tra produttori e consumatori, assumendo un potere che si traduce anche in un enorme potere politico. Un potere sottratto a qualunque regola democratica”. Ma Antonello Soro, presidente dell’Authority chiarisce i dubbi di tutti  “furto di identità fino alla più organizzata criminalità cibernetica. E’ una emorragia stimata in 500 miliardi di dollari l’anno tra identità violate, segreti aziendali razziati,  portali messi fuori uso e moneta virtuale sottratta”.

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Scadenze IUC

COMUNICATO STAMPA

COMMERCIALISTI: SCADENZE IUC (IMU, TASI, TARI)
PIÙ RISPETTO DEI DIRITTI DEI CONTRIBUENTI E CONDIZIONI DI LAVORO PIÙ UMANE PER LA CATEGORIA

«Non è più tollerabile che il contribuente che voglia adempiere puntualmente alle sue obbligazioni tributarie debba conoscere l’importo delle imposte dovute solo il giorno prima, se non addirittura lo stesso giorno della scadenza», lo afferma il presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma, Mario Civetta. Queste, infatti, le tempistiche stringenti con cui Commercialisti ed Esperti Contabili sono costretti a fornire ai loro clienti gli importi delle imposte dovute, senza alcun tempo utile e a ridosso delle scadenze.

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