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18-12-14 a Roma: “Euro o non Euro, è questo il problema?”

Giovedì 18 Dicembre, alle ore 18,30, al Circolo Canottieri Aniene (Lungotevere dell’Acqua Acetosa, 119 – Roma) si terrà il dibattito dal titolo “Euro o non Euro, è questo il problema?”.

Discutono:

  • Renato BRUNETTA
  • Stefano FASSINA
  • Nicola ROSSI
  • Roberto SOMMELLA
  • Irene TINAGLI

Interviene

  • Giovanni MALAGO’

Modera

  • Myrta MERLINO

In occasione dell’incontro sarà presentato anche il libro “L’Euro è di tutti” scritto da Roberto SOMMELLA ed edito dalla Fioriti Editore.

GOVERNO: presentata l’agenda ambientalista

L’ECCELLENZA IN CAMPO AMBIENTALE COME LEVA PER USCIRE DALLA CRISI

SEDICI ASSOCIAZIONI CHIEDONO UNA STRATEGIA INNOVATIVA DEL GOVERNO

Presentata oggi a Delrio a Palazzo Chigi

l’Agenda ambientalista per la ri-conversione ecologica del Paese

La giusta considerazione della dimensione ecologica nelle scelte di politica economica deve dar vita ad un nuovo Patto sociale basato sulla qualità, l’efficienza e la sostenibilità per far uscire il Paese dalla crisi. Bisogna mettere fine all’inazione, c’è bisogno di un programma collegiale e unitario del Governo che individui azioni innovative per garantire il benessere degli italiani e lo sviluppo del Paese dando valore alla ricchezza del suo capitale naturale (la più ricca biodiversità d’Europa) e superando il deficit ecologico che sta diventando un handicap per il rilancio dell’economia. E’ un deficit che, ad esempio, si rileva dalle 16 procedure d’infrazione comunitarie ancora aperte in campo ambientale (fonte: Dipartimento Politiche europee della Presidenza del Consiglio) e dalle emergenze nazionali relative a singoli casi come Ilva, Eternit, Vado Ligure o di sistema come la cementificazione e il dissesto del territorio, la gestione dei rifiuti, le bonifiche e la qualità delle acque.delrio

 

Questo chiedono al Governo 16 Associazioni ambientaliste riconosciute, presentando oggi al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio l’“Agenda ambientalista per la ri-conversione ecologica del Paese”: 55 proposte sui 15 filoni tematici salienti per il rilancio del Paese: clima e energia; trasporti e infrastrutture; consumo del suolo; difesa del suolo; bonifiche; biodiversità ed aree protette; mare; montagna; beni culturali e paesaggistici; agricoltura; turismo e ambiente; Ministero dell’ambiente; diritti e delitti ambientali; andare oltre il PIL; informazione e educazione ambientale. L’Agenda verrà successivamente presentata dal cartello delle associazioni anche alle forze economiche e sociali. Sui contenuti dell’Agenda le Associazioni ambientaliste, considerando come positiva l’apertura al dialogo da parte del Governo, chiedono che si possa avere un confronto più approfondito progressivo nel merito delle soluzioni proposte.

 Le Associazioni ricordano come l’ecologia sia già parte integrante dell’economia europea: sono 5 milioni i posti di lavoro che potrebbero essere creati in Europa conseguendo gli obiettivi dell’Unione Europea al 2020 su clima e energia (fonte: Commissione Europea, 2012) e sono già oggi 14,6 milioni i posti di lavoro assicurati dalla biodiversità e dai servizi ecosistemici (Commissione Europea, 2011). In Italia, come documentato nel Rapporto GreenItaly 2014, elaborato da Unioncamere e dalla Fondazione Symbola, emerge che alla green economy si devono 101 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 10,2% dell’economia nazionale e che i cosiddetti green jobs sono oggi in Italia più di 3 milioni.

 All’incontro con Delrio sono intervenuti: Donagiuletta pagliacciotella Bianchi, presidente WWF Italia; Norberto Canciani, segretario nazionale Associazione Ambiente e Lavoro; Andrea Carandini, presidente FAI; Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente; Gino De Vecchis, presidente AIIG; Mauro Furlani, presidente Federazione Pro Natura; Giuseppe Gisotti, presidente SIGEA; Rosalba Giugni, presidente Marevivo; Domenico Iannello, presidente CTS; Franco Iseppi, presidente TCI; Ennio La Malfa, presidente di Accademia Kronos; Umberto Martini, presidente generale CAI; Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU; Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB; Andrea Purgatori, presidente Greenpeace Italia; Graziella Zavalloni, presidente LAC .

Sintesi delle principali proposte dell’Agenda Ambientalista

 Tra le proposte che vanno ad incidere direttamente su settori strategici per la ri-conversione ecologica dell’economia, rilevanza ha innanzitutto la convocazione di una conferenza nazionale su Clima e Energia che definisca una Strategia Energetica Nazionale e un Piano per la de carbonizzazionecon obiettivi chiari al 2020 e al 2030 per raggiungere entro il 2050 l’obiettivo del 100% rinnovabili, procedendo subito alla progressiva chiusura degli impianti a carbone. Coraggio si chiede al Governo anche in relazione alle scelte su trasporti e infrastrutture nel procedere ad una profonda revisione delle procedure semplificate sulle grandi opere del Codice Appalti a tutela delle legalità e dei diritti dei cittadini alla partecipazione e informazione e l’abbandono dell’insostenibile Programma sulle infrastrutture strategiche (i cui costi sono lievitati dai 125,8 miliardi del 2001 agli attuali 375 miliardi di euro) in favore di Piano nazionale della mobilità che punti sul supermento dello squilibrio gomma/ferro e sull’adeguamento delle infrastrutture esistenti. In agricoltura si chiede che il previsto Piano operativo del Programma delle Rete Rurale Nazionale, alimentato con risorse comunitarie, contenga azioni a favore della biodiversità naturale, al contrasto dei cambiamenti climatici e alla gestione sostenibile delle risorse idrica. Nel settore del turismo si chiede un Piano nazionale della qualità che promuova l’eccellenza in campo ambientale della nostra offerta turistica.

 Si rende necessaria anche una nuova consapevolezza delle scelte macroeconomiche con l’adozione di nuovi indicatori della contabilità nazionale oltre il PIL, quali quelli definiti su scala internazionale dalle Nazioni Unite e dell’Unione Europea (System of Environmental Economic Accounting – SEEA e Beyond GDP) e maturati anche sul piano nazionale da ISTAT con i BES, indicatori del benessere ecologico e sociale.

 Per le associazioni ambientaliste la più grande opera pubblica di cui avrebbe bisogno il Paese è la manutenzione del territorio e la riqualificazione delle aree urbane. Per questo chiedono innanzitutto di entrare nel merito della congruità e dell’efficacia dei progetti definiti a suo tempo per contrastare il rischio idrogeologico, che sono attivati, attingendo al tesoretto di 2 miliardi di euro delle contabilità speciali dei Commissari regionali e una verifica dell’esatta consistenza e la reale disponibilità dei 7 miliardi aggiuntivi che dovrebbero provenire dai fondi di sviluppo e coesione (5) e dal cofinanziamento delle Regioni o dai fondi europei a disposizione delle Regioni (2). Il Governo solleciti il Parlamento alla veloce approvazione del testo unificato per il contenimento sul consumo del suolo. Venga avviata senza ulteriori ritardi la stagione della pianificazione paesaggistica evitando qualsiasi nuovo iniziativa anche governativa di bypassare la pianificazione urbanistica e il parere vincolante delle Soprintendenze. Si definisca una Strategia nazionale per le bonifiche dei siti inquinati, dotate di risorse economiche adeguate in accordo con le Regioni.

 Si deve considerare poi che il capitale naturale del Paese deve esser ancora opportunamente valorizzato. Per questo si chiede innanzitutto che si definiscano Linee guida per le Regioni e gli enti gestori per tutelare al meglio la Rete Natura 2000, tutelata dall’Europa, e che i Parchi nazionali facciano sistema dimostrando quanto stanno facendo sulla tutela e valorizzazione della biodiversità, come richiesto dal Ministero dell’Ambiente sin dal 2012. Per la tutela del mare – attraverso una visione coordinata di tutte le competenze – è indispensabile che l’Italia dia piena attuazione, alla Politica comune sulla pesca, in vigore dall’inizio del 2014 e alla Strategia Marina in modo che, come richiesto dalla Direttiva comunitaria quadro, si consegua il buono stato ambientale delle acque marine. A tutela dell’ambiente montano si chiede di riscrivere il Patto tra il Paese e la Montagna, valorizzando le zone montane e le aree interne d’Italia, le quali rappresentano un grande serbatoio di natura, paesaggio e cultura, anche valorizzando e mettendo in sicurezza la rete dei 1.000 rifugi e dei 65.000 km di sentieri e mulattiere.

 Tra gli interventi di sistema per garantire la governance ambientale nell’Agenda ambientalista si chiede di portare il bilancio annuale del Ministero dell’Ambiente, di gran lunga il dicastero con meno risorse tra quelli con portafoglio, dagli attuali 580 milioni di euro a 700 milioni di euro. Inoltre si ritiene indispensabile rendere finalmente effettiva la tutela penale dell’ambiente, sollecitando il parlamento alla veloce approvazione del testo unificato approvato a larghissima maggioranza alla Camera ed oggi fermo in Senato e esprimendo nel contempo preoccupazione per gli effetti che potrà avere il prossimo decreto legislativo in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto – in esecuzione della legge delega 28 aprile 2014, n. 67. Infine, si ritiene necessario, nel rispetto della strategie europee, che finalmente si introduca l’educazione per l’ambiente e la sostenibilità (EAS) nei piani di studio della scuola e nei programmi di formazione e educazione permanente.

 

 

Morassut: voce inascoltata nel PD dall’ anima persa…

#MafiaCapitale –  Morassut (Pd): «Sottovalutate e osteggiate le battaglie di chi denunciava distorsioni»

«Il partito democratico a Roma e nel Lazio ha bisogno di ritrovare l’anima perduta. Da troppi anni la politica è stata espulsa dalle nostre stanze, sostituita da tribù. Per troppo tempo la battaglia di chi ha segnalato e documentato distorsioni è stata sottovalutata, ignorata o perfino combattuta. L’occasione che si presenta ora per voltare pagina non deve essere perduta e occorre andare in fondo con radicalità». Lo scrive l’on. Roberto Morassut (PD) in una nota.downloadROBERTOOO

«Il Tesseramento, suggerisce Morassut, va rivisitato totalmente e – approfittando del nuovo anno – rifatto da cima a fondo con criteri di adesione che tutelino la libertà individuale degli iscritti e dei cittadini di aderire consapevolmente e per libera scelta non indotta da gruppi organizzati. L’Assemblea cittadina va sciolta perché è stata formata con liste bloccate dall’alto e con percentuali “a corpo” tra tribù, senza base democratica. Pertanto nella nuova fase non è più possibile considerarla l’organismo dirigente supremo in grado di guidare la nuova fase».

«Occorre poi indire – dopo il setaccio del tesseramento e lo scioglimento della Assemblea – un congresso che abbia un carattere “costituente”, svolto per tesi politico programmatiche, che rimetta al centro la politica ed i contenuti e che elegga organismi dirigenti su base di rappresentanza territoriale e dal basso», continua il parlamentare romano.

«Solo così si potranno cacciare via le tribù e far tornare le persone. Solo così si potrà restituire l partito il ruolo di costruttore di politiche e non di campo di confronto tra gruppi di potere. Tutti sanno bene i nostri congressi negli ultimi anni non si sono basati sulla politica. Non c’erano documenti in discussione e non si parlava di contenuti. Si votavano solo liste preconfezionate. Ricostruire tutto comporta la demolizione di tutto questo senza se e senza ma».

«E voglio essere chiaro, spiega ancora Morassut. Questo stato di cose non riguarda solo Roma. In tutta Italia esiste lo stesso problema magari con scale diverse. In troppe federazioni locali la politica è scomparsa, il tesseramento non è stato regolare con congressi finiti “tantissimo a pochissimo o a zero”. Questi fenomeni avrebbero già da tempo dovuto suggerire interventi seri perché dimostravano incontrovertibilmente la lacerazione gravissima del tessuto democratico interno. Penso che di questo si dovrà parlare senza reticenze all’Assemblea Nazionale del 14 dicembre. Facciamo attenzione a non perdere questa occasione».

«Per far tornare le persone e la politica  – conclude – occorre cambiare le basi del tessuto associativo attuale ormai logorato. È una riforma strutturale che implica una selezione dei gruppi dirigenti che metta al primo posto la loro onestà e la loro capacità. Cominciamo da Roma. E facciamolo in modo vero. Non vorrei, domani, trovarmi a dire come oggi che certe cose erano state dette, scritte e combattute senza ascolto».

Cnel: Presentazione della quinta relazione annuale 2014

Cnel, oggi al Parlamento e al Governo,per presentare la relazione sui livelli e qualità dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini (ex lege 30 dicembre 1986, n. 836, art. 10 bis)

La Relazione 2014, predisposta dal CNEL, ai sensi della legge 30 dicembre 1986, n. 836, art. 10 bis, giunta alla quinta annualità, offre elementi fondamentali per un giudizio di sintesi sullo stato delle nostre amministrazioni pubbliche e, insieme, alcune proposte utili a integrare il processo di riforma intrapreso dal Governo.

Uno dei punti cardine del lavoro del CNEL è la messa a punto del “Portale Statistico della PA, Sistema delle Performance”, già avviato in collaborazione con l’Istat, che raccoglie una serie di indicatori sui risultati finali dell’azione amministrativa, in base alle risorse assegnate.

Si tratta di un strumento innovativo, di cui non molte nazioni europee sono oggi dotate, che costituisce, da una parte, la premessa necessaria alla predisposizione “ex ante” delle politiche pubbliche e ad una razionale programmazione della spesa (spending review), che tenga conto dell’impatto finale, e, dall’altra, la base per efficaci controlli sui risultati della gestione finanziaria e amministrativa e per la valutazione delle politiche pubbliche.

Le analisi settoriali, tradizionalmente dedicate a Welfare, Servizi alle Imprese, Giustizia civile e Ambiente, quest’anno si arricchiscono di un nuovo contributo sui rapporti fra Fisco e cittadini, elaborato in collaborazione con l’Agenzia delle Finanze e con il Dipartimento delle Finanze.

Welfare. Dall’analisi dei flussi finanziari relativi ai diversi settori del welfare (sanità, previdenza, assistenza, istruzione), emerge la necessità di un programma nazionale, che imponga la fissazione dei livelli essenziali in tutte le materie delle politiche sociali, un “pavimento” di Welfare universale. Tale disciplina legislativa generale dovrebbe costituire, secondo il CNEL, il fondamento e il criterio guida per la ripartizione delle risorse e per la definizione di politiche che intervengano sulle situazioni di disagio e che riducano le disuguaglianze. Tra queste, diventa sempre più drammatico l’ampliarsi del divario Nord-Sud: il rapporto, grazie anche al recente accesso ai conti pubblici territoriali, conferma la progressiva desertificazione del territorio meridionale, sia in termini economici che di perdita del capitale umano.imagesFEDELI

Servizi alle imprese. Per quanto riguarda i servizi alle imprese, la Relazione del CNEL, nell’affrontare anche il tema dell’internazionalizzazione e del ruolo di Export Banca (Cassa depositi e prestiti), indica l’urgenza di ricostruire, a livello europeo e anche degli Stati membri, indirizzi di politica industriale.

Giustizia civile. Oltre alla fotografia dell’andamento degli ultimi mesi, il CNEL presenta una prima analisi della legge 10 novembre 2014, n. 162, relativa alle “misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell’arretrato in materia di processo civile”, quali il trasferimento in sede arbitrale dei procedimenti civili pendenti e il nuovo istituto della negoziazione assistita.

Dalla comparazione internazionale, patrimonio informativo fondamentale della Relazione del CNEL, emerge, in tutta evidenza, l’enorme ritardo del sistema giudiziario italiano, le cui caratteristiche di onerosità e soprattutto di inefficienza contribuiscono sicuramente alla scarsa fiducia che gli Italiani ripongono in esso.

Tuttavia, secondo il rapporto, si riscontrano alcuni elementi di novità: l’Italia è passata tra il 2013 e il 2014, dai 1.210 giorni di durata della causa a 1.185 giorni (per effetto della riduzione delle pendenze e dell’introduzione del processo civile e telematico); il numero delle procedure necessarie in un giudizio civile da 41 si sono ridotte a 37 (effetto delle semplificazioni introdotte negli ultimi anni); e l’incidenza del costo della procedura dal 29% è passato al 23% (quale effetto della liberalizzazione delle tariffe legali).

Servizi fiscali. La Relazione comincia con questa edizione ad analizzare il settore dei servizi fiscali, sia in termini di accesso diretto all’Amministrazione finanziaria, sia in termini di prevenzione e risoluzione delle controversie tributarie, ed approfondisce il tema della trasparenza fiscale.

Il materiale utilizzato, oltre a quello normativo e regolamentare, è costituito dalla documentazione dell’Agenzia delle Entrate e del Dipartimento delle Finanze.

Dall’analisi comparata risulta che l’Italia é l’unico paese UE che si colloca al di sopra sia della pressione tributaria media, sia del numero medio di ore richieste per gli adempimenti. Dalle statistiche di dettaglio del rapporto si ricava che l’anomalia italiana risiederebbe soprattutto nei “tempi di lavorazione” dell’IVA. Al riguardo, viene evidenziato che sono state intraprese diverse iniziative, di natura normativa e amministrativa, volte a consentire una significativa accelerazione nell’erogazione di tali rimborsi, anche in considerazione dell’attuale congiuntura economica e della diffusa crisi di liquidità per le imprese.

Ambiente. Nell’ambito della tutela ambientale, ancora di più di quanto avvenga in altri settori, – rileva il rapporto – dominano la variabilità, la flessibilità e la contraddittorietà nelle relazioni tra i tre livelli di governo (statale, regionale e locale). Con la soppressione della legislazione concorrente, prevista dalla riforma del titolo V della Costituzione, in discussione in Parlamento, di fatto queste ambiguità, almeno da un punto di vista formale, dovrebbero venire meno. Tuttavia permangono forti perplessità su come si realizzeranno le politiche ambientali, visto l’enorme ruolo, ad esempio, delle Regioni, ed il persistere di problemi non secondari di raccordo e coordinamento nell’azione dei diversi soggetti.MORANDO

In conclusione – sostiene la Relazione – se è vero che le norme, a partire dagli anni ’90, delineano una amministrazione orientata verso cittadini in termini di servizi effettivamente resi, in realtà, “l’esperienzagiuridico amministrativa è restata sostanzialmente immobile, dominata da una monocultura giuscontabilistica e da una visione dell’ordinamento legata alla concezione monistica dello Stato amministrativo autoritario”, dove, da una parte, la decisione di bilancio assunta dal Parlamento sta progressivamente perdendo significatività e, dall’altra, si assiste sempre più ad un “divorzio tra amministrazione e finanza”, con conseguenti difficoltà nella misurazione degli impatti e nella definizione di politiche.

E’ necessaria, pertanto, a parere del CNEL, una riforma del bilancio dello Stato, in attuazione del nuovo articolo 81 della Costituzione, che abolisca il bilancio di competenza per passare, prima, al solo bilancio di cassa (secondo l’esempio anglosassone) e, poi, al bilancio di competenza economica, secondo il modello adottato dall’Unione europea. Tale riforma collegherebbe l’assegnazione programmatica delle risorse (per missioni, programmi, azioni programmatiche) ai modelli di organizzazione e alle dirette responsabilità gestionali delle pubbliche amministrazioni e consentirebbe ai Parlamentari di decidere concretamente le politiche da attuare, attraverso le corrispondenti unità di voto (si veda in proposito il disegno di legge presentato dal CNEL alle Camere – A.C. 1999; A.S. 1266).

Intervenuti alla presentazione:Valeria Fedeli:vice presidente del Senato della Repubblica

Manin Carabba: relatore

Manlio Calzaroni: direttore centrale Istat

Massimo Garavaglia: commissione affari finanziari

Maria Carmela Lanzetta: Ministro per gli affari regionali

Enrico Morando Vice Ministro dell’Economia

Non siamo più amati neanche dai turisti

Turismo: l’Italia perde il primato mondiale, colpa anche del degrado di molti siti d’interesse. Per la gestione e manutenzione dei beni archeologici e culturali si candidano gli agricoltori

 La Cia commenta l’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: abbiamo già chiesto al ministro Franceschini di poter realizzare progetti di riqualificazione di aree importanti sul territorio nazionale. Un patrimonio trascurato di luoghi che, se riportati alla luce, garantirebbero una ripresa del settore e nuovi posti di lavoro.imagesABBANDONO

 Il turismo in Italia perde posizioni e, nonostante resti in cima ai desideri di tutti, poi a venirci sono molti meno stranieri. Colpa dei prezzi e della mancanza di una visione strategica, ma anche dell’assenza di una politica di tutela e conservazione di quelli che sono i tesori archeologici e culturali “tricolori”. Per questo motivo gli agricoltori tornano a candidarsi a “custodi” del vasto patrimonio di beni archeologici e culturali disseminati sul territorio nazionale, molti dei quali attualmente in stato di abbandono. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, facendo seguito all’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, che racconta come e perché il Belpaese è scivolato al quinto posto tra le mete mondiali passando da una quota del 19% di viaggiatori stranieri nel 1950 al 4,4% di oggi.

 Tra i motivi, appunto, la mancanza di “manutenzione” delle nostre bellezze, con gli esempi di degrado e quotidiana rovina di Pompei, Villa Adriana, o la Reggia di Caserta. Ma gli agricoltori possono intervenire -sostiene la Cia-. Del resto, l’attitudine multifunzionale delle aziende agricole si presta al ruolo, con molti degli oltre 20.000 agriturismi italiani che, di fatto, già ospitano all’interno dei loro terreni siti di grande interesse storico, culturale, paesaggistico.turismo verde

Quest’idea è già diventata in realtà una proposta, con una lettera inviata dalla Cia e dalla sua associazione agrituristica “Turismo Verde” al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini. “Tra le attività connesse proprie dell’impresa agricola multifunzionale -si dice nel testo- individuiamo la possibilità di gestire centinaia di beni archeologici e culturali anche al di fuori della disponibilità dei terreni aziendali. Questo attraverso una specifica convenzione con il ministero. Siamo da sempre sensibili alla salvaguardia delle risorse ambientali e culturali oltre a un uso sostenibile del suolo”.  La Cia e Turismo Verde intravedono all’orizzonte grandi spazi di fattibilità, con vantaggi sostanziali sia in termini culturali che pratici ed economici, con siti riportati alla luce nel loro splendore, manutenuti adeguatamente, che genererebbero nuovo turismo, quindi indotto, economie e posti di lavoro.

“Mafia Capitale” – l’Intervista di Marco Tarchi

MARCO TARCHI intervistato da “IL FATTO QUOTIDIANO” 

Domenica 7 dicembre “Il Fatto Quotidiano” ha pubblicato un’ampia parte di un’ intervista rilasciata allo stesso quotidiano dal Prof. Marco Tarchi. Da parte nostra riportiamo qui di seguito il testo integrale della stessa (dedicata ai recenti fatti di cronaca politico-delinquenziale romani) per evidenziare come certa stampa si impegni sapientemente e furbescamente nella manipolazione di un testo per veicolarne  la lettura, secondo i propri interessi, su determinati binari.

A titolo d’esempio, si può citare la frase posta come leggiadro titolo alla stessa intervista: “Tra noi camerati c’erano spostati e delinquenti”, opportunamente e scorrettamente virgolettato,  Altresì si può segnalare anche il fantastico incipit del giornalista intervistatore, laddove commenta: “A destra, il politologo Marco Tarchi, che insegna alla “Cesare Alfieri” di Firenze, è un’istituzione”.

A tale proposito, si riporta quanto il Prof. Marco Tarchi – intervistato – ha scritto all’intervistatore, dopo aver letto la proprie intervista, opportunamente adattata affinché la stessa risulti  più conforme a quanto il Quotidiano Rossochic  desidera far leggere ai propri lettori.  >  “Ho letto. Insegnando comunicazione politica da quindici anni, non fingo stupore sul titolo – che, lo so, non dipende dall’intervistatore -, che al giornale serve, anche con i falsi virgolettati come in questo caso, per accreditare la propria versione dei fatti a prescindere da ciò che sostiene l’intervistato. Mi stupisce invece di essere considerato da Lei “un’istituzione a destra”. Per la verità, a destra da vari decenni mi censurano, mi attaccano, mi discriminano. Se non avessi avuto interlocutori in altre aree, e soprattutto nel mondo scientifico, di occasioni di espressione ne avrei avute, più che poche, “punte”, come dicono i fiorentini veri (io, ohimè, sono… reimmigrato da Milano a 16 anni). Avendo io espresso il mio ultimo voto a destra (Msi) nel 1979, e non considerandomi minimamente appartenente a quell’area malgrado gli sforzi altrui di infilarmici a forza, non posso dolermene più di tanto. Ma che ora debba scoprire, invece, di essere “un’istituzione” di quell’ambiente, mi sorprende non poco. Temo proprio che gli stereotipi siano duri a morire. Durissimi, direi. Vuol dire che mi consolerò pensando che un ex redattore de “La voce della fogna” (1*) è stato nominato alla Corte costituzionale da Napolitano. Chi l’avrebbe mai immaginato… Un cordiale saluto” – Marco Tarchi

SI TRASCRIVE  qui di seguito il testo integrale della INTERVISTA del Prof.  MARCO TARCHI, rilasciata a ” IL FATTO QUOTIDIANO” (2*)

Dice Carminati a Buzzi: “E’ la teoria del mondo di mezzo, compà”. Mafia Capitale ci restituisce l’ultimo capitolo della rivoluzione impossibile. Da camerata a compare. Come è stato possibile?   Non vedo nessi fra le aspirazioni utopiche di un microcosmo come quello neofascista degli anni Settanta-Ottanta e le squallide vicende odierne. Anche se dall’esterno molti faticano ancora oggi a capirlo, quell’ambiente politico non era, umanamente, agli antipodi di altri di diverso segno. Ci si trovava di tutto: dagli idealisti ai carrieristi, dagli onesti ai delinquenti, dai teppisti alla “gente d’ordine”. Io non ho mai giudicato, per dire, la sinistra extraparlamentare dal destino di un certo numero di suoi militanti finiti in pessimi giri. Certo, negli ambienti in odore di estremismo la proporzione di spostati, ribelli e marginali è sempre maggiore, e le conseguenze si vedono. Ma, anche se la battuta è scontata, non va fatto d’ogni erba un fascio.

Quando venne eletto, Alemanno fu accolto dai saluti romani al Campidoglio. E’ finita con un sistema rossonero dominato dall’affarismo e tante suggestioni da romanzo criminale. A me, ma anche a non pochi amici provenienti dall’esperienza missina, quello spettacolo capitolino apparve patetico e ridicolo nel contempo. E indicativo della mancata risoluzione del nodo cruciale dell’identità che aveva accompagnato Alleanza nazionale in tutta la sua storia: mentre Fini esibiva la sua più o meno sincera conversione liberale, i ventenni di base continuavano a celebrare grotteschi riti nostalgici. Era il trionfo della linea della doppiezza, utile a conservare un potenziale di ricatto verso gli alleati, e nel contempo il sigillo della nullità propositiva di una classe dirigente che non aveva saputo imboccare la via di un’evoluzione coerente e meditata. In mancanza di quella, non restava che l’abbuffata del sottogoverno, con tutte le sue conseguenze.

In questo caso non è la politica che controlla il sistema ma il contrario. Burattini, non burattinai. Si ribalta il complesso di Mosè tra capo e militanti?  Da quando si è iniziato a celebrare il funerale delle grandi aspirazioni a cambiare il mondo, delle ideologie, dei progetti – magari ingenui – di rifondare da capo a piedi una società, è apparso chiaro che la politica si sarebbe ridotta, per chi intendeva praticarla a tempo pieno, a carrierismo. E in un contesto in cui è l’economia a segnare l’orizzonte dei valori e delle aspirazioni e l’arricchimento è il metro della considerazione sociale, non ci si può stupire se molti “politici di professione” non sono altro che arrampicatori spregiudicati, disposti a qualunque compromesso (per essere eufemisti). Il mondo già neofascista non ha fatto eccezione. Ma da qui ad equipararne tutti i militanti a reali o potenziali delinquenti, ce ne corre.

L’amministrazione Alemanno è sempre stata al centro delle polemiche per i rapporti con l’antico mondo nero, dai Nar a Terza Posizione per arrivare alla più recente Forza Nuova. Secondo lei, l’ex sindaco aveva un patto d’onore con i vecchi camerati? L’onore è una parola forte. Penso che, volendo costruire una rete di sostegno dopo essere giunti a un successo inatteso, sia più facile e comodo puntare sulle vecchie conoscenze che partire da zero guardando ad altri ambienti. Anche se Alemanno, come è noto, soprattutto attraverso la sua fondazione Nuova Italia, ha cercato addentellati anche negli ambienti cattolico-conservatori. Credo che abbia contato anche, in certi contatti pericolosi e sgradevoli, la sindrome degli ex reclusi nel ghetto, che ha sempre connotato il neofascismo romano. Dove vigeva la mentalità del “siamo tutti camerati” (un po’ l’equivalente del “compagni che sbagliano”), che era bersaglio delle critiche di quanti avevano ben presenti le distanze tra Msi ed extraparlamentarismo e ci teneva a rimarcarle.

Alemanno è stato rautiano, come lei. Un mondo contrapposto al doppiopetto di Almirante. In ogni caso la Seconda Repubblica ha sancito il fallimento di entrambe le due maggiori correnti storiche del Msi. Fini è naufragato a Montecarlo, Alemanno su CarminatiSulla corrente di Rauti si è molto favoleggiato e travisato, sebbene uno studioso nettamente schierato a sinistra come Piero Ignazi fin dalla fine degli anni Ottanta ne abbia disegnato un profilo corretto, dipingendola come l’ambiente interno al neofascismo in cui più si era attenti al dibattito culturale, si accettava il confronto con la modernità e si demolivano gli stereotipi nostalgici. Quel che non si dice è che da quell’ambiente non sono usciti solo gli Alemanno e altri mestieranti della politica, ma anche accademici, dirigenti di vertice di associazioni ambientaliste “ufficiali”, managers che sono finiti sulle prime pagine dei maggiori quotidiani per le loro qualità inventive, personaggi di successo del mondo della informazione e dello spettacolo, funzionari statali di grado elevato, membri del Csm e perfino un giudice della Corte costituzionale. Tutto questo non risulta – e non risalta – perché, nel loro caso, non si è costituita alcuna lobby come quella accreditata agli ex di Lotta Continua. Sono stati tutti percorsi individuali indipendenti. Ma sta a dimostrare che non si trattava certo di un’accolita di sprovveduti estremisti con velleità golpiste o insurrezionali.

Lei che ha inventato la Voce della Fogna si sarebbe mai aspettato questa trasfigurazione criminale della Terra di mezzo tolkeniana? No davvero. Quel giornaletto politico-satirico era nato, prima ancora che per replicare agli avversari, per fare autocritica dei tanti insopportabili vizi che affliggevano il neofascismo, e non a caso fu proprio su quelle colonne che si tentò di far trasmigrare l’immaginario collettivo di quell’ambiente dal Ventennio alla Contea tolkieniana. Spero comunque che fra il “mondo di mezzo” di cui si parla in questi giorni e la Middle Earth di Bilbo, Frodo e soci non ci sia altro che una vaga assonanza linguistica.

Un’altra frase di Carminati, prima spontaneista armato, poi in contatto della banda della Magliana, che colpisce è questa: “Bisogna vendersi come le puttane, adesso”. Il fascino del male (assoluto) è sempre corrotto dal denaro. E’ Sauron che riesce a riprendersi l’anello del potere? Volerei molto più basso. È una delle tante prove che la passione politica non preserva dalle miserie antropologiche. Tutt’altro.

E’ mai esistita, a questo punto, una diversità nera, tenendo presente anche i rapporti storici tra ambienti di destra e massoneria e servizi deviati?  Per certi versi sì, perché quell’ambiente ha sempre celebrato propri culti, innalzato propri idoli, coltivato propri sogni che non coincidevano con quelli del mondo che gli era estraneo (e a cui era estraneo). Per altri no, perché nei vizi molto spesso comunicano ambienti e individui che per il resto sono molto diversi. È una regola che non vale solo per l’ambito politico.

Lei spiegò così la Voce della Fogna: “Tutto fuori puzza. Il profumo si è rifugiato nelle fogne”. Quarant’anni dopo quel mondo è solo gestionismo del potere, solo soldi e opportunismo? Quell’affermazione, che prendeva di mira lo slogan “fascisti carogne, tornate nelle fogne” e mirava a considerare queste metaforiche ridotte come le nuove catacombe da cui sarebbe partita una riscossa culturale ed esistenziale, era indubbiamente spropositata e oggi può sembrare insensata. Ma se i giovani missini di allora avessero accolto quel messaggio, invece di farsi abbindolare dai proclami ondivaghi e talvolta ipocriti dei loro maggiorenti, parecchie pagine oscure non sarebbero state scritte.

C’è uno specifico romano in questa vicenda? In fondo anche il fascismo una volta al potere si rammollì nei palazzi della capitale, come per esempio ha scritto FuscoAltroché se c’è! Ai tempi de “La voce della fogna”, si parlava apertamente di “cloaca romana” per descrivere i maneggi, gli intrecci sgradevoli e il pressapochismo che caratterizzavano buona parte (c’erano, ovviamente, eccezioni lodevoli) del panorama missino della Capitale. Ma era roba da niente rispetto alle porcherie odierne.

Che impressione le fa il nuovo termine fasciomafioso? Come molti neologismi dei nostri anni, mi pare buono per attirare l’attenzione, molto meno per capire ciò che vorrebbe descrivere. Perché questa associazione delinquenziale, a quanto pare, di addentellati politici ne aveva di vari colori: rossi, neri, bianchi…

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Note della Redazione:  (1*) Trattasi di NICOLO’ ZANON, nominato a tale prestigiosa carica nell’ottobre di quest’anno  //  (2*) Si desidera segnalare anche altro interessante articolo pubblicato in data odierna su ITALIA OGGI a firma del Direttore PIERLUIGI MAGNASCHI, riguardante la faziosità e disinformazione con cui molta stampa ha trattato i recenti “Fattacci Quotidiani” di cronaca che dominano lo scenario partitocratico criminale di Roma …. una Capitale che meriterebbe ben altro !  

Per una “Nuova Costituzione”
– Intervista a Carlo Vivaldi Forti

INTERVISTA a CARLO VIVALDI-FORTI

______________a cura di Alberto SPAGNA 

Il Professor Carlo Vivaldi-Forti, da tempo nostro collaboratore, ha pubblicato di recente un e-book con ITALICAEBOOKS (www.italicaebooks.it), dal titolo Una nuova Costituzione per un nuovo modello di sviluppo. Nel momento stesso in cui invitiamo i nostri lettori a collegarsi col sito indicato per non perdere l’occasione di formarsi tra l’altro una precisa opinione sulle riforme di Renzi e sui loro veri scopi, abbiamo ritenuto utile porre alcune domande all’autore.
Prima di riportare il testo dell’intervista,  ringraziamo il Prof. Vivaldi-Forti per il tempo che ci ha dedicato. Il Suo libro è peraltro ricco di molti altri spunti, che per motivi di spazio non possiamo trattare in questa sede. Possiamo soltanto raccomandare ai nostri lettori – che ci seguono principalmente su IL BORGHESE e/o sulla CONSULPRESS di collegarsi su Internet e formarsi essi stessi un’opinione su tale decisivo argomento. L’articolo sarà pubblicato anche sul numero de Il Borghese di Gennaio.

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Intervista ad Adriano Tilgher

Con un significativo brano, e quanto mai attuale,  tratto dal saggio del 1941 “Guerra Rivoluzionaria” del filosofo Ugo Spirito, si apre la pubblicazione di Adriano Tilgher “Il Frontismo” – manuale per cambiare l’Italia insieme agli italiani – che è stato il filo conduttore del convegno tenutosi a Chianciano Terme domenica 30 novembre c.a. Numerosa la partecipazione dei convenuti da ogni parte d’Italia ed incisivamente costruttivi gli interventi che si sono susseguiti nel corso della riunione.

La nostra agenzia, presente con un proprio inviato, ha intervistato il Presidente Adriano Tilgher.

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Alain de Benoist – “La fine della Sovranità”

Intervista ad ALAIN d BENOIST di  Alessandro Bianchi –

Alain de Benoist. Filosofo politico francese e saggista. Fondatore del movimento culturale denominato Nouvelle Droite. Direttore delle riviste Nouvelle Ecole e Krisis. Autore di “L’impero interiore. Mito, autorità, potere nell’Europa moderna e contemporanea”, “Sull’orlo del baratro. Il fallimento annunciato del sistema denaro” e “La fine della sovranità”.

1) D. – Nel suo libro LA FINE DELLA SOVRANITA’  (Arianna, 2014), Lei scrive che la crisi attuale del capitalismo, iniziata con il fallimento della Lehman Brothers nel 2008, è una « crisi strutturale ». Secondo la sua visione, nessuno riuscirà a trovare soluzioni valide seguendo i meccanismi interni al sistema e l’unica via percorribile è quella che definisce « un nuovo inizio ». Ci può spiegare meglio a cosa si riferisce?

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Quote latte, la Cia ci tiene informati

Latte: dopo le “quote” si punti su sistema autoregolamentato eautodisciplinato dal mondo produttivo

 Convegno nazionale della Cia a Mantova per fare il punto della situazione di un settore in difficoltà alla vigilia dei nuovi scenari normativi.LATTE

 “In Italia dobbiamo passare dal sistema delle quote, che non ha funzionato, ad uno auto-regolamentato ed auto-disciplinato dal mondo produttivo. Occorre un progetto strategico che punti sulla crescita della competitività attraverso l’innovazione e l’organizzazione della filiera permettendo al comparto di espandersi sui nuovi mercati internazionali”. Ad affermarlo è stato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, intervenendo a Mantova ad un convegno intitolato “Oltre le quote latte. Il futuro del sistema lattiero-caseario in Italia” e parte di un ciclo di incontri promossi dalla Confederazione e denominato “Territorio come destino”. Al dibattito hanno preso parte gli assessori all’Agricoltura delle Regioni Lombardia ed Emilia Romagna Gianni Fava e Tiberio Rabboni, i presidenti del Consorzio di tutela Parmigiano Reggiano e Grana Padano Giuseppe Alai e Nicola Cesare Baldrighi, nonché il direttore generale di Granlatte-Granarolo Andrea Breveglieri.

Da aprile 2015 in Europa il regime delle “quote latte” verrà superato: un fatto che viene da più parti considerato rivoluzionario per un settore caratterizzato da oltre un trentennio da una forte regolamentazione produttiva. Le quote, decise in origine per mantenere una politica di sostegno al settore evitando sovrapproduzioni, hanno, dalla fine degli anni ’80, di fatto cristallizzato le produzioni nazionali provocando forti squilibri tra i diversi Paesi. In Italia questa regolamentazione ha prodotto errori di gestione, conseguenti indagini della magistratura, multe salatissime da pagare alle casse comunitarie. Problemi, tra l’altro, non ancora del tutto superati.

L’eliminazione del regime delle quote arriva in un momento difficile per il settore, con una tendenziale crescita dei consumi, soprattutto di formaggi e prodotti caseari, specie nei nuovi mercati, ma accompagnata da una sensibile volatilità dei prezzi. In Europa si prevede una crescita delle produzioni (poco meno del 2% l’anno), che toccheranno nel 2020 i 150 milioni di tonnellate di latte, ma forti squilibri tra i paesi produttori: il rischio è un forte aumento della competitività e una crescita concentrata principalmente nel Nord Europa.

E’ un’occasione importante per l’Italia, Paese non autosufficiente -importiamo quasi il 40% del latte che utilizziamo e consumiamo- ma anche produttore ed esportatore di formaggi di assoluta qualità, dunque fortemente esposto al fenomeno dell’italian sounding e della contraffazione. E’ necessario dunque dare stabilità al settore definendo un “prezzo del latte” (laddove non è stato ancora fatto) con un contratto semestrale o, al massimo, quadrimestrale, al fine di consentire agli allevatori di poter avviare la programmazione a medio termine. Per questo il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha aperto un tavolo di confronto che, negli auspici, dovrebbe dare risultati grandemente attesi dal mondo agricolo.LATTE3

“L’Italia -ha sostenuto il presidente della Cia- deve prima di tutto puntare sui formaggi a denominazione di origine che oggi hanno fatturato oltre 4 miliardi di euro, di cui ben 1,5 realizzati sui mercati esteri. Il pacchetto latte integrato nel Regolamento Ue 1308/2013, permette, come richiesto dalle organizzazioni, la programmazione delle produzioni da parte dei Consorzi. Ma -ha aggiunto Scanavino- sono necessarie strategie aggressive che guardino ai mercati in espansione e siano sostenute da efficaci campagne di promozione ed educazione alimentare”.

Attualmente su una quarantina di prodotti Dop e Igp, il fatturato è concentrato principalmente su Parmigiano Reggiano e Grana che rappresentano in valore più dell’80 per cento dell’intero settore. Anche per il latte fresco e i prodotti caseari non a denominazione è necessario avviare una nuova stagione di relazioni inter-, professionali che sfoci in uno strumento efficace ed autorevole -come previsto dalla regolamentazione comunitaria e già esistente in altri Paesi- che abbia la forza di regolamentare il mercato e favorire buone pratiche contrattuali. Il rafforzamento della filiera necessita anche di un forte potenziamento dell’aggregazione del prodotto con la creazione o lo sviluppo di organizzazioni di produttori di dimensioni adeguate e di progetti commerciali efficaci, promossi e controllati dagli allevatori.

“La nuova programmazione dello sviluppo rurale rappresenta -ha proseguito il presidente della Cia- un’opportunità da non perdere per avviare programmi di innovazione e investimenti. Questa però deve essere anche l’occasione per sviluppare efficaci sistemi di gestione del rischio e stabilizzazione dei redditi”.

Un occasione per dare delle risposte al comparto bovino in previsione dell’abolizione delle quote latte fissata per il primo aprile del 2015?

Adelfia Franchi

Matteo Renzi, fra jobs act, lacrime, cerette, analisi del sangue e, goleador…

Piangeva la Fornero, piange Livia Turco, se la ride la Moretti con la ceretta…MATTEO e SILVIO HANNO UNA PASSIONE COMUNE CHE SI CHIAMA CALCIO… E, NOI?LIVIA TURCO

Non abbiamo più sangue neanche per farci le analisi del sangue…Grosso risparmio per il nostro sistema sanitario.Il nostro Premier può stare tranquillo, può continuare a togliere il velo alla bellezza alle donne di sinistra.Nel PC, nei tempi rottamati bisognava mortificare la femminilità, nascondere, sembrare dei maschi…altrimenti niente carriera.Poi è arrivato Berlusconi, la bellezza è fiorita in politica…se  è un demerito a destra, perchè ora è diventato un merito a sinistra?

Nel frattempo la Camera dei Deputati ha approvato la riforma del lavoro (Jobs Act) e l’Unione Europea ha dato il via libera alla legge di stabilità.

Le due leggi vanno lette assieme, si sorreggono reciprocamente, con l’obiettivo principale di creare nuovi posti di lavoro, possibilmente a tempo indeterminato: l’eliminazione dell’IRAP dalla componente lavoro, il nuovo contratto a tutele crescenti, l’abrogazione di molti contratti atipici, l’assunzione a tempo indeterminato di 148.000 precari della scuola vincitori di concorso, l’azzeramento per 3 anni dei contributi a carico del datore di lavoro per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, la sostituzione della cassa integrazione in deroga con maggiore attenzione per i disoccupati e il loro reinserimento nel lavoro, la scelta di escludere gli investimenti dal patto di stabilità europeo, fanno parte di un unico filo conduttore, alla ricerca, tenace e determinata, di rompere la coltre di pessimismo e insicurezza che pervade la società italiana.

A mio avviso si possono avere perplessità od anche contrarietà su singoli punti delle leggi, ma il disegno complessivo è chiaro, coraggioso, condivisibile, e, soprattutto, dobbiamo essere consapevoli che questa è l’ultima occasione per il nostro Paese di ripartire ed agganciare l’Europa.Ma non è tutto oro ciò che riluce.

Adelfia Franchi

Romania: il” tedesco ” Klaus IOHANNIS è il nuovo Presidente

Klaus Iohannis, leader liberale, è famoso per la gestione  “mani pulite” che ha caratterizzato l’amministrazione della città di Sibiu. Il sindaco di Sibiu, rappresentante della minoranza tedesca in Romania, è il nuovo presidente del Paese. Una vittoria a sorpresa(ma non troppo, visto la simpatia di  Angela Merkel nei suoi confronti), dopo che anche i sondaggi degli ultimi giorni davano per vincente il premier socialdemocratico Victor Ponta, affossato dal caso del voto “negato” alla diaspora.

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Confesercenti: di nuovo allarme suicidio imprenditore ucciso dalla crisi

Deciso di farla finita sopraffatto dai mancati pagamenti, dai debiti che si stavano accumulando senza avere colpe, dall’incubo di non riuscire a pagare gli operai rimasti.

l’uomo,  è partito da casa come ogni mattina per recarsi in azienda – situata a Ponte Pattoli di Perugia ,è stato trovato senza vita all’interno del suo capannone dai suoi dipendenti che sono entrati al lavoro poco dopo le otto. L’impresa, da quanto si apprende, sembra si occupasse di lavorazione del ferro. In troppi non lo pagavano, troppe commesse portate a termine e nessuno che mette mano al portafogli! L’ imprenditore  48 anni, padre di tre figli, si è suicidato impiccandosi. L’impresa, da quanto si apprende, sembra si occupasse di lavorazione del ferro.

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Moneta Complementare

 Del significato di una MONETA COMPLEMENTARE   __________________________________________________________di Andrea CAVALLERI 

Ormai è chiaro a tutti che in relazione alle crisi economiche e ai problemi dello sviluppo e dell’occupazione, la moneta è questione centrale.

Tuttavia questa urgenza non deve portare all’affanno, affastellando proposte che scadano nel dilettantismo velleitario, utopistico o confusionario, ma deve essere sostenuta da una realistica comprensione dell’azione di una moneta nell’economia. Queste brevi note a guisa di linee guida, vogliono essere dei punti fermi che aiutino a formulare e a valutare le proposte di moneta complementare, in modo che possano avere chance di successo.

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Welfare-salute-economia: qualcosa si muove

Fondo non autosufficienza, via il taglio. Il governo lo porta a 400 milioni

Il sottosegretario Delrio riceve a Palazzo Chigi il Comitato 16 Novembre dopo il presidio al ministero dell’Economia, in contemporanea Fand e Fish vedono il ministro Poletti. Prima l’impegno del governo a riportare il fondo a 350 milioni, poi altri 50. Il Fondo torna ai livelli più alti di sempre

Disabili,  bloccano il traffico. Ma dal ministero nessuna risposta

ROMA – Il taglio di cento milioni al Fondo per la non autosufficienza sarà eliminato e per l’anno 2015 le risorse del Fondo non solo saranno riportate a quota 350 milioni ma arriveranno a 400 milioni, 50 in più rispetto alla cifra stanziata lo scorso anno. L’impegno è del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che ha ricevuto a Palazzo Chigi una delegazione del Comitato 16 Novembre, impegnato fin dalla prima mattina in un presidio di protesta davanti al ministero dell’Economia, in via XX Settembre a Roma. Un presidio che in primo momento era continuato anche dopo l’incontro – che si era concluso con l’impegno del governo a riportarlo a 350 milioni – e che poi nel pomeriggio è stato definitivamente sciolto dopo l’ulteriore comunicazione di Delrio che ha concesso la disponibilità di ulteriori 50 milioni.

 Contemporaneamente all’incontro Delrio – Comitato 16 novembre, le due principali federazioni delle persone con disabilità, la Fand e la Fish, sono state ricevute al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali da Giuliano Poletti. Un colloquio che si è prolungato per circa due ore – molto di più della mezzora del colloquio di Delrio – e nel corso del quale anche dal titolare del dicastero del Welfare era arrivata in un primo tempo solo la rassicurazione di riportare il Fondo a quota 350 milioni. Cifra che non aveva soddisfatto le due federazioni, che avevano subito chiesto un ulteriore sforzo, così che fosse concesso un effettivo aumento del Fondo rispetto alla cifra stanziata lo scorso anno. Richiesta che è stata accolta subito dopo l’incontro e che è stata poi comunicata agli esponenti delle varie associazioni coinvolte.

Il presidente della Fish, riassume così l’incontro: “Insieme al ministro Poletti, in costante contatto con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, abbiamo individuato un’ulteriore somma da destinare ad incrementare il fondo per la non autosufficienza, che non è riportato a quota 350 milioni ma cresce fino a 400 milioni”. “Abbiamo chiesto – continua – una particolare attenzione alle politiche della disabilità, che partano dal fondo non autosufficienza ma che prendano in considerazione anche gli altri fondi, come quello per le politiche sociali o quello per l’inserimento lavorativo delle persone disabili”. Dal governo è arrivato per Falabella un chiaro impegno a “rivisitare le linee di intervento governative” che hanno caratterizzato la prima versione della legge di stabilità, per reperire fondi e riorganizzare le politiche mirate: l’aumento del Fondo non autosufficienza potrebbe essere il preludio ad un incremento anche dei fondi di altre partite sociali. “Oggi è l’inizio di un confronto con il governo intero: con una programmazione strutturata che sia degna di questo nome puntiamo a non arrivare alla prossima legge di stabilità nelle stesse condizioni che hanno caratterizzato questi anni: non vogliamo colpi di reni ma una programmazione seria”.

Dopo sette ore  di trattative, dunque, la giornata si chiude con un aumento netto del Fondo per la non autosufficienza di 150 milioni di euro, passando dai 250 milioni previsti nella versione della legge di stabilità consegnata dal governo al Parlamento, ai 400 milioni che il governo si impegna ora a stanziare. La modifica, evidentemente, sarà dunque proposta con un emendamento al disegno di legge in Parlamento.

La giornata era iniziata con la protesta del Comitato 16 Novembre sotto il ministero dell’Economia, in via XX Settembre a Roma e si era distinta per le grandi critiche al premier Matteo Renzi, con tanti striscioni e slogan indirizzati al presidente del Consiglio. Sui cartelloni mostrati dai manifestanti si leggeva: “Renzi che uomo sei? Noi lottiamo con tutte le nostre forze per vivere e lei invece di darci una mano, toglie i fondi per la non autosufficienza. Vergogna!”. Convocate regioni, Fish, Fand e Comitato 16 novembre per un incontro con funzionari dei ministeri del Lavoro, della Salute e dell’Economia. In discussione i tagli previsti dalla legge di stabilità. Lamanna: “Tolgono 100 milioni a disabili, ma ne danno 50 a ludopatie!”Sull’altro fronte Fand e Fish si preparavano ad essere ricevute, nel pomeriggio, dal ministro Poletti, che aveva convocato al ministero del Welfare anche il Comitato 16 Novembre. Che però aveva declinato l’invito argomentando che per una reale decisione politica non bastava un confronto con il solo ministero del Welfare ma dovevano essere coinvolti anche il ministero dell’Economia e quello della Salute, se non direttamente Palazzo Chigi. In ogni caso c’era concordanza di vedute: tutte le associazioni chiedevano un aumento consistente del Fondo non autosufficienza, per portarlo a quota un miliardo.

Poco prima delle due del pomeriggio  convocato a Palazzo Chigi dal sottosegretario Delrio, il comitato 16 Novembre, all’uscita fa sapere che “Delrio si è preso l’impegno a ripristinare il fondo a 350 milioni: non siamo soddisfatti e gli abbiamo chiesto di aumentarlo ulteriormente. Ci ha risposto che ci sarà sapere”. “Finalmente però –  – il lavoro dei tre ministeri (Welfare, Salute ed Economia) in merito al fondo non autosufficienza sarà monitorato dalla presidenza del Consiglio e questa è una buona notizia: l’obiettivo è arrivare alla relazione di un piano che porti gradualmente all’aumento del Fondo”. In ogni caso il presidio davanti al ministero dell’Economia, ha aggiunto, “va avanti fino a quando non avremo certezza dell’aumento del Fondo. Noi chiediamo un miliardo, ma sono sempre possibili delle mediazioni…”. Mediazioni che, anche grazie ai paralleli confronti fra Poletti da un lato e Fand e Fish dall’altro, hanno portato alla decisione di portare la dotazione del Fondo non autosufficienza per il 2015 a 400 milioni di euro. E’ una cifra che eguaglia il record degli anni 2008, 2009 e 2010, quando il Fondo arrivò proprio a 400 milioni annui (nel 2007 erano stati 300 milioni) prima di essere completamente azzerato nel 2011 e 2012 ed essere poi ripristinato a quota 275 milioni nel 2013 e a quota 350 milioni nel 2014.

Adelfia Franchi

Cia: la crisi impoverisce le famiglie

Istat: la crisi impoverisce le famiglie, al Sud il 77% riduce quantità e qualità del cibo acquistato

La Cia in merito ai dati su reddito e condizioni di vita degli italiani nel 2013: la situazione economica del Paese è molto difficile, soprattutto nel Mezzogiorno dove l’incidenza della povertà è sempre più alta. Nell’ultimo anno sono saliti a oltre 4 milioni gli italiani costretti a chiedere aiuti alimentari.          

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Operai in corteo caricati dalla polizia: Renzi-ALFANO, giocano a scarica barile

Sono settimane che la storia dell’ acciaieria di Terni va avanti, i lavoratori  chiedono di essere ascoltati, l’ultimo tentativo con Renzi, lo hanno fatto sabato a Firenze.Mentre tutti erano riuniti nel salotto buono del Premier,gli operai hanno lucidato gli scarponi anti-infortunistica, indossato la tuta pulita per non sporcare i divanetti della Leopolda; sicuramente il 25 ottobre Renzi aveva troppo da fare, troppi ospiti

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Questa è un’Europa triste e senz’anima

Tutti gli errori della costruzione europea secondo Alain De Benoist. Il famoso giornalista e pensatore francese è arrivato venerdì a Chiavenna, ospite del circolo culturale La Torre che gli ha conferito il Premio Nietzsche giunto alla quarta edizione.

Di fronte ad una platea attenta, De Benoist ha spiegato cosa secondo lui non funziona nell’idea di Europa che stiamo costruendo. Proprio l’Europa e il suo destino è stato il tema scelto quest’anno per la tavola rotonda tenutasi a palazzo Salis: «La globalizzazione è lo stadio supremo dell’espansione capitalista.

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La vita oltre l’€uro

UN LIBRO PER USCIRE DALL’EURO ? Possiamo uscire dall’euro? Se si, come? Cosa succede all’economia Ialiana se torniamo alla cara vecchia lira? Queste solo alcune delle tante domande fatte dal Direttore del quotidiano il “Giorno” ad un imprenditore di successo, con il contributo di un’ospite d’eccellenza: il Prof. Paolo Savona.

 Il 15 Ottobre a Roma presso la Sala Stampa Estera si è tenuta la presentazione del libro LA VITA OLTRE L’EURO –  Rubettino Editore.

Una vivace conversazione a cura del Direttore del “Giorno” Giancarlo Mazzuca tradotta in un’intervista all’imprenditore milanese Ernesto Preatoni che tenta di rispondere ad alcune domande chiave relative l’attuale situazione economica europea.

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